Una cazzatella ogni tanto ci vuole. Un po' perché ultimamente mi sto vedendo solo dei film belli, quindi è necessario mettere il proverbiale culo nelle altrettanto proverbiali pedate, ammettendo che in certi casi la risata grassa e ignorante ci vuole e che, se non si vedessero dei film brutti, non si potrebbe gioire di quelli belli, perché anche la bellezza può diventare controproducente se si incappa sempre in quella. Tutto stufa, anche il riscontrare dei piaceri nelle visioni che si fanno, quindi ben vengano ogni tanto queste concessioni al trash o, quantomeno, alla leggerezza. Perché nonostante la pappardella oggi speravo in una commedia da encefalogramma piatto, una di quelle che facessero ridere e si facessero dimenticare in fretta, invece credo che il ricordo di queste mi perseguiterà ancora a lungo. Davvero, lo giuro, rare volte mi è capitato do vedere un film così brutto e autocompiaciuto della sua bruttezza, perché manco a essere buoni come Gandhi si troverebbe qualcosa di salvabile in questa ora e mezza gettata alle ortiche. Anzi, mi sa che a vederlo pure Gesù e tutti i santi avrebbero tirato sonori bestemmioni.
Rebecca è una giovane fotografa che, un brutto giorno, trova l'amato fidanzato Richard a letto con un'altra. Disperata, finisce per caso nella stanza di un'indovina, che le dirà che dopo una terribile tribolazione troverà il 'pony bianco della salvezza'. Dubbiosa da queste parole, Rebecca inizierà la caccia all'uomo ideale, finendo in una serie di umiliazioni sempre più grande.
Dirty love è un film brutto, di una bruttezza sconcertante, tanto che viene da stupirsi che ci sia gente che abbia deciso di investire dei soldi su una simile porcheria. Non fa ridere, è volgare in una maniera indegna e, soprattutto, è realizzato da cani. Ma da cani nel senso che il video della comunione della cuginetta che manco sapevate di avere a confronto sembra un film di Bergman. E no, non sto scherzando, il livello tecnico di questa 'roba' è davvero infimo e di quintultima categoria, tanto che mi ha fatto rivalutare il film dei Soliti idioti. Tutto è ricalcato intorno alla figura di Jenny McCarthy (la Jenny del sottotitolo italiano è lei, cosa incomprensibile e senza senso dato che il suo personaggio si chiama Rebecca), ex conigliettona da paginone centrale di Playboy e vero deus ex machina del progetto, che qui riveste il ruolo di sceneggiatrice, attrice protagonista e produttrice, fallendo su tutti i tentativi - a parte sul terzo, ma lì c'era ben poco da fare, per certi versi. Ora non voglio essere razzista e non dico che una modella da giornale erotico non possa essere intelligente, anzi, Sasha Gray ha dimostrato che se apre la bocca non è solo per dire cazzate [o altro, ma qui si rischia di diventare volgari], quindi non c'era da stupirsi se la ragazza avesse saputo tirare fuori dal cilindro non un film memorabile, ma almeno una commedietta sagace con un bel paio di battute a effetto. Invece no. E' chiaro che la tizia vuole dimostrare al mondo di non essere solo una bionda con un bel paio di tettone, ma purtroppo quella è l'amara verità. Specie se si è resa famosa al mondo con la frase "Fondamentalmente non so di cosa io stia parlando, ma può darsi che lo capisca" e con delle comparsate in film prettamente demenziali. Il suo problema poi è che non è bella, o almeno, io non la trovo così. Sembra stupida quanto il suo personaggio ed ha la femminilità di un camionista prossimo alla pensione, senza contare che trasuda volgarità da ogni poro. Ed è la volgarità il problema principale di questo film, che fa sembrare che sia impossibile far ridere senza metterci dentro scoregge, gente che si scaccola o vomita ed altre prelibatezze varie. Non dico che ci vogliono sempre e comunque le battute di Woody Allen e dei fratelli Marx, ma il pensare che c'è gente che riesce a ridere con queste cose - perché comunque la tizia qui lavora, e pure parecchio - mi fa capire come mai, anche senza crisi, saremmo pieni di trentenni disoccupati nonostante la doppia laurea e diversi master all'estero. Ed è anche avvilente la figura della donna che ne esce, perché non tutte le donne sono così venali e insulse e non tutte le donne belle sono per forza stupide. Qui invece sembra che l'unico pensiero sia la ceretta e che tipo scoparsi per vendicarsi di un ex che forse non vale manco tanti pensieri, e il pensare che sia una donna a concepire questa sozzura mi fa davvero pensare che forse i misogini non hanno tutti i torti - ma tranquille, so che non è così. Se non altro la giuria popolare lo ha 'premiato' con sei Razzie Award, l'Oscar dei Peggiori, fra cui: peggior sceneggiatura, peggior regia, peggior attrice protagonista e, premio speciale per l'occasione, peggior coppia a Jenny McCarthy ed a chiunque sia abbastanza stupido da uscire con lei. Vi posso assicurare che la regia fa davvero schifo al cazzo, e girando per la rete ho scoperto che il regista, tal John Mallory Asher, è stato l'ex marito della bionda e popputa protagonista, e che subito dopo le riprese i due hanno divorziato.
Era davvero da molto tempo che non vedevo qualcosa di così brutto, tanto che mi sa che dovrò metterlo nella top10 dei peggiori. Anzi, mi sa proprio che lo farò!Voto: ★