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Dizionario delle notti distanti (dalla A alla E)

Creato il 12 aprile 2011 da Violentafiducia0

asìntoto gr. asýmptōtos, comp. di a- (1) e dall’agg. verbale di sympíptō io coincido. – Per una curva che si estende all’infinito, retta cui la curva data si avvicina quanto si vuole, allorché un punto s’allontana indefinitamente sulla curva | Tangente in un punto improprio.

Forse in un altro tempo avremmo saputo definirci. Le parole ci sarebbero sembrate esatte e inevitabili. Avremmo abitato l’infinito, attraversando lo spazio perfetto degli assi. Avremmo ignorato le attese e posto un limite fedele alle distanze. Ma ancora le mie braccia avrebbero teso alle tue, tentando la curva che circonda la tua schiena. Ancora avrei lottato contro gli imperativi e le rinunce. Avrei cercato di avvicinarti sempre, senza raggiungerti mai. E con la stessa forza di adesso avrei desiderato gli occhi lucidi del cielo e te.

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biànco sp. blanco; prov. e fr. blanc; port. branco: dall’a. a. ted. blanch, mod. blank bianco, splendente (detto propr. del lucido metallo, dell’acciaio; onde il senso primitivo si conserva nella espressione «Battersi ad arma bianca») e quindi congiunto a blinken brillare, scintillare. – Di colore opposto al nero, come il latte, la neve.

Amore che manca. Malattia dolce che incide le guance e le cambia in rosso, come fiori di vedova schiusi nella notte. Dicembre che si posa sulle colline, sulle terrazze, sui tuoi capelli. Dicembre che mi raggiunge e ha i tuoi occhi e la tua bocca fragile. E tu hai parole luminose che si oppongono all’oscurità delle mie carezze. La tua lingua di neve che sottovoce dice: vorrei che fossi qui. Storia che manca d’inizio, pagina vuota che aspetta versi, come rondini o schegge, frecce scagliate e andate a male. Ferite. Sulla la mia pelle chiara. Da te arriva un rumore bianco, sottile, di dita sui tasti, nelle ore segrete del giorno. Bianchissimi, i nostri silenzi. Bianche le dita che ti desiderano le guance: le mie dita: sopra le tue guance. L’alba a cui rinunciamo ogni notte, per incontrarci con disperazione ogni notte.

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cominciàre prov. comenzar; fr. commencer; cat. e sp. comensar; port. começar. Sta per cominziàre per cominiziàre, dal lat. com = cum con partic. pleon. e initiàre principiare (v. Iniziare).
Avviare checchessia; Porsi a fare cosa che sia per avere continuazione; ma comunemente prendesi nello stesso senso di Principiare.

Cominciò senza ragione l’inverno. Gennaio si fece neve sottile contro le finestre chiuse e si sciolse subito, come un nodo fatto male. Insieme col freddo crebbe il nostro bisogno di scaldarci, prima col fiato, come animali che cercano di risvegliare il sangue. Poi non bastò più il fiato, non bastò più la voce, non bastò più niente.

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distanza lat. distăntia(m), da dĭstans, genit. distăntis, distante. – Intervallo di spazio che intercorre tra due cose, luoghi o persone. – Tempo intercorrente tra due eventi. – Differenza o disuguaglianza di grado, condizione, educazione e sim.

Una notte ti ho chiamato per sentirti respirare. Hai messo giù. Senza foglie, l’albero che cresce in giardino sembra una mano deforme. Mi chiedo se non sia meglio smettere. Mi chiedo se non sia meglio credere che tu non esista. Che non sia mai esistito, cancellare il tuo numero e le ultime tredici conversazioni dalla memoria. Mi chiedo se non sia meglio mettermi le scarpe e il cappotto e venire da te, e nell’incoscienza di questo pensiero mi chiami e mi dici Scusa, non c’è molto campo. E io ti immagino nel letto col fiato rotto dall’aria sottozero che deve esserci da te, mentre qui un clima mite mantiene la temperatura intorno ai dieci gradi e intanto ti penso e taci e nel silenzio che fai sento solo un latrato e lo confondo col cuore.

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e o ed lat. ĕt, di origine indoeur. – Con valore coordinativo e aggiuntivo unisce semplicemente due o più elementi di una prop. che abbiano la stessa funzione (sostantivi, aggettivi, predicati, pronomi, avverbi, complementi) oppure due o più prop. della stessa specie.

La quinta lettera dell’alfabeto significa che non sono da sola. Alla prima lezione di linguistica impari che per alcuni una parola è la porzione di testo compresa tra due spazi bianchi. Lo spazio bianco è la distanza tra una parola e l’altra. La parola ha senso perché ha intorno il vuoto. Così se io fossi una parola e tu fossi una parola avremmo senso solo se lontani. Ma se io fossi uno spazio bianco e tu fossi uno spazio bianco, la quinta lettera dell’alfabeto sarebbe il nostro legame. E per non perdersi non basterebbe che questo, una parola sola.

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