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Diversamente, storie di ordinaria anormalità (N°2): "Gabrielle" e "La teoria del Volo"

Creato il 28 novembre 2014 da Giuseppe Armellini
Per questa seconda puntata della rubrica ho bisogno di un sottotitolo “Diversamente: non puoi fare l’amore”, capirete il perchè. Tratterò due film: Gabrielle - un amore fuori dal coro, regia e sceneggiatura di Louise Archembault, e La Teoria Del Volo di Paul Greengrass.
Il giorno in cui vidi Gabrielle lo scelsi appositamente tra i film del Giffoni Film Festival, e lo  trovai  tra le pellicole della sezione fuori concorso Parent Control. 
Gabrielle (Marion Rivard) ha vent’anni ed è affetta dalla Sindrome di Williams (esattamente come l’attrice che la interpreta), una malattia genetica rara che procura un ritardo mentale, quindi una difficoltà nell’apprendimento che però cambia da soggetto a soggetto, dipende dalle aree del cervello interessate. Chi è affetto dalla SW ha un carattere estremamente socievole ed estroverso e anche un udito sensibilissimo, non a caso sono molto portati per il canto. Gabrielle vive in un centro per ragazzi affetti da diverse sindromi. Segue delle lezioni di canto e con il coro di cui fa parte dovrà partecipare a un concorso. Con lei c’è Martin, anche lui affetto da un deficit dell’apprendimento. Si amano immensamente, con una purezza assoluta, ma la madre di Martin comincia a non essere più d’accordo con il loro rapporto quando si rende conto che i due ragazzi vogliono fare l’amore. Ma loro sono diversi.
L’idea quindi sarebbe che in determinate condizioni, e non stiamo parlando di incapacità di intendere e volere né di perversioni, bisogna placare la fame di intimità e affetto, semplicemente. Gabrielle e Martin sono condannati dal destino a qualcosa che non può essere modificato, di solito non si vince una malattia genetica, ci si adatta per istinto di sopravvivenza. Nel film questo messaggio è chiaro: arriva una seconda condanna, cioè il provare gli stessi istinti di tutti gli altri, gli stessi bisogni di innamorarsi e far sesso come tutti i normodotati. Si entra quindi in una specie di tunnel oscuro in cui si cerca di somigliare al prototipo di donna e di uomo sano ed è frustrante e doloroso. Nella pellicola questa parte è un po’ confusa ma è la verità. Alla fine ho avuto la sensazione fosse una fiaba con l’eroe, gli eroi in questo caso, il cattivo e il premio da raggiungere, il fare l’amore, solo dopo aver superato le prove.
Questo tema è stato trattato anche ne La teoria del Volo. La protagonista è Jane (Helena Boham Carter) affetta da una malattia degenerativa che costringe sulla sedia rotelle, provocando anche problemi respiratori e cardiaci. Richard (Kenneth Branagh) è un artista fallito, fissato con il volo e condannato a 120 ore di volontariato per aver tentato di far volare un biplano dal tetto della banca dove lavora la fidanzata che poi lo lascia. Richard assisterà Jane, la quale gli confesserà di voler perdere la verginità prima di morire. Jane non è nata malata, è nata sana. La malattia l’ha colpita in piena adolescenza e la degenerazione è stata veloce e cattiva, nessun ragazzo l’ha più sfiorata da quel momento. Jane assomiglia un po’ a Gabrielle, è anche lei decisa. Non c’è qualcosa che non vada nella sua richiesta. È come se dicesse: A voi è permesso amare, fare l’amore, farvi toccare e toccare. Potete pure decidere di dare il meglio di voi stessi con virilità o femminilità, rotolandovi tra l’egoismo e la generosità. Sapete che un bacio ha sapore. Vi guardate perché vi somigliate e perché la vostra normalità è un insieme di unicità non discutibili. Io no, io ho mani che non riesco a muovere, piedi inutili eppure ho la necessità di fare l’amore, e anche sesso. Ho la necessità di decidere fra i due. Ho il diritto di decidere di farlo.
Si può contrattare il diritto all’amore? Qui non c’è qualcuno che obbliga a essere qualcosa, qui c’è qualcosa che obbliga a essere qualcuno e la società che poi inventa dei miti, che impone gli impedimenti. Jane e Gabrielle sono obbligate al compromesso per un po’ d’amore, per dei baci e delle mani, per sentirsi abbastanza giuste affinché possano avere un amore finché dura come Gabrielle, o un amore da una sola notte, come Jane. Ma devono trovare dei modi, escogitare dei piani. Sembra quasi che debbano dimostrare se un disabile può o meno fare sesso, se è conveniente, se è corretto. La cosa più triste è che succede esattamente questo nella realtà. Anche per questo ho apprezzato questi due film, perché non ci sono giri di parole, perché i giri di parole non fanno bene a nessuno.

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