Indossare un certo tipo di indumenti significa anche appartenere ad una determinata classe. Pensiamo alle tute blu degli operai, ai colletti bianchi dei quadri, alle magliette in cashmire delle signore bon-ton, al camice dei medici, al saio dei frati o al velo islamico, tanto per citarne qualcuno.
Ma significa anche una connotazione politica, come a suo tempo l’eskimo dei sessantottini o il giubbotto Monclèr in piuma d’oca dei sanbabilini.
Quindi il mio dilemma era cosa portare a Milano.
Già, perché non volevo assolutamente indossare il loden. In questo periodo è indice di sobrietà (?), ma non vorrei sembrare una delle tante adeguatesi a questa moda.
Di loden ne possiedo tre, comprati in varie epoche: una mantella rossa con gli alamari, l’intramontabile cappottino verde dai bottoni in cuoio ed un giaccone blu con la zip, il mio preferito perchè pratico, specie con i jeans.
Esclusi tutti e tre per le ragioni sopra riportate, di pellicce nemmeno a parlarne perché non è poi così freddo (pellicce sintetiche, ovviamente, anche se ne ho ereditata una da mia madre che conservo per ragioni sentimentali), non restava altro che rispolverare, nel vero senso della parola, essendo piuttosto datato, un vecchio giaccone in microfibra che ha visto mille battaglie…