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La trama (con parole mie): Rich e Lydia Boyd, genitori di Abbie e Ben, assistono impotenti al dramma di quest'ultimo, ingannato da due compagni di scuola ed indotto ad un tentativo di suicidio, trovandosi a dover scoprire cosa ha portato il loro figlio minore ad isolarsi rispetto a loro e al mondo; Jason, uno dei due responsabili, sente la mancanza della figura del padre Mike, incaricato da una coppia sconvolta dalla morte del loro bambino di scoprire chi potrebbe essersi inserito nei loro conti correnti lasciandoli senza soldi, mentre una giornalista in rampa di lancio di un'emittente locale che per le questioni legali si affida proprio a Rich Boyd: la reporter in questione, Nina, è infatti contattata dall'FBI dopo aver realizzato un servizio sullo sfruttamento dei giovani pronti ad esibirsi davanti ad una webcam partendo dalla testimonianza di Kyle.Le loro vicende si intersecheranno dando origine a nuovi drammi e potenziali rinascite.
Fin dai tempi della mia scoperta del Maestro Altman e delle tempeste di emozioni che furono Boogie nights e Magnolia firmati da Paul Thomas Anderson - di fatto, l'erede del buon Robert -, ho sempre avuto un occhio di riguardo per i film corali, in grado di trasformare gioie e dolori dei loro personaggi in affreschi dal potenziale emotivo enorme.
Nella mia storia relativamente recente di spettatore, ricordo bene l'amore a prima vista che esplose per Amores Perros - unico, vero grande film di Inarritu - e l'irritazione che suscitò invece Crash - Contatto fisico, sopravvalutato drammone made in USA clamorosamente premiato con l'Oscar: Disconnect, uscito non troppo tempo fa in sala e lasciato in sospeso dal sottoscritto proprio per evitare di affrontarlo con aspettative eccessivamente alte, si pone a metà strada tra i due estremi.Pellicola interessante e a tratti solida, con idee di base decisamente buone - dalla scelta di raccontare l'incomunicabilità e l'isolamento nel mondo "smart" in cui viviamo a quella di far recitare il cast solo attraverso le espressioni durante le sessioni di chat - eppure non abbastanza coraggiosa da compiere quel passo oltre in grado di fugare ogni dubbio rispetto al facile sfruttamento del dramma e ad una traccia di fondo che possa far considerare questo come un titolo comunque consolatorio: un buon prodotto, dunque, ma dalle potenzialità decisamente superiori alla resa definitiva, soprattutto per quanto riguarda le intenzioni di sceneggiatori e regista, che paiono premere sull'acceleratore solo ed esclusivamente nei momenti in cui loro stessi si sentono più sicuri e certi di non perdere parte dell'audience lungo il tragitto.Da questo punto di vista, Disconnect rischia in più di una sequenza di incorrere nelle bottigliate delle grandi occasioni - alla riunione che precede il finale della famiglia Boyd al capezzale di Ben giuro di aver avuto i brividi rispetto ad un eventuale "miracolo" strappalacrime da stelle e strisce della peggior specie, fortunatamente scongiurati - tanto quanto in altre di toccare le corde giuste del cuore di questo vecchio cowboy - dall'ottima descrizione del rapporto tra padri e figli a quella del superamento del dolore della coppia formata da Skarsgaard e dalla Patton, costretti a fare fronte alla metabolizzazione della morte del figlio, che mi ha ricordato il potentissimo e splendido Alabama Monroe -.
Le emozioni non mancano, e non ci troviamo certo di fronte ad una vera e propria delusione, eppure al termine della visione la sensazione di essere stati in qualche modo fregati resta, quasi fossimo anche noi uno dei protagonisti, alle prese con le vicissitudini di una vita certo non tenera, in grado di dispensare dolori profondi e gioie decisamente rare: in questo senso Disconnect rende bene l'idea dei bocconi amari che spesso e volentieri tocca masticare per andare avanti, nonostante, almeno in una certa misura, lo stesso film possa essere considerato uno di questi.
Restano comunque una discreta confezione ed un buon lavoro del cast, così come il pensiero non tanto a proposito della portata dell'impatto della rete e della comunicazione online globale, quanto dell'effettiva incapacità che, a volte, sviluppano le persone soprattutto rispetto alla comunicazione con chi sta loro accanto: la forza di ritrovare - o di scoprire per la prima volta - quella stessa comunicazione, accesa da eventi drammatici, conosce in questo modo una sorta di nuova primavera.
Suona come una ritirata, o un correre ai ripari, per certi versi: ma è terribilmente umano.
Come questo film.
Con tutti i difetti che finisce per portarsi sulle spalle.
MrFord
"Life's a tangled web
of cell phone calls and hashtag I-don't-knows
and you you're so caught up
in all the blinking lights and dial tones
I admit I'm a bit of a victim in the worldwide system toobut I've found my sweet escape when I'm alone with you."5 seconds of summer - "Disconnected" -
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