L'ormai ex macchina elettorale milanista cede il miglior difensore al mondo Thiago Silva ed il (reputato) migliore attaccante al mondo, al secolo Zlatan Ibrahimovic. Gli istinti di un'Italia esponenzialmente attenta al calcio vanno concentrandosi, tutto d'un fiato, attorno a domande che prima di oggi (quasi) nessuno aveva avuto il coraggio di farsi: quali motivi ci sono dietro a queste cessioni? L'aver perso in un solo colpo due giocatori di questa portata rischia di declassare anche il calcio italiano? Che fine farà l'appeal del nostro Paese a seguito della perdita di due fenomeni di questo calibro? Incapace di ascoltare e vedere altr(ettant)i segnali già abbastanza evidenti di decadenza (non solo calcistica, nds), dietro a fatti come questi il dibattito finisce per accentrarsi solamente su questioni afferenti a questo campo. Le risposte arrivano, "con finezza ed esperienza", dai diritti interessati e da colui il quale dovrebbe tutelare gli "interessi" di uno solo fra questi: Mino Raiola, procuratore di Ibrahimovic per meriti (?) cumulati. "[...]Ho lasciato l'Italia per venire qui [...]. E' un loro problema quel che succede in Italia. Io e Thiago siamo due gravi perdite, per il calcio italiano, ma in Italia è così, non si sa quel che può accadere da un giorno all'altro. Il campionato sarà più povero senza di noi.[...]" Sono state queste le parole dell'attaccante milanista, secondo cui quello italico sarebbe un Paese immerso e sommerso in una perenne incertezza: oltre al dare calci ad un pallone, sarebbe bello vedere anche milionari interrogarsi sulle ragioni e sulle motivazioni di questa tremenda immobilità...anche se "respirata" dalla cima di un trespolo dorato. Arrivano, come se non bastasse, le parole del procuratore a confermare la tendenza inaugurata dal suo assistito: "Sebbene sia antipatico dirlo, il calcio italiano ha perso il suo appeal. Siamo un paese che non può permettersi grandi giocatori. Un calciatore del valore di Ibrahimovic[...] non arriverà in Italia nè in questa nè nella prossima stagione.[...]" Se il calcio italiano ha perso larga parte del suo "appeal", lo deve sicuramente anche a personaggi "soldo-orientati" come i (troppi) volti negativi che ne hanno contraddistinto le straordinarie "gesta" in questi ultimi anni: sempre meglio andare dove tira il guadagno, facendo (ovviamente!) la cresta per passare da 12 a 13 milioni di Euro l'anno. Facendosi dare, magari, anche "qualcosina" in più a fine mese dall'assistito. Il non potersi permettere più grandi giocatori deve per forza essere uno svantaggio assoluto? Seguendo il filone di ragionamenti non solo calcistici italiani, verrebbe da scrivere di sì...quantomeno inseguendo risultati nel brevissimo termine. "Educare" e costruire nuove generazioni di calciatori è un mestiere che richiede dedizione, fatica e (forse) troppa pazienza. Sullo sfondo, anche una discreta possibilità di sbagliare: chi può assicurare che, facendo cresceren giocatori, un talento fra loro riuscirà a sbocciare per equilibrare le fatiche fatte (ed i soldi spesi)? Meglio comperare giocatori "fatti" e formati, sborsando cifre allucinanti e folli per averli al proprio servizio: "Sono finiti i tempi in cui vedevamo arrivare in Italia Maradona o Platini. Possiamo provare a costruirli, dobbiamo spingere la Figc ad aiutare i club a costruire stadi e centri sportivi. Questo sarebbe un bene per tutto il movimento. Siamo arrivati veramente al dunque: in Italia bisogna svegliarsi, più in basso di così non si può andare. [...] (Il Sud Italia, nds) fa paura all'Europa. Non la conoscono bene, ci sono preconcetti. Oggi un Messi o un Ronaldo non verrebbero mai al Napoli. Il mondo è cambiato e non ce ne siamo accorti:[...]." Sono ancora queste le parole del procuratore Raiola, secondo cui l'Italia(no) non si è ancora accorta(o) di nulla: la crisi economico-finanziaria ed il suo impatto (ancora lieve) sulle vite dei più è stato, infatti, un qualcosa che ha sicuramente prodotto consapevolezze trascurabili e scontate. "Più in basso di così non si può andare": è proprio la cessione di Thiago Silva ed Ibrahimovic a rappresentare al meglio il punto più basso di un calcio contagiato dal malessere che sta in realtà mangiando vivo uno Stato intero? Può esserci un qualcosa di peggio con cui dover "far di conto"? Ci sono stati magari altri fenomeni che, passati sottotraccia, hanno espresso reali e ben più gravi perplessità rispetto a quelle di uomini assetati di denaro? La questione più grave consiste, forse, nel vedere che parte delle soluzioni potenziali a questa (sbandierata) fuga di talenti vengono gettate al vento a gran velocità ed in un silenzio troppo assordante. In mezzo ai (troppi) casi possibili, si riportino gli esempi "meno sconosciuti": Fabio Borini e Marco Verratti su tutti. Giocatori di classe rispettivamente '91 e '92, hanno avuto come unica possibilità quella di trasferirsi all'estero. Quale vera filosofia dietro a questo tragicomico modo di agire? Si riportino le parole provenienti da "Il Corsivo" del noto "Guerin Sportivo", una fra le poche riviste sportive serie ed eccellenti rimaste in circolazione tramite carta stampata. Analizzando in chiave allargata l'ottimo risultato conseguito dalla nazionale italiana agli ultimi Europei, il Giornalista (maiuscola non casuale, nds) riporta un'opinione degna di grande rispetto e considerazione: "Abbiamo vinto il nostro Europeo. Quello della dignità riconsuistata, di un'Europa ritrovata. Dal deserto sportivo degli ultimi anni, accresciuto dagli insuccessi dei nostri club, è spuntata un'Italia convincente, fiera, [...]