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Dignita’ e persona

Da Oichebelcastello

DIGNITA' E PERSONA

“L’inverno volgeva alla fine, il capo branco dei lupi in cima a tutti procedeva in testa rassicurava i giovani dicendogli che presto sarebbe arrivata la primavera. Ma a un certo punto un giovane lupo decise di fermarsi, disse che ne aveva abbastanza del freddo e della fame e che sarebbe andato a stare con gli uomini, la cosa importante secondo lui era di restare vivo, così il giovane si fece catturare e con il passare del tempo dimenticò di essere mai stato un lupo. Un giorno di molti anni dopo, mentre accompagnava il suo padrone a caccia lui corse servile a raccogliere la preda. Si rese conto che la preda era il vecchio capo-branco. Divenne muto per la vergogna, ma il vecchio parlò e gli disse così :
- io muoio felice perché ho vissuto la mia vita da lupo, tu invece non appartieni più al mondo dei lupi e non appartieni nemmeno al mondo degli uomini, la fame viene e scompare, ma la dignità una volta persa non torna mai più.”
Inizio il post con questa novella per riflettere su una parola non tanto comune.
L’umanità ne fa ricorso più volte , sempre quando ci sono situazioni non “degne” , ma la casistica è molto ampia.
Le origini di questa parola le troviamo nel vocabolario italiano:
“nobiltà morale che deriva all’uomo dalla sua natura, dalle sue qualità, e insieme rispetto che egli ha di sé e suscita negli altri in virtù di tale sua condizione: comportarsi con dignità; una persona priva di dignità; difendere la propria dignità | decoro, rispettabilità: la dignità di un’istituzione” |
In epoca pre-cristiana dignità era concetto connesso al “ruolo” di una persona. Nelle civitas romane di era repubblicana dignitas denota il rango sociale. Scopo nella vita diventa spesso accrescimento della dignitas (F. Bartolomei – La dignità umana)
Ecco che Kant recita : “Ma l’uomo considerato come persona è elevato al di sopra di ogni prezzo, perché come tale egli deve essere riguardato non come mezzo per raggiungere i fini degli altri e nemmeno i suoi propri, ma come un fine in sé; vale a dire egli possiede una dignità (un valore interiore assoluto), per mezzo della quale costringe al rispetto di se stesso tutte le altre creature ragionevoli del mondo ed è questa dignità che gli permette di misurarsi con ognuna di loro e di stimarsi loro uguale”
e ancora :
“La moralità, come condizione di questa autonomia legislativa, è dunque la condizione della Dignità dell’uomo e moralità e umanità sono le sole cose che non hanno prezzo”
il tutto confermato da Bartolomei.
In rete il blog http://marciadelladignita.blogspot.it/2013/11/sulla-umana-dignita-di-mario-tiberi.html
e Tiberi blog racconta di aver partecipato alla marcia della dignità a Perugia e dopo ha fatto delle considerazioni come me sulla parola dignità che terminano con queste affermazioni:
“Dove non vi è il rispetto totale del principio morale e giuridico che “la legge è uguale per tutti”, là non vi è dignità. Dove non vi è guida etica nel governo dei negozi pubblici, là non vi può essere dignità. Quando, invece, il debole e l’oppresso sono difesi, sostenuti, carezzati con amore e dedizione, lì vi è dignità. Quando, invece, la donna nella pienezza del suo essere femmina è tutelata, salvaguardata e protetta, soprattutto nel momento in cui è disgraziatamente divenuta oggetto di infamanti violenze sia fisiche che psichiche, lì vi è dignità. Quando, invece, a un popolo è riconosciuto il pieno diritto alla sua autodeterminazione, lì vi è dignità.
Riassumendo: non vi è legge dell’universo che non possa essere modificata dall’esercizio delle ragioni dell’intelletto ed anche da quelle del cuore; non vi è legge dei potenti che non possa essere sovvertita dal giusto desiderio dei popoli di vivere in pace, benessere, giustizia e libertà e pace, benessere, giustizia e libertà altro non sono se non i valori fondanti della umana DIGNITA’.”

