Accompagnate da un discorso polemico, pieno di rabbia e arroganza, sono finalmente arrivate le dimissioni di Ignazio Marino dalla carica di Sindaco.
Giugno 2015. Marino, dal palco della Festa de l’Unità del Parco delle Valli, annuncia che non ha intenzione di mollare il suo incarico da Sindaco di Roma , saluta con il pugno sinistro alzato e dice alla destra di vergognarsi e di “tornare nelle fogne da dove sono venuti”.
La resa e la rabbia. Le dimissioni di Ignazio Marino sono arrivate alle 19,30 di ieri sera alla fine di una giornata convulsa, ma avverte: “Presento le mie dimissioni sapendo che queste possono essere ritirate entro venti giorni”. Una frase sibillina, inquietante, pregna di un oscuro presagio, che fa temere un suo ripensamento nel caso dovesse trovare le condizioni favorevoli per una giunta alternativa.
Le dimissioni di Ignazio Marino sono state sofferte e combattute.
Ha opposto una strenua resistenza Marino, dopo giorni e mesi di polemiche, di elargizioni di bugie e gaffe, puntegggiate da situazioni quasi comiche (ma che non fanno ridere), con la finale grottesca dello scandalo delle ricevute per le cene “istituzionali” (offerte a parenti e amici, pensa un pò), che ha finito per travolgere il medico prestato alla politica.
Alla fine tutti gli erano contro, dalle potenti lobby romane alle opposizioni, dai compagni di Sel a quelli del Pd, questi ultimi i due partiti che l’hanno sempre sostenuto. Ha ceduto anche e soprattutto per le pressioni sempre più forti di Renzi e del suo partito, il Pd.
Le ultime ore, prima delle dimissioni di Ignazio Marino sono state per lui tutte un livore, rabbia e arroganza, tanto che poi si è sfogato con parole acidissime: “Se non fosse arrivata la storia degli scontrini mi avrebbero messo la cocaina nelle tasche”.
Ma, al di là dello spauracchio che possa reimpossessarsi della poltrona di Sindaco, quello che è certo è che da ieri Roma volta pagina, una nuova pagina che però è ancora tutta da scrivere e potrebbe essere disseminata da incognite e preoccupazioni.
E ora che succederà a Roma dopo le dimissioni di Ignazio Marino?
Tutta la politica sta guardando al palazzo del Campidoglio, la sede storica del potere romano, un potere ammaccato e offeso per tutto quello che è successo, a cominciare da Mafia Capitale. C’è il suo partito innanztutto, il Pd, ma ci sono anche tutti gli altri, che aspettano di vedere chi sarà il Commissario al suo posto che dovrà garantire la continuità dell’amministrazione comunale, colui che sarà accanto a Papa Francesco ad aprire la Porta Santa che darà inizio al Giubileo e chi saranno i candidati quando in primavera ci saranno le nuove elezioni romane.
E qui c’è il fatto politico molto importante: il prossimo maggio si voterà contemporaneamente per eleggere i Sindaci di Milano, Roma e Napoli e sarà un test di grandissimo valore per vedere la capacità politica dei vari partiti, ma anche la capacità di trovare uomini che si impongano all’attenzione dell’elettorato delle grandi realtà metropolitane italiane.
L’ultima volta per tutte e tre le città c’è stato un outsider: lo era Pisapia a Milano, De Magistris a Napoli e fatalmente anche Marino nel breve passaggio a Roma. Ma adesso occorrono candidati nuovi ma forti, in grado di non essere più disconosciuti, come successo all’ormai ex primo cittadino di Roma. E’ questa la grande scommessa, perchè dall’altra parte, come tutti sanno, ci sono i 5 Stelle, i quali avranno una base di partenza forte, che si sono imposti già in altre medie realtà come Parma e Livorno, ma che adesso puntano al bersaglio grosso.
Chi saranno i candidati a diventare Sindaco di Roma dopo le dimissioni di Ignazio Marino?
Si fanno nomi altisonanti. Potrebbe essere perfino lo stesso attuale Assessore alla Legalità del Comune, Alfonso Sabella, a garantire questo ruolo. Si parla del Prefetto di Roma, Franco Gabrielli, ma sembra che l’interessato abbia declinato l’invito.
Il M5S deve decidere quale uomo o donna di prestigio mettere. Si fa il nome di Alessandro Di Battista, ma anche di Roberta Lombardi o di Paola Taverna. Salvini ha già indicata come candidata della destra Giorgia Meloni. Un candidato centrista sarà sicuramente Alfio Marchini, che già siede nel Consiglio Comunale.
E poi il vero quesito è quello che proporrà il Pd. Due sono i nomi possibili, a parte quello di Raffaele Cantone, Presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione: quello dell’attuale Vicepresidente della Camera, Roberto Giachetti e quello del Ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni Silveri, questi un nome di alto profilo, ma che darebbe l’impressione di un ripiego, visto che arrivò terzo nelle primarie che consacrarono Marino Sindaco due anni e mezzo or sono.
Ma per il momento dobbiamo aspettare i fatidici venti giorni, con il fiato sospeso, affinchè le dimissioni di Ignazio Marino diventino finalmente irrevocabili.