Innanzi tutto i ragazzi scesi in passerella non sono dei modelli professionisti ma dei ragazzi siciliani, scelti dopo mesi di casting nella splendida isola italiana da cui Stefano e Domenico amano ispirarsi per le loro collezioni. Non è un caso, quindi, che la nuova collezione primavera estate 2013 abbia fatto il suo ingresso con un sottofondo classico, la Cavalleria Rusticana, proprio come ci aspetteremo da un defilè Dolce & Gabbana. In un ambiente decorato da simboli tipicamente siciliani, tra anfore e piante di fico, gli uomini del brand sono scesi in passerella con dei look sorprendi, alcuni decisamente barocchi ed appariscenti altri, decisamente più estivi, avevano una chiara ispirazione navy con tanto di pantaloni o maglie attraversate da righe bicolor orizzontali. Ad averci colpito particolarmente sono le camicie a maniche lunghe in seta, davvero splendide e declinate in stampe fantasia che ricordano vagamente lo stile del compianto Gianni Versace, da indossare con pantaloni classici rigorosamente a vita alta e con tanto di cintura. Anche le scarpe sono piuttosto interessanti: si passa dalle stringate, vero must have del guardaroba maschile e femminile degli ultimi anni, ai sandali che, però, vengono proposti con tanto di calzini bianchi: un abbinamento che, speriamo, non ve la sentiate di emulare nella prossima primavera estate 2013. Tre mesi di casting in Sicilia. Quaranta ragazzi, dai sette ai quarant'anni, presi da Messina, Catania e Palermo. E una passerella con l'orchestrina di paese che suona il Marranzano e gli strumenti da banda. Con un colpo di coda e un guizzo d'orgoglio, Domenico Dolce e Stefano Gabbana tolgono i modelli dalla passerella e ci mettono le persone normali. "Dalla taglia 36 dei ragazzini alla 50 di quelli più grandi. Abbiamo tutte le misure di colli di camicie, giacche, maglie e pantaloni. Li abbiamo visti per caso, in Sicilia, mentre facevano le comparse sul set della nostra nuova campagna pubblicitaria. Il problema è che con i vestiti di sfilata addosso risultavano più belli, più credibili dei modelli. Da lì l'idea di usarli per questo show". Benvenuti nel Nuovo Cinema Paradiso della moda, uno show spezza cuore che funzionerà come una testa d'ariete per spingere oltreconfine l'immaginario di questo marchio con la forza degli alisei. La nuova nave Dolce & Gabbana, infatti, è un piccolo kolossal dello stile, uno di quei remake dell'anima più dolce e melliflua di un Paese capace di far cadere al tappeto persino il consumatore più disattento. Sotto l'apparenza, ovviamente, non manca poi la sostanza della collezione. Si parte dalle righe dei bagni più classici della riviera siciliana, con le bande dei lettini che si tatuano sulle nuove T-shirt di cotone. E si arriva aipupi dei carretti che accendono le camicie, in un tripudio di stampe sbiadite quel che basta per farle sembrare vissute come i disegni originali. Interessante e di grande maestria il lavoro di svuotamento riservato alle giacche: tessuti come garze, sete, e chiffon, panna o neri, vengono doppiati con altrettante trame trasparenti come l'organza, in un doppio velo che vestirà il busto come farebbe una brezza leggera. C'è davvero tutto quello che ci si aspetterebbe, non mancano nemmeno i sandali da miseria che diventa nobilità, di Gattopardiana memoria, a completare questo quadro ricordo che sembra un'immagine sacra dello stile. "Dobbiamo tornare al nostro DNA più profondo, riscoprire chi siamo e fare le cose che sappiamo fare anche meglio. L'identità e la qualità ci salveranno da chi ci copia, dalle nuove sfide e ci faranno continuare nel nostro successo", finiscono i due stilisti a pochi minuti dalla sfilata. E hanno ragione: il loro stile da docu-film è un processo studiato al millimetro, una di quelle mega-produzioni hollywodiane che non perdono mai di vista il dovere di diventare blockbuster senza scadere