Da bambina osservava le mani operose delle donne di famiglia muoversi in cucina. Da grande, determinazione, caparbietà e passione sono gli ingredienti che le hanno consentito di aprire una pasticceria. Lei è Federica Salimbracca, classe 1977, romana, e dopo la laurea in Economia ha avviato un laboratorio artigianale di pasticceria dolce e salata, La Pasticciera.
Come hai scoperto la passione per la pasticceria?
«Mi è stata trasmessa da mia madre e dalle donne della mia famiglia: hanno sempre cucinato molto per noi. Mi hanno sempre colpito le loro mani in movimento che “creavano” e trasmettevano passione grazie al cibo».
In che modo l’hai trasformata nel tuo lavoro, step by step?
«Per trasformare una passione in un progetto concreto ci sono voluti anni di preparazione, studio, tanta caparbietà, tonnellate di determinazione e coraggio, nonché un sostanzioso investimento economico. In primis ho seguito un corso di avviamento alla professione di pasticciere e ho poi cercato strutture che mi facessero fare tirocinio. Ho studiato molto e alla fine ho deciso: avrei investito, con l’aiuto della mia famiglia, in un laboratorio artigianale. Attraverso le mie mani avrei trasmesso la stessa passione e lo stesso amore delle donne della mia famiglia».
Ora hai un vero e proprio laboratorio artigianale: quale range d’investimento hai dovuto considerare?
«Tra i 50.000 e i 70.000 euro».
Prima di dedicarti alla pasticceria hai lavorato nel settore dei tuoi studi accademici e se sì di cosa ti occupavi?
«Ho lavorato all’estero per diversi tour operator, nel turismo e all’interno di numerosi eventi internazionali, confrontandomi con realtà e culture diverse e scoprendo mondi affascinanti. Alla fine ho sentito l’esigenza di costruire qualcosa nel mio Paese – anche complice la “crisi” che mi ha spinta a investire su me stessa e su dolci di qualità che si differenziassero dall’offerta presente sul mercato – e sono tornata nella mia città natale, Roma, unica nei suoi difetti quanto nella sua inimitabile bellezza».
Tre vantaggi e tre svantaggi del tuo mestiere artigiano?
«I vantaggi sono sicuramente: lavorare in autonomia; fare un lavoro creativo; lavorare con passione (certi mestieri li scegli perché li ami). L’unica nota negativa che mi viene in mente in questo momento invece è la fatica fisica, oltre alla necessità di un budget minimo per partire».
Oggi la pasticceria è il tuo principale lavoro?
«Sì, gestisco e lavoro nel mio laboratorio a tempo pieno e spero di ripagare quanto prima il debito accumulato e di viverci!».
Come ti promuovi?
«Per farmi conoscere nel quartiere utilizzo principalmente il volantinaggio. I social sono fondamentali per mantenere un contatto con i miei clienti e per aggiornarli in maniera divertente su quello che preparo ogni giorno di fresco. Per chi come me è tutt’altro che ricco, hanno il vantaggio di essere gratuiti».
E la tua laurea ti torna utile e come?
«La forma mentis economica è certamente un valore aggiunto: gestire un’attività artigianale significa essere innanzitutto imprenditori, oltre che lavoratori a tempo pieno. Una ditta seppur individuale necessita di analisi di budget. Le voci di costo sono molte e bisogna porsi degli obiettivi concreti e monitorare i risultati».
Progetti futuri?
«Diventare ricca e famosa! Scherzi a parte, sogno di aprire laboratori La Pasticciera in franchising in altre città, italiane e non. L’ambizione è una brutta bestia, la determinazione pure».