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Dischi parlanti – The best of Giò Sada

Da Farmacia Serra Genova
Potrebbe non essere la notizia musicale della settimana in tutto il mondo, ma sicuramente è tra le principali notizie musicali – e, più in generale, pop – della settimana nel nostro Paese.
Giovedì si è conclusa l'edizione 2015 di X Factor, e potremmo parlare per ore dei giudici, di Cattelan che diventa sempre più bravo e sicuro sul palco, degli ospiti (un sudatissimo Chris Martin su tutti), del Forum di Assago a fare da "splendida cornice", del palco con gli sparafiamme, ma alla fine ciò che conta sul serio è la musica. E i sogni. Soprattutto i sogni.
X Factor quest'anno lo ha vinto Giò Sada, barese, baresissimo. Bari, uno dei posti che chiamo "casa", è una città strana: non è piccolissima, ma certe volte sembra più minuscola del paesello di Don Matteo; così finisce che Giò lo conosciamo un po' tutti, anche se dopo la sua vittoria sono tanti anche quelli che si arrampicano sull'albero genealogico delle conoscenze, pur di poter dire anche loro "Ah, io lo conosco, quello lì!".

Giò Sada ha 26 anni (e questo gli è bastato, noi tapini, per entrare nella categoria "OVER" di X Factor, neanche fosse Matusalemme), e vive "nella" musica, soprattutto punk hardcore, da almeno dieci. Ma forse vive nella musica da sempre, dato che anche suo padre è musicista. In questi anni, comunque, il ragazzo ha suonato per qualcosa come quattrocento date in giro per tutta Europa. Da questo punto di vista, sì: Sada non è esattamente un novellino ed è decisamente "over" quanto a talento ed esperienza, e questo rende la sua vittoria ancora più bella, anzi, "bæll" (in dialetto barese, letteralmente "bello" o "bella"; questa parola è un'esclamazione per esprimere completo relax, gioia, soddisfazione).
Perché in fondo, per quanto mi riguarda, la cosa importante del fatto che abbia vinto una persona in qualche modo "vicina", al di là del coinvolgimento personale, è che quando sai un po' meglio cosa c'è dietro a un sogno realizzato, quando hai visto – dalla tua personale prospettiva – il lavoro, la fatica, le rinunce che ci sono stati prima di quel trambusto di urla, amici finti e amici veri e coriandoli e il trofeo che sembra staccato dall'albero di Natale Svarowski della Galleria Vittorio Emanuele a Milano; quando hai visto tutto questo, vedere un ragazzo che esulta per aver vinto un talent ha davvero tutto un altro sapore.
Dischi parlanti – The best of Giò Sada

E inizi a credere, come per una sorta di osmosi generata da prossimità di geografie e di affetti, che allora sì, forse è possibile. Che non sempre a lavorare tanto e a crederci un sacco si finisce con le porte sbattute sul naso ad libitum. Che ogni tanto una porta, e pure grossa, si può aprire. E a credere che chi dà il meglio di sé per raggiungere un obiettivo ce la può addirittura fare.

P.S. Un sentitissimo grazie alla maestra Cuozzo. O Uozzo. O Watson. Fate voi (sullo stesso canale, troverete un bel po' di video più o meno assurdi che raccontano Giò Sada meglio di tante parole scritte da noialtri in queste ore).


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