nella banalità. La costruzione della seconda vita di Dolce&Gabbana, dopo la chiusura di D&G e a metà della profonda trasformazione di questo gruppo, è la testimonianza della grande capacità del fashion System di ripensare se stesso, il proprio comparto industriale e i conseguenti investimenti in fatto di immagine. A metà del primo giorno di Milano Moda Donna fa effetto e piacere vedere quanto l'imprenditoria della moda sia capace non solo di uscire dalla crisi, ma di gettare già le basi della crescita di domani e di dopodomani. Siciliani veraci, orgogliosi, a testa alta. Con le camicie di seta stampata infilate nei pantaloni scuri, un po' corti e larghi, messi giusti sul punto vita e stretti dalla cintura, con le maglie a righe orizzontali, i calzoni corti da scugnizzo degli anni 50 e le scarpe grosse da contadino, aperte quasi a sandalo, con le giacche peso-piuma in garza di lana che prende la forma del corpo ma resta sartoriale. Mica sono i soliti modelli bellissimi, questa è gente di Sicilia, bassina, coi ricci lucidi e il taglio fresco di barbiere, magrolina ma muscolosa, oppure ben piazzata ma tornita dal lavoro. Facce di carattere, scelte a una a una, perché la sfilata di Dolce & Gabbana stavolta è un film. E' cinema neorealista versione 2012, anzi 2013, perché è all'estate del prossimo anno che la collezione è dedicata. Domenico Dolce e Stefano Gabbana ci avevano avvertito: stavolta la sorpresa sarà grande, e così è. Entrano in scena chitarra e tamburello, fiscalettu (zufolo), bummulu (anfora) e marranzano (scacciapensieri), il ritmo è serrato, la sfilata anche. Sono 73 i protagonisti di questo film della moda: hanno dai 12 ai 43 anni, sono stati scovati in tre mesi di ricerca, sono pescatori, studenti, manovali, barbieri, camerieri. C'é il laureato disoccupato che si arrangia, il ragazzino con le gambe storte e la bella faccia scolpita, il dongiovanni e il padre di famiglia: sono stati reclutati tra Catania, Taormina e Messina, tre mesi di casting, molti di loro all'inizio non ci credevano. Ma poi l'hanno presa sul serio, sono entrati nella parte, hanno fatto le prove, sono venuti a Milano tutti assieme. "Ce la fai domani sera?" ha chiesto ieri Domenico e Salvatore gli ha risposto al plurale: "Ce la facciamo, ce la facciamo". Sfilano con una bravura che colpisce, come un piccolo esercito veloce, al ritmo dello scacciapensieri: non hanno voluto farsi toccare i capelli, i due stilisti hanno accettato, era nello spirito di questa strana impresa, che poi strana non è: "mettere la moda addosso agli uomini veri, perché la moda è abbigliamento per persone reali, è costume. Gli accessori vengono dopo, stanno intorno, sono importanti, fanno fatturato, ma non sono la moda". Questa cosa tutta nuova sembra una ricerca di radici profonde: "siamo riusciti a emozionarci di nuovo - dicono Domenico e Stefano - abbiamo scelto di correre un rischio, abbiamo riscoperto il gusto di lavorare con la verità del genere maschile, quello reale. Oggi la crisi sta nella bugia, nella finzione. Tutto ciò che è artefatto non ha valore. Abbiamo voluto un mondo vero, fatto di persone vere, di musica vera, e tutto fatto veramente in Italia". E c'é un aspetto che alla fine colpisce veramente, in questa sfilata neorealista: lo spettacolo dell'umanità sincera non soffoca anzi esalta la collezione. Non si possono non notare le bellissime camicie di seta foulard stampate con i pupi siciliani, le maglie con le immagini dei templi e i disegni dei carretti siciliani. Ma soprattutto le giacche della affollata chiusura finale: ognuna è diversa, ognuna è speciale, in garza di lana doppiata di organza o in due strati di chiffon, dal nero all'ecru, tutte svuotate e leggerissime eppure perfette. "Questo è il lusso che ci distingue dal low cost, questa è la qualità, che non ha prezzo" dice Stefano. I neomodelli sembrano capirlo