Diversità. Nella nostra lingua, come abbiamo detto, questa parola contiene in sè un destino di allontanamento, di separazione, di isolamento.
Non ci sono ricette facili per andare incontro agli altri e vivere la differenza come una ricchezza, e per questo serve un dialogo continuo tra mondi di qua e mondi di là.
Se parliamo di diversità tra culture, dobbiamo sapere che ci sono molti ostacoli linguistici che vanno al di là del codice linguistico che usiamo: si può parlare la stessa lingua ma in modi molto diversi, che portano a fraintesi e incomprensioni. E la comunicazione interculturale richiede un’orecchio linguistico attento per sintonizzarsi con l’altro e distinguere i veri significati dal rumore di fondo.
Un buon modo per parlare di differenze culturali con i bambini può essere quello di avvicinarli ai simboli culturali e religiosi. Per scoprire ad esempio che sono comuni a culture in conflitto, come quella araba e quella ebraica.
In Medio Oriente, è diffuso l’hamsa, un simbolo portafortuna a forma di mano, con l’immagine di un occhio divino che allontana il male.
Ho scoperto questo simbolo quando vivevo a New York, nel quartiere ebraico, e mi è ha stregato da subito per la densità della sua storia e per gli spunti che se ne possono ricavare. Come si legge in Kid World Citizen:
“la parola hamsa deriva dalla parola araba per il numero 5 e sta ad indicare le 5 dita della mano. Per l’Islam, l’ hamsa rappresenta la mano di Fatima, figlia di Maometto. Nella tradizione ebraica, l’hamsa è la mano di Miriam, sorella di Mosè, ma può rappresentare anche i cinque libri che compongono la Torah. Nel mondo Cristiano, nell’hamsa si riconosce la mano di Maria, madre di Gesù”.
Con i bambini, si possono costruire bellissime hamsa, come quelle della foto, e giocare con le differenze, in questo caso, significa scoprire che non siamo poi così diversi.
Riparleremo di comunicazione interculturale, intanto segnalo un link (in inglese), un corso online.
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