Prima del dicembre 2010, il mondo dei 350 milioni di arabi sembrava immune al virus democratico che aveva infettato la maggior parte del Pianeta Terra nel 20esimo secolo.
La forma di governo era indifferente, monarchie e repubbliche dei 19 Stati con la maggioranza di cittadini che parlano arabo avevano adottato costituzioni patinate poco convincenti, dove parlamenti accondiscendenti rimettevano il potere nelle mani di alcune famiglie o partiti dominati da stretti clan.
L’arrivo della Primavera Araba portò nelle strade delle capitali di Egitto, Tunisia, Libia, Yemen, Siria e Bahrain orde di cittadini piuttosto che sudditi che chiedevano riforme.
La terra araba sobbalzava e il vento del cambiamento sembrava spazzare via l’immobile architettura istituzionale di decenni.
Crollarono sotto i colpi delle proteste Zine El – Abidine Ben Ali in Tunisia , Hosni Mubarak in Egitto e Moummar Gheddafi in Libia pagò con la vita i 40 anni di regno. In Siria, Bashar Al – Assad è ancora seduto sulla sua sedia dopo 3 anni di dura guerra civile che sono costati la vita di 135.000 persone e la rovina della maggior parte delle città siriane. In Yemen, pochi morti nel gennaio 2011 produssero riforme.
Le sommosse del mondo arabo sembravano essere talmente ben orchestrate come se alle spalle fosse presente un maestro nascosto a dirigere questa sinfonia di protesta.
Questi giorni di speranza sono passati e l’umore nel mondo arabo è di nuovo cupo. Qualcuno mormora amaramente che la primavera araba è diventata un inverno islamico.
La tabella sottostante analizza i 19 paesi arabi sotto la lente d’ingrandimento di alcuni parametri democratici.
- Monarchia o Repubblica
- Elezioni del Capo dello Stato e Assemblea legislativa se sono eletti o non eletti
- Nuove costituzioni promulgate e violenza politica dispiegata dal 2010, anno d’inizio della primavera araba.
NB: ovviamente V rappresenta il SI e la X rappresenta il NO.
La classifica comincia dallo Stato più immune al virus democratico e si conclude con quello più contagiato.
Le tre monarchie dell’Arabia saudita, Oman e Qatar si aggiudicano il podio dell’immunità democratica. I fanalini di coda sono coloro che hanno subito l’urto delle primavere arabe, Tunisia, Egitto e Libia. La tabella evidenzia come la penetrazione democratica sembra essere ancor lontana dal divenire effettiva.
Presi tutti insieme, i 19 paesi arabi possiedono il 46% di tutte le riserve di petrolio del Pianeta Terra. L’industria araba del petrolio produce circa 740 miliardi di dollari all’anno e circa un terzo, 240 miliardi sono destinati ai sussidi energetici per i consumatori arabi Fonte FMI).
Il piccolo emirato del Qatar ha un reddito medio per persona di 700.000 dollari, il più alto del mondo. In generale il reddito medio pro – capite degli Stati arabi del golfo Persico è 50 volte superiore a quelli di Yemen, Sudan e Mauritania.
Una ricchezza maldistribuita che potrebbe portare questo pezzo di mondo ancora una volta sull’orlo di una crisi di nervi.