Magazine Cultura
Una breve premessa: questo post nasce grazie ad una conversazione avuta con un caro amico che presto avrete modo di conoscere in altri lidi. Non è tutta farina del mio sacco, anche se in parte si tratta di ragionamenti che mi pongo ormai troppo spesso, e voglio ringraziarlo per avere la capacità di farmi vedere le cose da ottiche diverse e di sapermi mettere in discussione, sempre nel buonsenso e nel rispetto reciproco. Grazie Mick!
Qualche giorno fa ho pubblicato un articolo in cui trattavo il problema (sì, perché è un fottuto problema) della guerra fra cartaceo e ebook. Il post in questione ha raggiunto livelli impensati, diventando in solo una settimana il post più visitato di questo blog. Allora, visto che le visite e il gradimento di chi legge è quello che in fondo conta davvero, voglio riprendere quel discorso. Però da un diverso punto di vista… Partendo dal presupposto che, chiunque abbia ragione, non è questo il punto, vorrei spendere un paio di parole sul mondo digitale.
La nostra era è considerata dai molti la più prolifica a livello tecnologico, e i risultati li vediamo ogni giorno: telefoni cellulari, tablet, pc che ormai fanno di tutto e di più. Scarichiamo film dalla rete come fossero bigliettini pescati dalla cesta, senza considerare la musica che grazie ai formati digitali ha subito un processo di divulgazione incredibile e, credo, ormai difficilmente arginabile. Ok, siamo un popolo di geni, di architetti elettronici, che si diverte a giocare con le regole del mondo e piegarle al proprio volere… Piegarle? Siamo davvero sicuri? Io penso che anche se non ce ne rendiamo conto, siamo schiavi, succubi di un progresso che non ci appartiene. Tanto per citare un film molto famoso, "Le macchine domineranno…". Abbiamo una soglia di progresso inarrestabile, che ogni giorno sforna nuovi e simpatici giocattoli con cui concupire le menti assoggettate dei più, rinchiudendoli dentro un mondo fittizio fatto di pixel e processori. Ma quanto controllo abbiamo su tutto questo? Saremmo in grado di sopravvivere senza? Vedo persone drogate di facebook, twittare come pazzi credendo che quello sia l'unico modo giusto di vivere. Ormai non si scrivono più lettere, si mandano sms, abbreviati, scritti in una lingua contorta e oscena, e mi chiedo, perché? È vero, abbiamo hard disk sempre più grandi, sempre più ricolmi di ogni genere di file, senza però porci un problema fondamentale: come salvaguardare tutte queste informazioni? Dipendiamo dalla corrente elettrica, per tutto ormai, e senza non avremmo più nulla. Questo non è progresso, anzi. Siamo di fronte alla più grande e immensa beffa che l'essere umano poteva crearsi. Un vincolo che non può durare, non con la mentalità che pervade tutti. È come dare una bomba atomica ad un ragazzino di dieci anni: l'unica cosa che potrà fare sarà usarla male. Molto male… È vero, difendo l'ebook e tutto quello che comporta. Però dall'altro lato mi rendo conto che se si facesse affidamento solo su quello, sarebbe un errore madornale perché non abbiamo la capacità di preservare il digitale, non come potremmo fare con i libri di carta, anche quelli peraltro ormai con una durata vitale troppo breve, e se accadesse qualcosa d'irreparabile ci ritroveremmo tutti col culo per terra. Non parlo solo della narrativa, di quel mondo di storie che tanto ci piace leggere. Quello che mi preoccupa sono le conoscenze, i traguardi che abbiamo raggiunto nella comprensione di ciò che ci circonda. Quanti di voi sanno riconoscere un albero da un altro? Quanti sanno come si coltiva una pianta di pomodori? Ora, non voglio certo fare il moralista. Anzi, sono il primo ad inserirmi in questa lista, visto che con la tecnologia ci vado a braccetto, ne sono attratto e ormai farei fatica a immaginarmi senza una consolle o un cellulare. Ma sono anche in grado di godermi un bosco, di saper, seppur poco e in maniera approssimativa, riconoscere una pianta e di come, nel caso sia commestibile, cucinarla e usarla per sostenermi. Siamo sfasati con il mondo reale, crediamo di aver conquistato molto, e per certi versi è anche vero, ma non è tutto oro ciò che luccica. Non possiamo permetterci la superbia di dire "va bene così" perché non è vero, non va bene. Sì, abbiamo fatto tanto, ma è come se avessimo dimenticato un pezzo da qualche parte. Ci ritroviamo con un giocattolo bellissimo, che potrebbe darci tanto, ma non abbiamo le istruzioni per usarlo nel modo giusto. E questo, scusatemi, non può essere accettato e basta. Non si deve rimanere nella convinzione in cui, visto che abbiamo inventato il cellulare, ci si debba fermare a quello. Bisogna equilibrarsi, capendo come usare il cellulare, oltre che ad inviare messaggini. l'umanità dovrebbe rendersi conto di quello che ha tra le mani e ragionare di conseguenza. Non serve a nulla costruire processori o intelligenze artificiali sempre più complesse o progredite, se poi non abbiamo gli strumenti per preservarle e portarle con noi nel cammino che ci troviamo a percorrere. Se le cose rimanessero così, a questo stadio, allora è tempo perso, sprecato in semplici passatempi che appena creati sono già destinati a finire. L'evoluzione non è questo.
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