Le luci si spengono. La quiete prende il posto degli ultimi mormorii. Sul palco rimane l’intensità della magia. Non resta che smontare il tutto, ora che le energie sarebbero ancora pronte per iniziare nuovamente! Ma il bello delle storie è che durano il tempo di essere raccontate.
I tempi del teatro sono tempi lunghi, di gestazione e di parto. Un parto corale, come per le donne di certe tribù indigene che, raccolte intorno alla capanna della luna, condividono l’esperienza dal primo concepimento fino alla nascita.
Fare teatro non significa soltanto salire sul palco e recitare.
La parte invisibile è necessaria in qualsiasi produzione. Non esiste teatro senza l’aiuto di tante e tante persone che all’unisono, permettono che la magia si realizzi. Allora il lavoro di falegnami, fabbri, carpentieri, scenografi, fotografi, scultori, sarte, costumiste che da un semplice bozzetto realizzano l'intero allestimento scenico sono il cuore di ciò che si vedrà in scena.
E’ la condivisione della stessa visione estetica. Sublime, la sintonia che si raggiunge!
Per lavorare allo spettacolo ci siamo chiesti innanzitutto quale fossero i nostri “spiriti”, quei fantasmi che ci portiamo dentro per via della nostra storia, legami che rimangono come presenze inafferrabili anche se molto forti. Ogni componente del gruppo ha dato le sue suggestioni, tutti, anche chi si è occupato della scenografia o delle immagini.
Una poetica, quella del lavoro in gruppo, che caratterizza la nostra esperienza sin dall’inizio del nostro viaggio. Gli spettacoli non sono più di chi li ha pensati e scritti ma di chi ci ha dedicato quel pizzico di fantasia e di cuore. Allora il nostro gruppo non è più solo un gruppo di teatranti. Facciamo parte di una confraternita di amici che si esprimono attraverso la parte più autentica di sé. Quella del corpo, prima ancora della parola. Perché è così che ci siamo conosciuti. Sul ritmo sincopato di un training di tamburi, mentre i nostri corpi si lanciavano nello spazio e le voci andavano dietro rincorrendosi. Prima ancora di sapere chi eravamo, quale fosse la nostra storia, il nostro lavoro, sapevamo qual era il nostro odore, il nostro respiro, ciò che ci emoziona, ciò che ci fa infuriare, ciò che ci spaventa …
Da lì, da quel 2003, abbiamo iniziato a condividere storie. Così nascono le nostre narrazioni, dalle proposte di tutti, nella consapevolezza che se non ci fossero Raffaella, Claudio, Nicoletta, Angelo, Stefania, Beatrice, Albertino, Maurena, Elena, Gaia, Gaetano, i risultati sarebbero stati diversi.
“Spiriti” è stato un lavoro lento, artigianale, da attori-poeti, con un approccio fortemente formativo, prima ancora che performativo. E’ per questo che ringrazio tutti, tutti quanti con passione e gioia!