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Divisioni politiche e antimafia. La risposta di Ingroia

Creato il 04 gennaio 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

Il giornale La Repubblica si è assunto il compito di fidelizzare e indirizzare la massa di elettori provenienti dal Pci per adeguarli alle offerte politiche adatte a un riformismo che nello stesso tempo garantisca la legittimazione del poteri del capitale, proprio mentre cerca di correggerli.
L’obiettivo del giornale, che si fa carico di una forza di persuasione e di orientamento di massa cui il partito stenta ad assolvere, è non disperdere una potenza elettorale di grande rilievo.
A questo scopo il giornale fondato da Scalfari ha rinunciato al pluralismo interno e si è proposto come pedagogo di massa.
L’elettore ogni giorno viene sollecitato da domande e scosso da polemiche. Il giornale accorre con zelo a indicare la retta via. Ma ci vuole ordine, disciplina, rigore. Occorre avanzare compatti, o non troppo divisi.
E i disturbatori vengono contrastati, come nel caso di Antonio Ingroia.
Attilio Bolzoni a fine dicembre ha scritto un articolo condannando le divisioni dei magistrati sul tema della lotta alla mafia, il loro protagonismo, il loro desiderio di avere l’esclusiva dell’eredità di Falcone e Borsellino.
Bolzoni ha scritto dopo che Grasso aveva accettato la candidatura per il Pd.
Ingroia ha criticato la scelta del Pd, perché Grasso fu voluto nel proprio ruolo di Procuratore nazionale antimafia da Berlusconi.
Bolzoni scrive un articolo pessimista, che rappresenta una magistratura lacerata dalle lotte delle primedonne.

Ma l’obiettivo è sconfiggere la criminalità organizzata, non solo cercare di vincere le elezioni. Così afferma Ingroia. Ecco la sua risposta a Bolzoni, pubblicata su La Repubblica.

Caro Direttore, ho letto l’intervento di Attilio Bolzoni sul suo giornale e le chiedo di ospitare alcune osservazioni. La battaglia antimafia è la battaglia di tutti perché è una battaglia per la difesa dei diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione, di cui le mafie fanno strame. Dove le mafie sono radicate – e questo è avvenuto in una parte grande del nostro paese – il diritto alla libertà di espressione è leso, ce lo ricordano i giornalisti intimiditi ed uccisi, il diritto alla libertà di voto è vilipeso, perché decide il boss chi votare, il diritto al lavoro è piegato ai favori del boss, il diritto a fare impresa si applica alle imprese del boss e le altre pagano il pizzo, il diritto alla salute è affidato a nominati dal boss per garantire appalti e convenzioni, il diritto a vivere in un ambiente sano è minacciato dalle discariche abusive del boss, il diritto a vivere in un ambiente sicuro è sottomesso alla giustizia esercitata dal boss. Le mafie, grazie anche agli enormi proventi economici derivanti dai loro affari sporchi, negli anni hanno consolidato i loro rapporti con settori della classe dirigente del nostro paese, pubblica e privata, politica ed economica, in una sorta di Santa Alleanza, per impedire che il nostro Paese procedesse nel cammino del progresso e del rafforzamento delle istituzioni democratiche. La battaglia antimafia ha bisogno dell’unità di tutti e questa è una grande occasione. Cosa nostra, la ‘ndrangheta, la camorra, possono essere sconfitte, non solo contenute, ma sconfitte, anche dalla convergenza dell’area progressista. Dispiace che da una grande forza come il Pd siano invece giunte risposte di freddezza e di ostilità nei confronti di questa mia nuova proposta politica, impegnata su settori così sensibili, a cominciare dalla mafia, passando per la lotta ambientalista e la difesa dei diritti civili e del lavoro. Non siamo stati noi a volere divisioni. Abbiamo sempre cercato, e continueremo sempre a cercare, fino all’ultimo, il dialogo e il confronto nel rispetto delle posizioni reciproche ma con la forza delle nostre convinzioni, della nostra storia. La magistratura e le forze dell’ordine dovranno sentire rinnovato e ancora più forte il sostegno nel loro operato, che ha consentito gli straordinari successi che conosciamo.

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