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Django Unchained

Creato il 20 gennaio 2013 da Bangorn @MarcoBangoSiena

Il progetto era nell’aria dal 2007, quando l’amico di Tarantino, Takashi Miike, girò il suo omaggio allo spaghetti western: Sukiyaki Western Django. La pellicola oltre a omaggiare Django di Corbucci, prendeva spunto da La Sfida del Samurai di Kurosawa e di conseguenza da Per Un Pungo di Dollari di Leone. Nel film recitava anche Tarantino nella parte del narratore.
Ed ora, come promesso da Quentin, esce finalmente il suo Django Unchained, titolo che richiama a sua volta il film di Corbucci. Ma le citazioni e gli omaggi all’epoca d’oro del nostro cinema, quando perfino all’estero ci copiavano, non si fermano qui.

Tarantino in Sukiyaki Western Django

Tarantino in Sukiyaki Western Django

Trama

Django è uno schiavo a cui hanno strappato la cosa più importante: la sua sposa. Liberato per una coincidenza dal Dr. King Schultz, eccentrico cacciatore di taglie e dentista, stringe con lui amicizia e un rapporto di collaborazione. Schultz, accetta poi di aiutare Django a rintracciare la moglie e tentare di liberarla grazie a un ingegnoso stratagemma. Ma come spesso capita, a tradire, sono quelli del tuo stesso sangue

Una locandina

Una locandina

Considerazioni

Quando si parla di Tarantino, la gente dice subito Pulp Fiction. Ed è forse a causa di questo film che tutto ciò che il regista ha girato dopo, viene pesato e misurato prendendo proprio come metro Pulp Fiction. Un errore imperdonabile forse, perché se fatta eccezione per Death Proof, il resto dei film hanno un’anima propria e vanno apprezzati per le continue sperimentazioni ed evoluzioni del regista. Death Proof purtroppo è un figlio nato male. Ma siamo qui per parlare di questo Django Unchained che scommetto qualcuno riterrà un remake del film di Corbucci, anche se magari non ha visto il film del 1966, e vorrà fare inutili paragoni sulla fedeltà e altre scemenze. Il fim di Tarantino, è un omaggio a tutto il ciclo degli Spaghetti Western, con citazioni sparse e divertenti da riconoscere. Una a caso quella in cui Stephen dice la famosa frase: Django sei un gran figlio di… Ricordate da dove proviene? Nel caso originale a essere chiamato in causa era un tal Biondo.

Stephen

Stephen

La forza di questo film sta proprio in un soggetto originale, al contrario di milioni di film che vengono solo tratti da libri o storie vere, e dalla maturità del regista nel proporci una rivisitazione moderna di quel genere che ci rese famosi nel mondo. Quasi uno Spaghetti quindi, ma con la sceneggiatura di Tarantino, fatta di battute pronte, taglienti ed efficaci. Nessun momento morto nei dialoghi o cadute di stile.
Egregie tutte le interpretazioni, di un cast curato perfino nelle piccole apparizioni. Credo, forse sarà un’impressione mia, che molti attori siano scelti apposta, come vedere Tom Wopat nei panni di uno sceriffo federale, o Tom Savini in quello di un tirapiedi della piantagione di Candyland.

Che coppia...

Che coppia…

Difficile dire chi troneggia sugli altri, anche se la prima scelta sarebbe per Christoph Waltz. Però dobbiamo dare atto che ancora una volta, Di Caprio conferma di essersi tolto di dosso quel neo sulla carriera e di aver dimostrato che riesce a fare l’attore. E lo fa bene.
E di Samuel L. Jackson? Invecchiato, curvo e bastardo. Merita di essere ascoltato con la sua voce originale, nulla da dire.

Ho detto tutto

Ho detto tutto

Per evitare spoiler o raccontarvi altro rovinandovi le sorprese, posso solo confermarvi che questo film va visto, goduto ma soprattutto seguito. La sceneggiatura è da sempre il punto forte di Tarantino, che lo ha dimostrato più volte, ma qui abbiamo anche un’ottima regia, con scelte stilistiche azzeccate e un cast che non sbaglia un colpo. Come Django.


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