Giovedì mi sono beccata un cazziatone dal mio nazi-amico giornalista perché nel post sull’aperitivo mi è sfuggito un “pre-dinner” al posto di “pre-cena“. Cazziatone in privato e frecciatine in pubblico (maledetto). Effettivamente gli inglesismi ci stanno uccidendo, un po’ perché lì infiliamo laddove in realtà esistono delle parole italiane in grado di esprimere lo stesso concetto, un po’ perché talmente abituati ad utilizzare l’inglese che ci ritroviamo a faticare per trovare il corrispettivo nostrano. Tra l’altro accade spesso che chi abusa di questi termini “stranieri” non conosca assolutamente la lingua in questione. E, se da una parte tutto questo palleggiare da inglese a italiano sembra un’ottima didattica per sembrare bilingue, all’atto pratico crea un sacco di confusione (ed alimenta l’ignoranza).
Se la petizione lanciata da Annamaria Testa per limitare l’uso dei forestierismi da parte di Media, Governo ed Istituzioni, sembra essere stata accolta dall’Accademia della Crusca, nelle sotto culture metropolitane (e di paese) e soprattutto in rete piovono ancora inglesismi a secchiate. Il motivo è facilmente intuibile: l’inglese fa più figo. Ma certe volte è anche più rapido, condensando in una sola parola quello che noi sbrodoliamo in 3. Dopotutto siamo nati nello stivale, parlare tanto e velocemente e gesticolare sono i nostri tratti distintivi per antonomasia. E’ giusto quindi preservarli. Senza cadere nell’esagerazione (computer, kitsch, festival e smartphone si possono utilizzare senza problemi), evitando però di usare una parola inglese ogni 3 in italiano. (E viceversa) Tipo: “Piacere, mi chiamo Giovanni, ho preso un degree in fashion design ma attualmente mi occupo di retail per un luxury brand toscano“. Che hai detto? “Che sono laureato in stilismo della moda ma in realtà mi occupo dei negozi di vendita al dettaglio di un marchio di lusso toscano“. Ah, ecco…
Libreriamo ha individuato 50 parole inglesi molto usate che sono facilissime da sostituire con l’italiano (su alcune sono d’accordo, su altre anche no…insomma, dopotutto l’Europa è unita, e che l’HOTEL è un ALBERGO lo sappiamo tutti, no?). Basta pensarci 5 secondi in più.
ABSTRACT = RIASSUNTO
APPEAL = ATTRAZIONE
AUDIENCE = PUBBLICO
BACKSTAGE = DIETRO LE QUINTE
BIG = GRANDE
BOSS = CAPO
BRAND = MARCA
BREAK = PAUSA
BUSINESS = AFFARI
BUYER = COMPRATORE
CASH = CONTANTI
COACH = ALLENATORE
CONCEPT = IDEA
COMMUNITY = COMUNITA’
COPYRIGHT = DIRITTO D’AUTORE
DEVICE = DISPOSITIVO
DISPLAY = SCHERMO
DRESS CODE = REGOLE D’ABBIGLIAMENTO
FASHION = MODA
FLOP = FIASCO
FITNESS = ALLENAMENTO
FOOD = CIBO
GOSSIP = PETTEGOLEZZO
HOTEL = ALBERGO
JOBS ACT = LEGGE SUL LAVORO
LIGHT = LEGGERO
LOOK = ASPETTO
MAIL = POSTA
MAKE UP = TRUCCO
MASTER = SPECIALIZZAZIONE
MATCH = PARTITA
MEETING = RIUNIONE
MISSION = MISSIONE
NEWS = NOTIZIE
OPEN = APERTO
PARTNER = COMPAGNO
PARTY = FESTA
PREMIER = PRIMO MINISTRO
RELAX = RIPOSO
TREND = TENDENZA
SHOW = SPETTACOLO
SELFIE = AUTOSCATTO
SEXY = SEDUCENTE
SNACK = MERENDA
STAFF = PERSONALE
TEENAGER = ADOLESCENTE
TEAM = SQUADRA
TICKET = BIGLIETTO
WEEKEND = FINE SETTIMANA
WEB = RETE
WORKSHOP = SEMINARIO
Ma anche…
SHARE / SHARARE = CONDIVIDERE
COOL = GANZO, FIGO
HAPPENING = EVENTO
…e tutta un’altra serie di termini molto usati in ambito “MODA” dei quali avevo fornito opportune traduzioni in questa sede.
Insomma, ci ho meditato su dopo la partaccia, anche io ho questo vizio (non così accentuato però) di condire con l’inglese certe frasi, ma si può migliorare. Se ci fate caso non ho scritto nemmeno una parola straniera in questo articolo ;)
Un po’ di orgoglio nazionale, almeno dal punto di vista linguistico (perché per il resto ci sarebbe da piangere ed espatriare chiedendo il passaporto straniero), forse sarebbe il caso di re-introdurlo. Voi che dite? Ci sono altri termini stranieri che vi infastidiscono? Parliamone…