perfettamente, mentre percorrono velocemente la passerella tra gli applausi che sottolineano con allegria il ritmo di "Sciuri sciuri, sciuri di tuttu l'annu". Il più piccolo ha 12 anni, il più grande ne ha 42. Sono i sicilianissimi modelli per caso, scelti con un casting autoctono tra Taormina, Catania e Palermo da Dolce & Gabbana che oggi hanno portato in passerella al Metropol i colori e la cultura della Sicilia, terra prediletta e amatissima dal duo, con concertino folk live tra tamburello e scacciapensieri e set di fichi d'india. "E' un omaggio vero alla Sicilia - dicono Domenico e Stefano dopo i tanti applausi di ammirazione per il defilè - la ricerca delle nostre radici. Ci ha molto affascinato scoprire tante belle facce di ragazzi quando siamo scesi in Sicilia per scattare la campagna con Monica Belliucci e lì ci è venuta l'idea di sceglierli anche come modelli per la sfilata di Milano Moda Uomo perchè su di loro la moda si normalizza. Questa è gente vera, un plotone vario di pescatori, studenti, muratori, impiegati, contadini, 73 siciliani doc, qualcuno anche minorenne che è venuto accompagnato dai genitori. E' stato molto emozionante pensare la collezione per loro e realizzarla senza tenere presente le taglie dei modelli". Ed eccoli fieri, con la testa all'insù, con la coppola e i calzoni alti in vita, le camicie con le stampe dei pupi siciliani e dei templi della Magna Grecia, le scarpe intrecciate un po' retrò e un look naturalissimo, tra gli appalusi continui del pubblico internazionale che ha molto gradito questo omaggio all'italianità e alla sicilianità. "Oggi tutto è cambiato - dicono Domenico e Stefano - è il tempo della verità, noi poi siamo nazionalpopolari, non siamo snob. Bisogna tornare a vivere gli abiti come emozioni e questi modelli presi dalla vita vera ci dimostrano che si può fare". Un solo giorno di prove, col batticuore, e poi via veloci in passerella mentre il gruppo musicale di paese suona e canta "Ciuri, ciuri...". Sulla passerella di Dolce & Gabbana hanno sfilato uomini e ragazzi siciliani personalmente scelti dagli stilisti. Non modelli, ma uomini di carattere “presi in prestito” dalla moda, dallo star system. La collezione Dolce&Gabbana Estate 2013 verrà presentata con una sfilata i cui protagonisti non sono modelli, ma ragazzi e uomini siciliani scelti personalmente da Domenico Dolce e Stefano Gabbana. Il carattere, la semplicità e la bellezza naturale che si manifesta nei visi di queste persone sono in questo momento la fonte di ispirazione di Dolce & Gabbana. Una collezione dove domina la camicia bianca a collo aperto ma che non dimentica righe stampate su canapone e su cotone ispirate ai lidi siciliani come Taormina, Cefalù, Mondello e le isole Eolie. Tessuti leggeri che vedono garze di lana o di lino velate di organza o di velo. Dettagli di classe? Stampe souvenir che ricordano la Sicilia, stampe carretti, pupi e templi. Ma non mancano i richiami alla letteratura, in particolare a Gesualdo Bufalino, grande conoscitore della Sicilia e della sicilianità, nello scritto “L’isola plurale” ha delineato più di ogni altro le caratteristiche fondamentali dei siciliani, il carattere e le tendenze, causate da ragioni storiche, climatiche e insulari. “[…] Tante Sicilie, perché? Perché la Sicilia ha avuto la sorte di ritrovarsi a far da cerniera nei secoli fra la grande cultura occidentale e le tentazioni del deserto e del sole, tra la ragione e la magia, le temperie del sentimento e le canicole della passione. Soffre, la Sicilia, di un eccesso di identità, né so se sia un bene o sia un male. […] Ogni siciliano è, difatti, una irripetibile ambiguità psicologica e morale. Così come l’isola tutta è una mischia di lutto e di luce. Ragazzi e uomini siciliani sono stati scelti personalmente da Domenico Dolce e Stefano Gabbana per interpretare la collezione uomo della prossima primavera