Poi Carlo Crosato, L’uguale dignità degli uomini. Per una riconsiderazione del fondamento di una politica morale, ed. Cittadella, Assisi 2013
“In Italia la Costituzione garantisce la libertà in diverse forme : il diritto alla libertà della persona fisica, di domicilio, di circolazione, di pensiero, a riunirsi pacificamente, diritto di riunione e di associazione, di religione.
Non ci sono più gli schiavi che erano trattati non come esseri umani, ma come bestie.
La libertà vera è quella dal bisogno e l’uomo veramente libero in tutta la sua dignità è quello affrancato da ogni forma di indigenza.
Vi sono parecchi pensionati che possono contare su un reddito di poche centinaia di euro, ma non per questo abdicano alla loro dignità e cercano di tirare avanti senza chiedere niente a nessuno. Sono, in effetti, quelli che più meritano il nostro rispetto ed il nostro aiuto.
Oggi, in un mondo che ha perduto, quasi tutti i valori, che non conosce più sentimenti, dove domina la violenza più brutale, come possiamo vedere quotidianamente sfogliando le pagine di un giornale o guardando le immagini del nostro televisore, ancora troppi sono privati della libertà. E’ tutelata la libertà di stampa e di espressione del pensiero con ogni mezzo di diffusione, ma a questo proposito dobbiamo chiederci quante persone senza scrupoli e senza una deontologia professionale violano, in suo nome, la personale “riservatezza” cui tutti hanno diritto.
Senza dire che molti, dimenticando ogni codice morale, e si avvalgono della libertà di stampa per eccitare e risvegliare quegli istinti più bassi che sussistono nell’uomo  mettendo sotto l’occhio smaliziato dello spettatore o del lettore racconti di fatti e notizie che spingono all’emulazione.
Saper discernere il bene dal male: questa è la vera libertà che dà dignità all’uomo, quella che non nuoce agli altri.
Qualunque attività umana, dalla più umile alla più impegnativa, da quella di operatore ecologico a quella del professionista, da quella del ciabattino a quella, per esempio, dello stilista di moda e dell’artista, deve essere svolta con dignità, cioè rispettando certi valori, che oggi stanno diventando, purtroppo sempre più rari. L’individuo ha bisogno di provare certe sensazioni, come quella di aver compiuto dovere nei confronti della società, di aver assolto ai suoi compiti, altrimenti la sua vita si trasforma in un succedersi di giorni che, invece di esaltarlo, gli trasmettono un senso d’insoddisfazione, d’inutilità, di vuoto dentro l’anima.”
C’è lo spot di Amnesty international “IO PRETENDO DIGNITA’” e anche un blog della Chiesa Cattolica che descrive con dovizia storica la dignità della persona umana con dettagliate informazioni inerenti la bioetica internazionale.
Voglio citare : http://lostileliberomak.blogspot.it/2013/12/illavoratore-modello-e-un-uomo.html
un blog provocatorio, ma non meno efficace nei contenuti che afferma :
“La dignità del lavoratore è direttamente proporzionale al suo potere d’acquisto”.
Con un precisa cronistoria delle parole e con riferimenti a Musil (scrittore austriaco del primo 900) “questo adora il denaro, l’ordine, la scienza, il calcolare, il misurare e il pesare, ossia in fin dei conti lo spirito del denaro e dei suoi affini, e nello stesso tempo lo deplora. Mentre durante le ore di lavoro martella e conteggia, e fuori di quelle si comporta come un’orda di bambini, sbalestrata di eccesso in eccesso dall’incalzante problema: e ora cosa facciamo”. Frantumare la totalità e con essa l’uomo è infatti solo l’ultima “furbata” per rendere la vita meno faticosa e più “semplice” (nel tedesco la parola “schlecht” (cattivo) è prossima a “schlicht” (semplice)).
La vita sembra così acquistare un valore solo se il “prezzo” le viene riconosciuto da qualcuno disposto a pagarlo. Un “prezzo” che sembra poter essere saldato esclusivamente col lavoro.
All’autonomia dell’homo faber preindustriale, che poteva racchiudere la propria attività manuale nel prodotto finito, abbiamo sostituito l’alienato lavoratore “qualificato” che, da solo, non sa fare quasi nulla.” Ho scritto qualcosa di simile in un recente post sul lavoro.
Arrivo a concludere che la dignità è un valore fondante e dovrebbe essere come per certe auto una “dotazione di base” e non un optional. Ci sono persone che abbandonano la dignità e i motivi sono diversi, il lupo della novella, ha scelto lui di andare a mangiare pasti caldi perdendo l’identità di branco, la dignità, insomma .. tutto. Le persone che abbandonano la dignità o costrette ad abbandonarla non devono essere identificate con quelle che hanno perso il lavoro.
Aggiungo, chi la dignità ce l’ha ancora potrebbe aiutare coloro che la stanno perdendo, del resto i lupi pur essendo nel branco del fuggitivo non potevano soccorrere chi aveva fame e andava a farsi incatenare dall’uomo o impedirgli di farlo, mentre siamo… PERSONE.


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