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Disegnare un albero. Bruno Munari

Da Jessi
disegnare un albero corraini

Bruno Munari

Passeggiamo nell’erba, ancora a piedi nudi.

Osserviamo cortecce: a scaglie, lisce, profumate di resina, disegnate dalle lumache.

Prendiamo spunto da un nuovo libro, per imparare ad osservare.

Raccogliamo frutti.

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Frutti

E metafore.

“Finalmente l’inverno è finito e dalla terra, dove era caduto un seme, sbuca un filo verticale verde. Il sole comincia a farsi sentire e il segno verde cresce. E’ un albero, ma nessuno lo riconosce adesso, così piccolo. Man mano che cresce però, si ramifica, ogni anno gli spunteranno le gemme sui rami, dalle gemme sbucheranno altri rami, dai rami altre foglie e via di seguito. Dopo qualche anno, quel filo verde di prima è diventato un bel tronco pieno di rami. Più avanti ancora avrà costruito una grande ramificazione sulla quale farà sbucare foglie, fiori e frutti; d’autunno spargerà attorno a sè i suoi semi, alcuni cadranno sotto di lui, altri saranno portati lontano dal vento. In quasi ogni posto dove sarà caduto un seme, nascerà un altro albero simile a lui.” (Disegnare un albero. Bruno Munari, Edizioni Corraini).

Il mondo greco ci consegna principalmente due principali visioni dell’educazione: quella della formazione etero-diretta, come “dare forma”, e quella della cura, intesa come autoconoscenza e come “darsi forma”. E ci consegna molte metafore, sull’educazione, che sono vive ancora oggi.

La metafora è dispositivo cognitivo, e conoscitivo: è una forma di pensiero che struttura la nostra percezione delle cose e ci presenta un’organizzazione culturale, un punto di vista interpretativo della realtà (Lakoff & Johnson).

Nei testi greci, i giovani sono “materia informe da plasmare” (La Repubblica, Platone: 377bc), legno storto da raddrizzare (“lo raddrizzano con minacce e percosse come un legno contorto e incurvato”, Protagora, Platone: 325ce), germoglio da sostenere per farlo crescere dritto (“Come gli agricoltori sostengono le piante con dei paletti, così i bravi maestri puntellano i giovani con idonei precetti e consigli, perché il loro carattere germogli diritto”, Plutarco, De Liberis Eucandis: 4c): le metafore che i testi greci mostrano per indicare il bambino o il fanciullo da educare non lasciano dubbi sulla valutazione circa l’infanzia e l’età giovanile e, di conseguenza, la relazione tra maestro e discepolo deve tradursi in un rapporto di potere, controllo, un dare-forma etero-diretto al futuro cittadino della pòlis.

In questo panorama si distingue la visione di Socrate e, in particolare, il modello educativo proposto nell’Alcibiade I: solo curando il singolo e assicurandosi che ogni singolarità si prenda cura di sé, dando senso alla propria esistenza, la città può vivere in modo armonico, attraverso rapporti di amicizia e cura.

L’albero è stato metafora per indicare la necessità della ‘correzione’, del dare-forma.

Nel respiro ampio del testo di Munari, non è all’albero che si deve dar forma, ma al nostro sguardo- per renderlo capace di ascoltare le storie che alberi hanno da dirci.

Fonti

La relazione pedagogica nella Grecia classica tra violenza e cura, Valeria Andò.

Mortari L. (2008). Conoscere se stessi per aver cura di sé. Studi sulla formazione, 2: 45-58.

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