estate. Il carattere, la semplicità e la bellezza naturale che si manifesta nei visi di queste persone sono in questo momento la fonte di ispirazione di Dolce&Gabbana, doti temprate dalle ragioni storiche, climatiche e insulari di chi vive in Sicilia. Stampe souvenir che ricordano la Sicilia, stampe carretti, pupi e templi. Camicia bianca con collo aperto. Righe stampate su canapone e su cotone ispirate ai lidi siciliani come Taormina, Cefalù, Mondello e le isole Eolie. Ci sono il pescatore, il manovale, lo studente, il muratore, il disoccupato... Tutta gente normale, tutti siciliani. La passerella di Dolce & Gabbana sembra un film di Tornatore. Gli stilisti volevano tornare alle radici del loro dna, così in tre mesi di casting fra Catania, Taormina e Messina, hanno selezionato 73 maschi dagli 11 ai 40 anni. Non belli, un po’ bassotti, tutti bruni, con facce speciali, lo sguardo fiero e l’orgoglio dell’appartenenza alla loro terra. «Uomini veri, di carattere, che ti possono far innamorare molto più dei “bononi” che stavolta abbiamo eliminato». Cactus e muretti di pietra, un gruppo folk che suona «Sciuri, Sciuri» fanno da contorno a questa sventagliata di tipologie da paese che esaltano i capi con la loro semplicità. Compresi nella parte, sfilano dritti come fusi, meglio dei modelli. Qualcuno è pettinato in modo strano. «Abbiamo rispettato la loro personalità. Li abbiamo portati a Milano tutti insieme, ed è straordinario vedere come s’impegnano», raccontano gli stilisti, che con questa operazione lanciano un messaggio: «Tutto ciò che è artefatto non ha valore. La crisi sta nelle bugie, dobbiamo tornare alla verità. A vestiti ben fatti, all’esaltazione della sartorialità, a vivere gli abiti con emozione, mettendoli addosso a gente reale, perché la moda è costume». Ritraggono templi e carretti, si colorano di righe da litorale Anni Cinquanta le stampe delle camicie effetto vintage con le maniche arrotolate. Si stringono in un pugno come fazzoletti le giacche svuotate, in garze doppiate (tutte diverse e rigorosamente made in Italy) da sposare a calzoni con la vita alta, doppia pinces e T-shirt di cotone. Viva la naturalezza. Un sabato da leoni. Chissenefrega se poi si torna alla normalità. Perchè sarà un ricordo per tutta la vita, da raccontare per tanto tempo, le foto da far vedere ai nipotini. E per qualcuno pure una chance da giocarsi. Chissà cosa potrà accadere. Non si sa mai. Facce cosi belle e intense e fiere che manco in certi film ambientati in Sicilia si sono viste. Sono arrivati in settanta dalla quella terra straordinaria, scelti da Domenico Dolce e Stefano Gabbana per la loro sfilata uomo. Tre mesi di casting. 70, dagli 11 ai 43 anni. Siciliani. Una sicilia scolpita in quei volti, in quelle espressioni, in quelle carnagioni. "Ci siamo cimentati in una ricerca delle nostre radici -raccontano- Tutto nasce mesi fa quando andammo in Sicilia per la campagna pubblicitaria donna". Bellucci, Balti, Brandolini (bellezze mozzafiato) e comparse. "Siamo rimasti emozionati dalle comparse che a un certe punto sono diventate protagoniste. Colpiti dalla forza di queste persone e da come la moda su di loro era diventata normale. Da li ci siamo buttati". Persone reali, sfilata con gente vera. Arrivata da Catania, Taormina, Caltanissetta, Palermo, Messina, Siracusa, Enna. "Continuando a lavorare con i modelli si perde quasi di vista la quotidianità, così e piu divertente". L'effetto è cinematografico, un nuovo realismo salito in passerella e che potrebbe finire in un film vero. "L'approccio non è una sfilata di moda ma una cosa nuova che abbiamo voluto sperimentare". E sfilano quasi marciando, a volte correndo come per finire più in fretta, emozionati, veri, espressivi, seri, orgogliosi di quello che stanno facendo. Ci sono pescatori, barbieri, muratori, calciatori, camerieri, disoccupati, studenti e altro