INCHIESTE (Milano). Sono tre le fonti, se si esclude la cessione dei calciatori, di reddito delle squadre di calcio: incasso ai botteghini, diritti televisivi e ricavi da sponsorizzazioni e merchandising. Gli incassi derivanti dagli spettatori allo stadio assumono una influenza sempre minore sul totale e sono di fatto bloccati dalle capienze degli stadi, insomma non fanno più la differenza tra le squadre. Differenza che è fatta in misura sempre maggiore da sponsor e accordi commerciali che fortemente dipendono dalla potenza del marchio; un effetto della globalizzazione dei mercati contro il quale poco si può, e probabilmente non sarebbe corretto, fare se non, al limite, operare attraverso un contributo di solidarietà a carico delle squadre più ricche. Dove, invece, leghe e UEFA possono sicuramente intervenire per favorire una migliore distribuzione delle risorse è il campo della ripartizione dei diritti televisivi che attraverso l’Europa viene operata in modi molto diversi con risultati a volte paradossali per favorire l’ingresso di nuovi investitori e garantire l’equità della competizione.
In Italia il sistema faticosamente trovato genera una sperequazione tra grandi e piccole squadre che non può che allargare anno dopo anno il divario tra di loro. Secondo l’attuale accordo, i 950 milioni di euro disponibili (16 vanno alle squadre retrocesse) vengono ripartiti in misura del 40% in parti uguali, del 30% sulla base del bacino d’utenza (25% sulla base dei sostenitori e 5% sulla base della popolazione residente nella provincia in cui gioca la squadra), del 30% sulla base dei risultati ottenuti dalla squadra (5% sulla base dei risultati della stagione, 15% sulla base dei risultati del quinquennio precedente, 10% sulla base dei risultati storici dal 1946/47). L’applicazione di queste regole alla stagione in corso, come evidenziato da una simulazione di Tifosobilanciato.it, permetterà alla Juventus di incassare (per il solo campionato, escludendo quindi ogni introito derivante dalla partecipazione alla Champions League) quasi 104 milioni di Euro contro i 25 del Pescara e i 45 della Fiorentina. Insomma la squadra che incassa di più raccoglie 4 volte le risorse della peggiore con un differenziale pari al valore dell’intera rosa di una squadra di media classifica.
Simulazione Ripartizione (Fonte: tifosobilanciato.it)
Vi è un macroscopico aspetto che balza agli occhi: l’80% della ripartizione è, di fatto, fissa e non varia nel breve e medio periodo. E sulla base di questo 80%, la Juventus continuerà a incassare almeno 88 milioni contro i 35 della Fiorentina e i 22 del Siena. La parte variabile è riferita ai risultati dell’ultima stagione e delle quattro precedenti; i risultati dell’ultima stagione oltre a pesare solo il 5% del totale però generano una ridottissima differenza tra la prima classificata e una neopromossa – poco più di 4 milioni di euro – e ogni posizione guadagnata vale solo 200.000 euro. Rimangono i risultati degli ultimi 5 anni dove il monte viene ripartito sulla somma dei punti ottenuti nelle stagioni: un indice che si muove lentamente e che penalizza le neopromosse – si pensi che se il Sassuolo conquistasse la serie A avrebbe 0 in questa casella -, le squadre che non sono rimaste nella massima serie per tutto il quinquennio e quelle di bassa classifica. Di fronte a tutto ciò diventa veramente difficile immaginare che un qualsiasi magnate possa decidere di investire in una squadra medio-piccola, come invece avviene all’estero, per vedere un ritorno, seppure parziale, dopo 4 o 5 anni. Una follia.