Il giudizio di Antonio Valerio SperaSummary:
Santo Domingo. Una donna europea di tarda età vive lì da anni in un albergo sulla costa e ha una relazione con una giovanissima ragazza del luogo. Quest’ultima però, nonostante provi affetto per la signora, la sfrutta semplicemente per mantenere economicamente se stessa e il suo vero fidanzato, dal quale aspetta un bambino.
La storia di Dòlares de Arena, diretto da Laura Amelia Guzman e Israel Cárdenas e presentato al Festival di Roma, è semplicemente riassumibile in queste poche parole. Ma sebbene lo spunto narrativo sia privo di evoluzioni di rilievo e il racconto si presenti piatto nel ritmo, il film si fa apprezzare per le sue atmosfere delicate, la sua indagine dei sentimenti, la sua sotterranea analisi della società dominicana e delle difficoltà di oggi nei rapporti umani. E l’aspetto più interessante risiede probabilmente nella duplice critica che si cela dietro al racconto. Non viene infatti solo rappresentata la drammatica condizione della prostituzione dominicana, vista negativamente da un punto di vista socio-morale e anche come mezzo di sfruttamento della disperazione di alcune persone occidentali, ma anche l’ipocrita schematismo della cultura di queste ultime che sfruttano di conseguenza la disperazione della gente del posto.
A colpire, sicuramente, è il ritratto della protagonista, interpretata da un’ottima ed intensa Geraldine Chaplin. La figlia del grande Charlot lascia trapelare con disinvoltura e verità l’insicurezza, la debolezza e la disperazione del personaggio, perso nella sua solitudine ed incapace di gestire i suoi sentimenti. E lo fa a volte solo con gli sguardi, con un’espressione del viso, con tutto il suo corpo. Si, il suo corpo. Perché Dòlares de Arena è anche e soprattutto il corpo di Geraldine Chaplin, che senza alcun pudore mostra i segni dell’età e fa di quest’ultimi un mezzo interpretativo per far esplodere sullo schermo l’anima di questa donna fragile.
Il film, già passato al festival di Toronto ed accompagnato nella capitale dalla sua splendida protagonista, è il racconto sussurrato dell’incontro tra due universi diversamente disperati, prima rinchiusi in un evidente egoismo e solo successivamente disposti ad aprirsi all’altro. Un racconto malinconico in cui il silenzio e l’incomunicabilità delle due protagoniste è contrappuntato dalle note vive, vitali, vibranti della musica dominicana.
a cura di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net