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Mr. Stitch – Roger Avary

Creato il 10 marzo 2015 da Maxscorda @MaxScorda

10 marzo 2015 Lascia un commento

Mr Stitch
Un paziente avvolto nelle bende, a stento vediamo occhi e bocca.
Un dottore, Rutger Hauer che risolve il dubbio allo spettatore attento, spiegando di un nuovo Frankenstein in un mondo futuro nel quale non sappiamo che e’ accaduto ma certo qualcosa di molto, molto grave.
Un Frankenstein si diceva, assemblato coi resti di 88 persone, un puzzle umano superiore pero’ alla somma delle sue parti. Piu’ forte, piu’ intelligente, un vero e proprio superuomo il cui scopo resta tutto da comprendere.
Tutta la vicenda, o quasi, si svolge all’interno di uno spazio neutro totalmente bianco.
I Wachowski la chiamerebbero "struttura", George Lucas in "THX 1138", vero precursore ed ispiratore dell’impianto visuale, di questo ambiente ne fece prigione ed in effetti un po’ prigione lo e’ se, Lazarus questo e’ il nome che si autoassegna il paziente, resta confinato in attesa di essere pronto per uscire. A quanto pare pero’ i pezzi che lo compongono non solo solo carne morta riportata in vita.
Vidi questo film a tardissime notte ed era la fine degli anni ’90. Ricordo che a colpirmi furono Hauer, attore al quale vogliamo tutti bene e che trovai molto invecchiato, poi ovviamente l’ambientazione che come ho detto, rimandando a "THX 1138", suscita un fascino tutto particolare. Misterioso e profondo, almeno nella prima parte, attrae con la forza di cio’ che non vediamo, quel mondo solo accennato che si nasconde dietro il volume infinitamente bianco.
Nello sviluppo emotivo e psicologico di Lazarus, la chiave per leggere quel mondo e qualche spunto anche non banale, sull’individuo e la societa’ in cui viviamo.
Rivedo il film con grandissimo piacere, data anche la non facile reperibilita’. Testo e regia di Avery, l’uomo dietro al primo Tarantino e scrittore di sceneggiature importanti, alcune da manuale, piu’ noto forse per "Killing Zoe", il vero precursore di "Pulp Fiction", in realta’ estensione di "Le iene" e soprattutto il formidabile "Una vita al massimo".
Se la prima parte riserva un’ottima scrittura, la parte finale purtroppo e’ a dir poco avvilente, figlia di un cambio in corsa che ha disintegrato le buone premesse. Lo stesso dicasi della regia, buona inizialmente, tragica nella conclusione. Spiace per Wil Wheaton / Lazarus ma riesce ancora una volta ad essere l’uomo sbagliato nel ruolo sbagliato, totalmente inadeguato al personaggio. Adeguato e’ invece di Hauer punta di diamante dell’operazione eppure primo responsabile del suo affondamento, perche’ mollo’ il progetto a giochi iniziati, costringendo ad una pesante riscrittura. Dietro le quinte ci si fa rispettare, con Tom Savini al trucco e le grandi musiche di Tomandandy  
Resta il senso di un film incompleto che avrebbe meritato miglior fortuna. Comunque affascinante.

Scheda IMDB


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