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Cristianesimo vissuto Consigli fondamentali alle anime serie di Dom Francesco di Salles Polline, certosino.(continuazione di pag. 71) IV. L'aberrazione umana.
Quanta sapienza e bontà nell'idea di Dio! E per contro quanta follia e malvagità nella condotta dell'uomo! Avido di felicità, e di una felicità senza misura, poiché Dio lo fece per questo, l'uomo si rivolge ad ogni creatura in cui vede un piacere, stimando che questo piacere sia lo scopo della sua esistenza. Non bisogna forse avere un po' di felicità nella propria vita? va dicendo. E cerca ed a sé concede i piaceri degli occhi, degli orecchi, dell'odorato, del gusto e del tatto. E fa consistere la più sublime aspirazione della sua vita nel procurarsi i beni ed i piaceri creati nella più larga misura possibile. E stima felici coloro che possono possedere e godere, e sventurati quelli che non lo possono. Tale è il concetto mondano ed utilitario della vita. E questo concetto domina dovunque. Strano concetto della vita; duplice aberrazione.
Senza dubbio è lecito cercare la felicità: non solo è lecito, ma obbligatorio, poiché Dio lo vuole. Ma è questa una ragione per cercare questa felicità là dove non esiste, e per dare a questa felicità falsa un'importanza che non ha? Ripetiamo:
1° la felicità non si trova nel piacere creato;
2° la felicità non è la più alta aspirazione della tua vita.
Orbene, tu vai a cercare la felicità nel piacere creato, e la tua prima preoccupazione è quella di procurarti una felicità ch'è falsa. Ecco la tua duplice aberrazione.
Non credi che sia fare una grande ingiuria a Dio, il mettere le creature al medesimo livello di Lui, e comportarti come s'Egli da solo non bastasse alla tua felicità? In questo modo non fai uno strappo alla tua fede? Se credi in Dio, devi credere che egli è il tuo tutto, e che nulla è simile a Lui: e non devi porre nulla al medesimo livello di Lui, e fuori di Lui nulla deve premerti essenzialmente, e devi usare tutte le cose come di strumenti, usarne come se non ne usassi, dice S. Paolo. Alla piena luce della fede, nella calma della tua coscienza, non ti pare abominevole capovolgere il piano di Dio assegnando come fine alla tua vita quello che Lui ha stabilito come mezzo? Quest'aberrazione non è una mostruosità?
Orbene osserva che la tua aberrazione non si limita a questo. Infatti è questo piacere falso, spostato, preso nella creatura che d'ordinario tu fai passare al di sopra della gloria di Dio.
Il fatto solo di attaccarti a questo piacere fuori di Dio è già una vera perversione. Che sarà dunque quando lo preferisci a Dio? Calcola la profondità e l'estensione del disordine nella tua vita.
Tu vedi che il male ha due gradi immensi. Il primo è prendere il piacere creato come fine. Il secondo è preferire questo piacere a Dio. Conseguentemente c'è un doppio lavoro da fare. Bisogna anzitutto impedire che il piacere creato pigli il sopravvento nella tua vita: poi bisogna che ti distacchi da questo piacere, in modo da ridurlo a non essere altro che un mezzo.
Ora che cosa ho insegnato nella prima parte? A mettere Dio al primo posto, cioè, solo a sanare la parte essenziale del disordine, ad impedire che il piacere creato prenda il sopravvento sulla gloria di Dio. Si può dire che non ti ho insegnato altro nella prima parte. Un simile lavoro ti sembrò già lungo e grandioso. E tale è infatti.
Ebbene adesso comprendi che questo primo lavoro non è né il più lungo né il più arduo? Comprendi che Dio, pur occupando in te il primo posto, è ancora lontano dal possederlo completamente? Ora bisogna liberare l'anima tua da tutto quel piacere creato, a cui si è falsamente attaccata; è il suo attaccamento che bisogna spezzare. Ed è un lavoro molto arduo; perché il tuo essere tutt'intero, dalla prima delle tue facoltà sino all'ultima, è infetto dal fascino del piacere creato.