. Balotelli è l'altra faccia del nostro Europeo. E' la forza, il futuro, la potenza benedetta di una nuova integrazione che sta avvenendo nelle nostre scuole, nelle famiglie, nei campi di periferia. Se non saremo un Paese di vecchi, come teme Prandelli, lo dovremo alle nuove generazioni di italo-africani o di italo-asiatici. [...] A manifestazione appena conclusa, è subito scattato il dibattito sullo spazio vitale da assegnare alla Nazionale. Parole giuste, richieste legittime. Ma che trovo del tutto inapplicabili in un Paese che non sa organizzare nemmeno gli esodi estivi verso il mare, figurarsi il futuro di un sistema complesso come il calcio. E' possibile sperare in una programmazione sul modello tedesco o francese dei Centri di Formazione? No. Ci si può attendere che i grandi club puntino sui giovani nostrani come ha fatto il Barcellona in Spagna? Neanche. Da noi si avanza, con il solo criterio dell'esigenza immediata, nel frattempo marcita in emergenza. Tesa al risparmio, alla migliore occasione possibile. Mai e poi mai un Presidente italico ragionerò sul bene comune dell'azzurro a scapito dell'interesse privato. E' la nostra filosofia, di un Paese che avanza a strappi, secondo intuizioni estemporanee, supplenze creative, improvvisi exploit. Esattamente quanto accaduto con l'Italia di Prandelli. E' stato uno spot senza pari per il talento italiano. I club ci riflettano (e non solo quelli, nds). [...]" Succede così di lasciarsi scippare, dallo stesso PSG e dai medesimi sceicchi, un giovane come Marco Verratti: convocato in Nazionale maggiore direttamente da un treno proveniente dalla serie B, è stato ceduto senza quartiere ed alcuna possibilità. Succede così di leggere parole simili a quelle riportate nel seguito: "[...] Perché sono venuto qui? E' l'unico club che mi ha cercato davvero, con insistenza ed ho detto al mio agente che questa era la mia prima scelta.[...]All'estero si punta di più sui giovani, ma per un italiano non c'è solo l'Italia e non ho esitato un secondo a dire di sì a questa offerta. Sono orgoglioso di rappresentare questo club, l'Italia dovrebbe puntare di più sui giovani.[...]" Questo ragazzo di 19 anni giocava, fino a qualche settimana fa, nel Pescara neopromosso in serie A: uscito, altra "strana" casualità, da un anno con un "signor Nessuno" come il grande Zeman. Questo ragazzo aveva, salvo stime differenti, un ingaggio pari a (circa) 0,15 milioni di Euro annui. Rispetto al duo sbandierato e sparlottato Thiago Silva ed Ibrahimovic, sotto ogni punto di vista, si tratta di un'inezia. "Per un italiano non c'è solo l'Italia", appunto...ancora di più se quell'italiano ha (purtroppo?) la caratteristica di essere giovane. Discorso simile per l'altro talento fuggito "sottotraccia" Fabio Borini: autore di una buonissima stagione alla Roma, corredata da ripetuti infortuni, è stato ceduto senza troppo timore al Liverpool. Ritornano le parole de Il Corsivo, precedentemente riportate: "[...]Da noi si avanza, con il solo criterio dell'esigenza immediata, nel frattempo marcita in emergenza. Tesa al risparmio, alla migliore occasione possibile. [...]" Esigenza immediata, fair play scoperto improvvisamente, necessità di 'sfoltire' dopo anni di inutili e "pioggiosi" acquisti: è tutto questo il quadro che ha spinto questa Italia a questi traguardi, non solo in campo calcistico? Guardando il problema sotto questa ottica, le figure di Ibrahimovic, Thiago Silva o Raiola diventano macchiette su (e di?) cui sorridere senza troppi problemi. Le soluzioni al problema paventato (purtroppo) in questi ultimi tempi risiede su altre strade...ovviamente non ancora credibilmente intraprese e percorse.
Per saperne di più: "Abbiamo ritrovato la Nazionale", Matteo Marani, Guerin Sportivo, Agosto 2012
"Ibrahimovic: 'Un sogno che si avvera, Italia più povera.'", Tuttomercatoweb.com, (http://www.tuttomercatoweb.com/?action=read&id=369694)
"Tutti i sogni di Zlatan: uno per ogni occasione!", Tuttomercatoweb.com, (http://www.tuttomercatoweb.com/?action=read&id=370160)
"Ibrahimovic al Psg, Raiola: 'Italia, scordati i Maradona e i Platini'", Blogosfere (http://calciomalato.blogosfere.it/2012/07/ibrahimovic-al-psg-raiola-italia-scordati-i-maradona-e-i-platini.html)