DMT, ayahuasca, maestri pianta e serpenti
Creato il 27 agosto 2012 da Corradopenna
La pozione vegetale allucinogena nota come ayahuasca non è una semplice “tisana” di erbe, ma un intruglio (dal sapore ben poco gradevole a detta di Graham Hancock) ottenuto con un processo alquanto complicato nel corso del quale si estrae il principio attivo DMT da una pianta, e poi si estrae un’altra sostanza da un’altra pianta. Se non si combinassero assieme i due elementi l’infuso non avrebbe nessuna delle sue proprietà psicoattive, in quanto l’eccesso di DMT viene prontamento regolato all’interno del nostro organismo da una sostanza che lo neutralizza; affinché il DMT produca effetti allucinogeni e trasporti il consumatore in un’altra dimensione occorre che assuma il DMT assieme ad un inibitore di tale sostanza regolatrice.
Anche la preparazione del curaro del resto è di notevole complicazione: occorre combinare numerose piante, farle bollire per tre giorni (senza inalare i vapori tossici) ottenendo finalmente un veleno del tutto particolare che se mangiato non fa alcun effetto, ma inserito sotto la pelle dalla puntura di una freccia ha un potente effetto letale (il curaro paralizza i muscoli, anche quelli respiratori).
La pozione dell’ayahuasca viene preparata da popolazioni indigene che sono all’oscuro delle nostre conoscenze di chimica, biologia, biochimica, neurologia ed è praticamente impossibile pensare che per “puro caso” a forza di provare e riprovare siano arrivati alla fomulazione del loro infuso allucinogeno. Le leggi della statistica ci obbligano ad accettare un fatto alquanto sconcertante: per preparare l’ayahuasca occorre una conoscenza superiore che tali popoli indigeni devono avere ricevuto da qualcuno o da qualcosa. Se ci si libera dai vincoli della storiografia ufficiale si può anche pensare che una civiltà più progredita e ormai scomparsa abbia lasciato in eredità alcune delle proprie conoscenze che poi sono state tramandate oralmente, eppure se si interrogano i popoli indigeni la loro versione è ben differente: sono stati gli spiriti delle piante, dicono loro, a insegnare come preparare l’ayahuasca e il curaro e più in generale come utilizzare i poteri medicinali delle piante.
L'antropologo Eduardo Luna ha raccolto diverse interviste di sciamani i quali raccontano come siano state le piante (gli spiriti delle piante) ad insegnare loro molte cose; alcuni sciamani addirittura affermano di non avere avuto alcun maestro umano e di avere ottenuto ogni conoscenza direttamente dall’ayahuasca.
Lo sciamano boscimano, Kgao Temi a tal proposito afferma: “La gente del passato può venire a prenderti. Ti insegnano cose e ti danno maggiore potenza. Parlano con te, veramente. Ti spiegano della danza. Ti insegnano anche le piante”.
Dal canto suo l’occidentale Benny Shanon ha sperimentato personalmente l’ayahuasca almeno un centinaio di volte e descrive la sua esperienza dicendo che “è come entrare in una scuola”; alcune sue testimonianze ricordano da vicino quanto descritto nei testi del più famoso Carlos Castaneda. Oltre a raccontare le sue esperienze nel libro Antipodes of the mind, Shanon ha intervistato numerosi soggetti che hanno assunto ayahuasca; la testimonianza più incredibile è quella di una biologa americana (specializzata nella ricerca dul DNA umano) che riferì di avere visto “un cromosoma dalla prospettiva di una proteina che vola sopra un lungo filamento di DNA” e di avere ricevuto delle informazioni specifiche sulla funzione di certe sequenze di DNA dette “isole CpG”. E se qualcuno pensa che questi siano solo vaneggiamenti farebbe bene a ricordare la famosa storia della molecola del benzene, la cui struttura cirolcare è apparsa in sogno allo scopritore.
Da notare che secondo le tradizioni dell’Amazzonia i “maestri pianta” assumono forme dipiante ma appaiono anche come animali; una manifestazione abbastanza comune dello spirito dell’ayahuasca è il serpente boa. Abbiamo quindi maestri pianta che appaiono spesso sotto le spoglie di un serpente, che offrono la loro alta forma di conoscenza (specialmente nel campo della medicina erboristica) agli uomini che entrano in uno stato di coscienza alterata (spesso dopo avere assunto particolari sostanze psicoattive). Possibile che da queste arcane visioni ed esperienze sciamaniche derivi il famoso simbolo del caduceo?

E che dire del fatto che negli stati di coscienza alterato sono comuni visioni di serpenti intrecciati che richiamano fin troppo spesso la struttura del DNA?
E il pensiero corre anche a quel famoso “albero della vita” che secondo la Genesi biblica si trovava nel giardino dell’eden: il serpente sull’albero, la conoscenza di virtù terapeutiche che allungano la vita (anche se non rendono esattamente immortali come descritto nel testo biblico), la struttura all’elica del DNA come elemento fondamentale della vita a noi conosciuta … solo coincidenze?
Appena possibile proverò a riferire quanto esposto da Jeremy Narby nel suo libro Il serpente cosmico: il DNA e le origini della conoscenza, mentre del giardino dell’eden parleremo in dettaglio nel prossimo articolo.
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