Quando avrai interamente corretta codesta parte della tua aberrazione, che nelle creature e nei loro piaceri ti fa vedere altra cosa che strumenti, allora la tua purificazione sarà completa, allora sarai cristiano crederai in Dio, la tua vita sarà fatta di rettitudine e di verità, tu vivrai.
V. Il distacco.
La prima operazione indicata nella prima parte si chiama raddrizzamento; la seconda, che ora bisogna studiare, si chiama distacco. Il raddrizzamento ha collocato Dio al primo posto, il distacco farà sì che Egli solo sarà il tuo tutto. Dio il primo, ecco il programma della prima parte della vita cristiana; Dio solo, ecco il programma della seconda parte. È a questo prezzo che sarai cristiano: quando lo sarai? Sei deciso ad esserlo?
Dio solo!... Vedi: sono solo due paroline; ma hanno una portata che tu ed io siamo totalmente incapaci di misurare. Bisogna esser giunti ad uno spogliamento completo per saper esattamente quello che vogliono dire queste due parole.
I santi in cielo lo sanno; ma le anime che pervengono a saperlo in questo mondo sono assai rare. Infatti è cosa rara il raggiungere in questa vita mortale la sommità della purificazione. Tuttavia se non possiamo dal basso misurare la distanza che ci separa dalla vetta, possiamo avere una visuale ampia abbastanza da concepirne qualche idea.
Tu credi al Vangelo, non è vero? Anch'io. Ebbene prendiamo alla lettera le parole di Nostro Signore. Non cerchiamo di sminuirle, perché sarebbe una diminuzione della nostra fede. Bisogna accettare il Vangelo tutto intero e in tutto il suo rigore; altrimenti saremo soltanto cristiani falsi, ed allora a che scopo esserlo? Se tu non ami i prodotti falsificati, perché vorresti esserne tu uno? Hai udito nel Vangelo quel detto del Salvatore: Colui che non odia suo padre e sua madre, e la moglie e i figliuoli e i fratelli e le sorelle e fin l'anima sua, non può essere mio discepolo. Ecco la sentenza di Gesù Cristo, essa è formale, assoluta, chiarissima: bisogna distaccarsi da tutto e non aderire ad altro che a lui.
Egli specifica apposta questo piacere che è il più onesto di tutti, il più utile, il più sano, il più corroborante e il più puro: il piacere della famiglia, ch'è il più abituale, il più noto, il più apprezzato dei piaceri naturali.
Lo piglia per designare con esso tutti gli altri. E dice che bisogna rinunciarvi, e che bisogna rinunciare a tutto quello che si possiede, dal piacere più basso fino all'anima tua. Ancora una volta si tratta d'un ordine formale, e non devi pensar affatto a modificare il Vangelo.
Nota bene che Nostro Signore dice che bisogna odiare, che vuol dire togliere dal cuore; toglierne gli affetti che lo dominano, che lo tiranneggiano. Bisogna togliere questi piaceri dal cuore per farli passare nella mano. Non è necessario distruggerli. Bisogna distruggere la tiranna che esercitano sul cuore. Ed è appunto ciò che significa la parola «odiare» usata dal Salvatore. Non proibisce di amare il proprio padre, la propria madre, ecc., ma proibisce che un simile amore tiranneggi il cuore; vuole che tu ti serva di detto amore come d'uno dei migliori strumenti che ti fu dato per lavorare alla gloria Sua, invece di pascertene come d'un godimento egoistico.
Ah! senza dubbio gli affetti ordinati della famiglia costituiscono un mezzo efficacissimo per l'anima che se ne vuol servire per andare a Dio. Quanti vantaggi ne traggono i genitori che vogliono educare i loro figli! Quanti vantaggi per i figli, che vogliono essere educati bene! Fintantoché i genitori e i figli si servono di questo piacere per progredire nella pratica del dovere, tutto va bene, perché è appunto questo ciò che Dio vuole. Ma quando ne abusano per la sola soddisfazione d'amarsi, dimenticando, trascurando o lasciando il loro dovere per il godimento, allora è male ed è appunto questo che Gesù Cristo condanna. Comprendi il pensiero e la parola del Salvatore? Comprendi il distacco cristiano?
