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Trattandosi di Dolce & Gabbana si può intuire che si riferisca all’addobbo festivo di una città siciliana, magari Palermo o Catania. O magari una piccolo paese dell’interno siciliano e perché no anche di Cefalù che è sulla costa. Ricordi di una vacanza di infanzia, mi suggeriscono Pollina, paesino arroccato sulla montagna proprio sopra Cefalù.
Il segnale festoso è di buon augurio, anche perché vuol dire che il recupero dell’italianità passa per le cose semplici e genuine. Ma anche perché la presenza di un segno così preciso che arriva dal Sud nel cuore operoso del Nord fa ben sperare che l’Italia è unita nonostante le boutade referendarie padane a cui non crede nessuno. E anche quelli che lo propongono sanno che è improponibile. Stile italiano all’ennesima potenza. Il più genuino dei nostri ieri. Da recuperare al volo. Sofia Loren canta «Ehi mambo...» e le modelle fanno ondeggiare la gonna Anni 50 mostrando, pudiche, uno scampolo di pancia come la diva in «Pane, amore e...», il film di Dino Risi. Le luminarie per la festa di Santa Rosalia accendono la passerella di Dolce & Gabbana dove sfilano i sentimenti e i valori tipici del nostro Paese tradotti in un guardaroba allegro. «La famiglia, innanzitutto, e il cibo come momento di aggregazione. Al Sud già alla mattina presto si pensa a cosa mangiare», raccontano gli stilisti associando la collezione a un buon piatto di pasta al pomodoro. Da questa idea nascono i vestiti stampati con cipolle, teste d’aglio, peperoncini, zucchine e pomodori misti a fiori. Mentre pennette, maccheroni e Madonnine diventano orecchini. I tailleur di pvc trasparente sono rifiniti all’uncinetto, souvenir delle formaggiere che si usano per non far entrare le mosche. Gli impermeabili ricordano il cellophane con cui un tempo si copriva il divano «buono». I body punteggiati di pietre e strass assomigliano ai costumi da bagno delle prime Miss nostrane. Scarpe e borse sono in plastica intrecciata, imitazione delle sedie dei bar d’antan. Tutto è sensuale, fresco, invitante. E volutamente lento, come a voler ritrovare spazio e tempo perduto. Applaude serafica Scarlett Johansson in toilette di pizzo carne che si immedesima nel clima festaiolo intimo. Già, perché sono scomparsi i mega-schermi che trasmettevano in streaming la sfilata e riprendevano gli ospiti. Eppure Dolce & Gabbana sono stati i primi a tuffarsi entusiasti nella «rete» del web. «Giusto, ma adesso facciamo un passo indietro, le tecnologie vanno usate senza diventarne schiavi, sono diventate un’ossessione. Anche con i blogger bisogna prendere le distanze, selezionare», spiegano gli stilisti tornando virtualmente a casa, al paese, per ritrovare quelle emozioni che hanno reso autentico il loro Dna mediterraneo. Il buon giorno si vede dal mattino. All'ingresso della sfilata di Dolce & Gabbanaad accogliere gli ospiti ci sono i festoni illuminati di una festa che nei paesi italiani si usa allestire per i santi patroni. Si sentono canzoni allegre: da Bandiera Gialla di Gianni Pettenati del 1966 a Marina Marina di Gianni Otto (i testi sono di Gianni Morandi) del 1971: ed è tutto un ricordo di un'Italia diversa da qua la di oggi. Ed è un recupero della italianità quello che Domenico Dolce e Stafano Gabbana mettono in atto con la loro collezione P/E 2012, a partire dagliabiti di netto sapore Anni 50 delle nostre italianissime maggiorate. Tant'è che la colonna sonora è Mambo Italiano, una popolare canzone, arrangiata da Bob Merrill nel 1954, portata al successo da Rosemary Clooney, cantante di jazz bianco (ne abbiamo una versione anche di Sofia Loren, quando ancora si scriveva con la f) che ben si accosta aigrandi abiti con corpetti stretti sul seno abbondante, vita da acciuga e gonna