ancora. Ma non c'è alcuna differenza tra loro. "Tutto cio che è finto e artefatto non ha piu valore. Facciamo vedere un mondo vero, persone vere, moda vera, musica italiana, arte popolare". Il folklore siciliano sale in passerella nelle note che il gruppo suona. Il folklore finisce nelle stampe souvenir delle maglie e delle camicie con impressi i disegni dei carretti siciliani, dei pupi e dei templi. La sartorialità italiana la si ritrova nelle giacche doppiate e svuotate: garze di lana doppiate di organza, garze di chiffon di seta a doppio strato di chiffon. Pantaloni, lunghi o corti, a vita alta. Scarpe intrecciate, borse invecchiate portate come cartelle. Sì, bella la moda. E come potrebbe essere diversamente. Ma ciò che si è visto da Dolce e Gabbana era molto di più. Un'emozione. Non un caso che proprio Domenico e Stefano abbiano voluto ricordare una frase di Gesualdo Bufalino: "Ogni siciliano è, difatti, una irripetibile ambiguità psicologica e morale. Così come l'isola tutta è una mischia di lutto e di luce". Questo è arrivato a Milano, nel grande teatro di Dolce e Gabbana. Tutti si sono emozionati, anche chi non era italiano. E l'applauso, fragoroso, è arrivato naturale, come una liberazione. Una pièce che sa più di neorealismo che di cinema paradiso, più di teatro che racconta che di cinema che espone le immagini, con una colonna sonora di note in cui il marranzano sovrasta il piffero, le note forti e dolenti si impongono su quelle addolcite dell'armonia sottile. La trama parla dell'esuberanza naturale dell'orgoglio di appartenenza che si snoda su una vista panoramica che si affaccia su una natura che difende se stessa.
La sfilata di Dolce & Gabbanaper la collezione uomo primavera/estate 2013 è una rappresentazione di una visione non solo della moda ma della vita secondo Domenico Dolce e Stefano Gabbana. Via le colonne sonore urlate, via i modelli professionisti: una orchestrina siciliana e un cast di uomini siciliani, reclutati a Taormina, di tute le età, dai sette ai quarant'anni. E una scenografia che si vuole semplice (un giardino con le piante di fichi d'India) ma che racconta molto di più di questa semplicità.Racconta di un'Italia autentica che si manifesta attraverso la sicilianità. Già l'invito era un manifesto: all'esterno piante di fico d'India in primo piano sullo sfondo del mare, all'interno forse il passo più significativo de Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa: «I siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti: la loro vanità è più forte della loro miseria». E sono giustamente vanesi gli uomini con i calzoni corti stretti in vita dalla cintura con la maglia a righine all'interno, con le giacche a righe larghe come quelle delle sdraio dei lidi siciliani, con i pantaloni lunghi alla caviglia e i sandali ai piedi, con gli abiti inappuntabili lavorati in sartoria. Uomini eleganti punto e basta, eleganti come sono sempre stati gli uomini italiani, da quelli Siciliani che sanno esprimere una punta di raffinatezza in più mentre passeggiano sul corso del paese, a quelli del nord, che pur non avendo mai avuto il coraggio di pensarsi eleganti con addosso una canottiera blu slavata hanno sempre conservato il senso del portamento. Una collezione, allora, che parla della sicilianità per parlare dell'italianità, tanto le due cose non sembrano disgiunte, fino al punto che gli abiti assumono lo stesso ruolo che il coro assume nell'Opera (altra indimenticabile espressione dell'italianità), quello di dare forza e carattere all'azione del protagonista. Un protagonismo che qui è dato a quel tipo di uomo che vuole fare dei suoi abiti la propria rappresentazione.
Facce di carattere, scelte a una a una, perché la sfilata di Dolce & Gabbana stavolta è un film. E' cinema neorealista versione 2012, anzi 2013, perché è all'estate del prossimo anno che la collezione è dedicata.