Lo stato degli edifici è una buona metafora per indicare la salute generale della scuola italiana. Qualche giorno fa avevo raccontato di come fossero necessari, secondo Bertolaso, 18 miliardi di euro per mettere a norma le scuole. Oggi entriamo nello specifico.
Secondo un rapporto del ministero, il 30% delle strutture è a rischio: 12 mila. La dicitura “a rischio” è specificata: edifici scolastici caratterizzati da situazioni di particolare criticità, a fronte degli elementi di degrado e dei parametri afferenti segnatamente a vetustà, tipologia strutturale, stato di manutenzione, completezza delle certificazioni rilevanti, presenza di elementi potenzialmente pericolosa ed insistenza in zona sismica.
La Calabria si piazza in pole position con il 54% degli immobili in pericolo, seguita dal Lazio. Al Nord primeggia il Veneto con il 36%. Dati poco incoraggianti per gli oltre 7 milioni di studenti che da poco hanno iniziato l’anno.
Il capo d’istituto ha poco spazio di manovra, non avendo né l’autorità né i fondi per le manutenzioni: infatti se ne occupano gli enti locali. Il comune ha in custodia le scuole materne, le elementari e le medie, la provincia le superiori. Tempi di magra anche per loro. Le richieste di riparazione coinvolgono per il 29% dei casi i soffitti, le coperture e gli impianti igienici, per il 38% gli intonaci e per il 25% gli impianti elettrici.
Ad influire negativamente sulla sicurezza è senza dubbio l’età dei plessi scolastici. La maggior parte è stato costruito tra il 1961 e il 1980. Uno su tre ha più di cinquant’anni, il 16% oltre 65, il 4% ha passato il secolo. In totale, due su tre hanno più di trent’anni.
Per garantire gli alunni il Ministero ha istituito l’obbligo di certificato per legge. Peccato che solo la metà degli edifici ha un certificato di agibilità statica e di prevenzione infortuni sul lavoro, uno su tre il certificato di conformità dell’impianto antincendio e il 25% quello di agibilità igienico-sanitaria. Il resto tecnicamente andrebbe chiuso.
Ogni anno avvengono circa 20 incidenti. Negli ultimi dodici mesi sono crollati intonaci, soffitti, terrazzi e finestre e a volte solo la fortuna o l’assenza degli alunni dall’aula ha evitato la tragedia.
Fonte: L’Espresso