che si allarga fino ma sotto il ginocchio, tutti stampati a fiori e frutta, soprattutto il melograno che porta fortuna. Il racconto di questa italianità cresce subito con i tailleur dalle gonne a tubo e le giàcchine corte con le Khan He che arrivano appena a sfiorare il gomito e i soprabiti ampi con le maniche a tre quarti, tutti di pizzo e con incrostazioni dello stesso pizzo che arricchiscono l'occhio e la figura. Nella stessa forma, il passato diventa attuale con il soprabito di PVC borchiato ma con gli orli e il colletto di pizzo (stesse caratteristiche per il tailleur che segue). Tutta la collezione di Dolce & Gabbana è, quindi, un racconto dell'Italia ingenua e bella, quella che si era spensierata dopo la guerra e viveva nella speranza, ma era quasi una certezza, che il futuro sarebbe stato migliore del presente, quella Italia per cui era un dovere vestirsi elegante e con il vestito della festa la domenica per andare alla messa, e figuriamoci per la festa del santo patrono, quella Italia per cui anche quando ci si doveva vestite di nero per il lutto si aveva l'obbligo di essere eleganti (e qui, il duo stilistico si inventa una teoria di tailleurs e abiti di pizzo nero in ogni forma e qualità che rappresentano il trionfo della sartorialità italiana). La sfilata si conclude in un misto di nostalgia e di buon auspicio. La nostalgia di quando eravamo poveri (e forse meno di oggi) ma belli (interiormente sicuramente più di oggi) e il buon auspicio di superare le difficoltà del presente, portato in passerella da abiti-gioiello incrostati di pietre dure colorate come le luci dei festoni della scenografia. L'entusiasmo di Scarlett Johansson, presente nel parterre, era incontenibile. Scarlett in rosa carne, pettinatura anni 50. Baraonda di fotografi, telecamere e fans per la Johansson . Bella sì, diva sì. Con piega amara della bocca dopo le ultime foto osè rubate e pubblicate.
Eppure non è lei a far notizia ma la collezione di Dolce e Gabbana, un crescendo di emozioni da pelle d'oca. E poi c'è chi denigra la moda! Arte, come andare a vedere una mostra. Allora, siamo in un paese (più probabile del sud), festa del patrono. Luminarie a giorno, colorate, abbaglianti. E tutte si mettono in ghingheri. Ci si siede al caffè del corso: che c'è di meglio se non guardare le ragazze passare tirate alla grande?
Così spiegano Domenico Dolce e Stefano Gabbana, l'ambientazione della sfilata che è poi l'ispirazione della moda: la vera essenza italiana, il piacere del vestito, la gioia della festa.
Si parte dalle stampe: un vortice di verdure e fiori. Su tessuto goffrato, arricciato, stretto sui fianchi e poi lasciato libero a volazzare quando si fa di chiffon. Fiori tra i capelli, acconciature elaborate: c'è la festa, ragazze. E ci si infila, persino, un paio di orecchini con i fusilli o le penne tanto per ribadire il concetto dell'orgoglio italiano. La scarpa (di vernice o di cordoncino di plastica intrecciata) e le borse nello stesso tessuto degli abiti, o crochet o il cestino di vimini.
Il tailleur è piccante come un peperoncino, il pizzo macramè fa copia con i pomodori o con le cipolle. Bottoni gioiello nei soprabiti anche se trasparenti in pvc orlati di pizzo. Pietre colorate a bordare il completo (soprabito più abito) di rafia lavorata all'uncinetto. Abito stuoia con pon pon per la sciantosa del paese. Profusione di ricami, di cristalli, di incrostazioni. Fantastici ! Un gruppoo di abiti da sogno perchè è bello sognare. Questo è e fa la moda.
Sessanta preziosi body chiudono il defilè (ricordano quelli delle gemelle Kessler a Studio Uno, modernissime già allora). Sessanta miss, sessanta bellezze travolgenti, da schianto. Che si muovono sulle note di "Mambo Italiano", quello di Sophia Loren (che continui a canticchiare).
