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Dolce fermezza

Da Mriitan @MassiRiitano

padre-e-figlioE’ tanto tempo che non scrivevo sulla “professione” genitore, sara’ che si e’ troppo assorbiti dalla cosa, e spesso ci si dimentica di tutto il resto, ma qualche giorno fa siamo tornati dal pediatra per il controllo periodico e ci siamo ritrovati nuovamente nel vortice delle informazioni pedagogiche e di crescita.

Devo essere onesto, Jacopo e’ da maggio che non ha febbre, sicuramente influenzato, raffreddato, a volte con un po’ di tosse, ma rispetto allo scorso autunno/inverno nessun paragone, e come hanno detto piu’ fonti autorevoli:“Sta crescendo”, ed in effetti e’ cosi’; ieri con Silvia cercavamo di ricordare i suoi primi mesi di vita, e sembra veramente passato un secolo, o forse e’ nato gigante e quindi non lo ricordiamo piccolino…

Abbiamo scavallato i 2 anni, una volta si diceva che i 3 anni erano l’eta’ piu’ critica, in cui i bambini iniziavano a misurarsi con il mondo, a capire i limiti, a vedere fin dove si potevano spingere, ma con la visita dal pediatra abbiamo avuto conferma del fatto che oramai l’eta’ critica e’ scesa ai 2 anni.

La cosa ci era stata confermata delle educatrici del nido, da piu’ fonti “mamma” autorevolissime (dovete sapere che ci sono delle mamme che hanno fatto i corsi avanzati e quindi sanno tutto di tutti, a meno del proprio figlio ovviamente, perche’ il proprio figlio e’ sempre terribile e non si puo’ applicare nessuna delle regole professate), e cosi’ le nostre preoccupazioni hanno semplicemente avuto conferma.

E’ il periodo del NO, tutte le richieste hanno per risposta iniziale un NO, per poi contrattare la resa. Tutto in un lampo puo’ trasformarsi in un lamento, tutto cio’ che si dice che non si puo’ fare viene puntualmente provato a fare.

La cosa di per se potrebbe anche essere divertente, il problema e’ quando queste manifestazioni sono conclamate al ritorno da una giornata di lavoro stancante, o quando il tempo e’ scadenzato o quando si e’ nervosi per mille motivi.

Inizialmente, o forse sotto stress, la strategia utilizzata era quella della velata minaccia, ma assolutamente inefficace, poi un po’ di telefonate alle nonne, un po’ di consultazione su internet, le educatrici e ora anche il pediatra, la strategia unica deve essere la DOLCE FERMEZZA, che non e’ un piatto tipico regionale abbruzzese, ma la semplice affermazione di cio’ che il pupo deve fare, senza possibilita’ diverse, senza urla, grida o abbandoni, chiarire cio’ che deve fare in quel momento e far capire che non ci sono alternative, con tono calmo, chiaro e deciso, soprattutto senza poi cambiare idea, mettere dei chiari paletti, e instradarlo verso la soluzione.

Ovviamente siamo contro la filosofia “Mazze e panelle fann ‘e figl bell”, anche se a volte ci sono occasioni che vengono proprio richiamate dalle mani, ma come detto l’effetto sarebbe solo quello contrario, un messaggio che automaticamente dice che con la forza si puo’ ottenere cio’ che si vuole.

La situazione e’ migliorata rispetto a gia’ due settimane fa, ed ovviamente questo mio post e’ piu’ uno sfogo personale che un mix di consigli, visto che non ho fatto nessun corso e non ho preso la Laurea a SOS Tata, e soprattutto affermando che il mestiere di genitore non e’ per nulla semplice, e confermando a voce forte che il detto: “figli piccoli problemi piccoli, figli grandi problemi grandi” e’ assolutamente veritiero.

Massi

Dolce fermezza


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