Fa' lo stesso ragionamento riguardo a tutti gli altri piaceri, e imparerai come devi usarne per il dovere e non abusarne per la tua soddisfazione.
VI. La schiavitù.
Ma, gran Dio! che vita impossibile è la vita cristiana! - S. Paolo comincia con avvertirci che se il nostro lavoro di cristiani non avesse altra speranza che per questo mondo, noi saremmo i più miserabili degli uomini. Noi cristiani dobbiamo spogliarci di tutto, per trovare Dio solo. La nostra vera vita è uno spogliamento assoluto dì ciò ch'è creato, per godere solo di Colui che ci ha creati. In questo mondo ci purifichiamo e ci dilatiamo, per vivere nell'eternità. Quindi non abbiamo tutta la nostra vita in questo mondo, ma solo la cominciamo e la prepariamo.
Del resto non devi credere questa vita così impossibile, e stimarla così spaventevole. Se ha le sue difficoltà, ha pure le sue gioie; se ha le sue fatiche, ha pure i suoi benefici. Ha dei frutti di dolcezza che non sono riservati esclusivamente per il cielo, e di cui è permesso godere fin da questo mondo. Tra questi frutti, lascia che te ne indichi tre, di cui t'auguro di assaporare le delizie. Il primo nasce dai tuoi rapporti con te stesso, ed è la libertà d'anima. Il secondo nasce dai tuoi rapporti col prossimo, e sono le beatitudini del vero amore e della dedizione cristiana. Il terzo nasce dai tuoi rapporti con Dio, e sono le incomparabili dolcezze dell'amor divino.
Il primo frutto della vita cristiana, che voglio mostrarti, è la libertà d'anima. Credo che tu sappia per esperienza che sei schiavo di ogni piacere che entra nel tuo cuore. Il piacere, di cui senti bisogno, è il tuo padrone; esso ti tiranneggia e tu non puoi farne a meno. Ne sai qualcosa, è vero? Per ritornar libero, devi gettar codesto piacere fuori del tuo cuore e riporlo nella tua mano, a fine di potertene servire o rigettarlo a piacimento, secondo che ti è utile. Ora che cosa ti chiede il Cristianesimo? Appunta questo, di sgombrare il tuo cuore, per esser libero; in altre parole di gettare fuori tutti i tiranni creati cioè, ridurre ogni creatura alla sua semplice funzione di strumento. È dunque una cosa tanto bassa esser libero? In questi tempi in cui la libertà si è rifugiata su tutte le bandiere, perché non è più nelle anime, è forse una cosa di sì poco conto tentare di rimetterla al suo posto? Lascia agli sciocchi la libertà dei pubblici manifesti, e lavora a fare in te la vera, grande, piena ed assoluta libertà. Siate i padroni, disse a principio il Padrone d'ogni cosa.
Del resto, devi comprendere che lo spogliamento cristiano non è una soppressione di tutto e un abbrutimento ma sì la liberazione ed una presa di possesso degli strumenti della vita. Fino a che il piacere creato è nel tuo cuore, esso ti domina e ti possiede. Senza rendertene sufficientemente conto, tu sei ora lo schiavo più o meno di tutte le creature. Bisogna cessare una buona volta di essere posseduto, per diventare possessore. Hai fin qui talmente trascinata la tua catena, che ti rimane sol più un'idea molto vaga sulla possibilità di poter vivere in altro modo. Sei talmente abituato a vivere schiavo, sballottato dalle tue passioni, dalle tue necessità, da tutte le seduzioni ed agitazioni, che non sai più che cosa è la libertà e la temi quasi come una disgrazia. Pensaci dunque! non aderire più a niente! non esser più attaccato a nessuna sorta di ceppi!
(continua)
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