Insomma, esci davvero felice dalla sfilata di Dolce e Gabbana, il film della moda. E capisci che il made in Italy, crisi o non crisi, è il più alto valore del Paese, il biglietto da visita per conquistare il mondo. E’ qui la festa. Mirabolante, pirotecnica, strepitosa, eppure familiare, ottimista, quasi ingenua , dal sapore di “casa”. Casa inteso come tradizione, storia, orgoglio italiano delle cose semplici e genuine. E qui la festa. Qui alla sfilata di Dolce & Gabbana che hanno trasformato la passerella nel “ corso “ di un Paese del Sud addobbato da luminarie sfavillanti a creare un atmosfera allegra e allo stesso tempo glamour che più glamour non si può. Va in scena il DNA dei ragazzi , a celebrare la bellezza italiana ; il loro show si chiama ancora “ Pane , amore e……” ( Dino Risi 1953 ) , interprete una nuova Sophia Loren vestita con stampe dell’orto ! Pomodori, melanzane, cipolle, zucchine e peperoni rallegrano i tubini in cotone , i pagliaccetti , le gonne ampie anni ’50, i top corti a lasciare scoperta la pancia. Ecco poi il tailleur in plastica arancio, ( proprio quella che si usa per coprire la merce alla chiusura del negozio ) con profili e bottoni a crochet nero, da indossare su lingerie retrò a mitigare le trasparenze. Ecco l’uncinetto rosa antico per calzoncini e tubini a “quadretti” come i vecchi copriletti da corredo , mentre lo spolverino impalpabile è in rafia nera . Neanche un pantalone per questa donna solare , vitale e ironica tanto da scegliere orecchini a forma di pasta in mix con pomodorini e aglio: ingredienti preferiti dalla cucina mediterranea , sana e dal sapore familiare. Sembra apprezzare Scarlett Johansson , labbra rosse , abito cipria e caschetto ondulato, in prima fila . Stella tra le stelle nostrane : Martina Stella, Cristiana Capotondi, Chiara Francini, Gabriella Peisson, Carolina Crescentini . Chissà se per il prossimo red carpet la diva americana sceglierà un abito di pizzo nero, tempestato da spruzzi di pietre colorate, a ricreare l ‘ effetto scintillante delle luminarie delle strade in festa. Oppure preferirà uno degli straordinari, body ricamati di cristalli come fuochi d’artificio? L’uscita finale ne vede passare addirittura sessanta, uno diverso dall’altro: esplosivi! La scelta sarà ardua , l’effetto in pedana è invece garantito , lo certifica il boato che accoglie Domenico e Stefano mentre echeggia ancora la voce di Sophia Loren che canta Manbo Italiano , colonna sonora dello show, a suggellare l’essenza della bellezza italiana. Tra le sfilate più attese di oggi c’era quella di Dolce & Gabbana, la linea principale e più glamour del brand guidato dai due celebri stilisti italiani. Come per le precedenti collezioni della griffe, da qualche anno a questa parte, il duo ha attinto direttamente dall’italianità per ispirarsi nella realizzazione di questi capi per la primavera estate 2012. Anzi, senza esitazione, si potrebbe parlare anche di un vero e proprio omaggio all’Italia del passato, quella dei nostri nonni, profondamente genuina, che parte proprio dall’allestimento dellasfilata che ricorda gli addobbi delle feste patronali o di quartiere. Scopriamo insieme cosa ci hanno proposto Domenico e Stefano per la prossima stagione calda! La passerella di Dolce & Gabbana è stata tutta un omaggio alle radici italiane, a tratti un po’ kitch, a partire dall’apertura con una meravigliosa Bianca Balti,già vista alla sfilata primavera estate 2012 di Blumarine, entrata in scena sulle note di “Mambo italiano” con un abito stampato con cipolle e margherite. “Studiamo incessantemente la realtà e abbiamo capito che occorre ridare entusiasmo, forza, allegria, anche con un abito” queste le parole dei duedesigner alla fine della sfilata. Una collezione moderna e divertente in cui le stampe con la frutta e gli ortaggi assumono credibilità grazie ai tessuti in cui sono stati realizzati gli abiti, dei cotoni lavorati che rendono i disegni luminosi, fino al pizzo macramè, un tessuto molto caro a Dolce & Gabbana. Briosi gli accessori come le scarpe e le borse che rievocano le tovaglie di plastica di una volta e le tende di una cucina. Troppo eccessivo o troppo ironico? Personalmente il messaggio positivo di Stefano e Domenico mi ha convinto, soprattutto l’impronta fortemente italiana che entrambi vogliono dare al loro brand, soprattutto ora che il brand più giovane, D&G, verrà inglobato dalla griffe principale. Chissà cosa ne penserà Scarlett Johansson, ospite d’onore alla sfilata…
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