Il Paese della Chiesa ha dato i natali alla maison più trasgressiva che c’è. Il Paese amministrato dagli ingordi Fiorito, dagli intraprendenti e sgrammaticati Lavitola, ospita però un Presidente di Regione, Nicky Vendola, dichiaratamente omosessuale, che convive da anni col compagno. La questione che nel Belpaese non possano sposarsi la lasciamo alla politica, visto che alla moda il matrimonio artistico tra gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana, ha fruttato un capitale non indifferente e di questa eccellenza vogliamo occuparci. Per dire: solo all’ultimo Festival del Cinema di Venezia, Winona Ryder vestiva Dolce & Gabbana, Spike Lee e tutta la sua famiglia, vestivano Dolce & Gabbana. E’ un caso di stile italiano esportato all’estero, quello del marchio D&G, italico per antonomasia, quasi come dire Ferrari. Spagna, Francia, Giappone, New York; dovunque vai trovi uno show room Dolce & Gabbana. Ormai sfornano di tutto: non solo abbigliamento (ragazzi ben vestiti rimediano varie centinai di euro per un jeans griffato D&G - e molto graffiato - per un cappellino, per una cintura). Producono occhiali, profumi, orologi, scarpe. Sono tra i più contraffatti (insieme a Nike) del mercato secondario, quello delle boutique improvvisate su una scatola di cartone. Perché tutti, ricchi e poveri, desiderano un capo D&G. Ricchi e poveri sono d’accordo solo in due casi: davanti ad un jeans D&G, e dentro un paio di Nike. Nel 2009 i due fortunati stilisti creano la nuova maglia rosa per il centenario del Giro d’Italia. E’ per loro un’ennesima consacrazione nelle patrie mura. Una cosa che passa così, come una tappa qualsiasi, eppure a scriverla ora si apprezza meglio il contenuto rivoluzionario di quella maglia rosa firmata D&G: il mondo dello sport, iconograficamente così dominato dal machismo, che sceglie due stilisti gay, è una piccola rivoluzione civica. La questione culmina con una specie di scherzetto del destino giocato involontariamente alla religione: Madonna veste D&G. Non poteva essere diversamente, il diavolo veste Prada, Madonna veste Dolce & Gabbana. Si apprende che la cantante di origine italiana, la Ciccone, ordinò per un tour ai due giovani stilisti una cosa come 1500 abiti diversi. Demi Moore veste D&G, come Nicole Kidman, Isabella Rossellini, Eva Riccobono, Susan Sarandon, Tina Turner, Gwyneth Paltrow, Liv Tyler, Jon Bon Jovi e Simon Le Bon (quello dei Duran Duran). Anche la cantante Kylie Minogue si è fatta un tour in D&G. E poi c’è stato l’ingresso nel tempio del calcio con uno spot tutto al maschile interpretato da Fabio Cannavaro, Gianluca Zambrotta, Andrea Pirlo, e Gennaro Gattuso. Dal massimo della “maschialità” al massimo della femminilità, quando una burrosa Monica Bellucci si fece protagonista dello spot televisivo del primo profumo D&G, diretto da Giuseppe Tornatore. Dire “Dolce & Gabbana” è qualificarsi dunque italiani, quella contraddittoria popolazione che ha tanti santi quanti eroi. Tutti firmati D&G. (fonte: 9colonne)
Magazine Lifestyle
Dolce & Gabbana: Uomini che vestono (la) Madonna
Creato il 01 ottobre 2012 da Dg_victims @DG_VICTIMS
Il Paese della Chiesa ha dato i natali alla maison più trasgressiva che c’è. Il Paese amministrato dagli ingordi Fiorito, dagli intraprendenti e sgrammaticati Lavitola, ospita però un Presidente di Regione, Nicky Vendola, dichiaratamente omosessuale, che convive da anni col compagno. La questione che nel Belpaese non possano sposarsi la lasciamo alla politica, visto che alla moda il matrimonio artistico tra gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana, ha fruttato un capitale non indifferente e di questa eccellenza vogliamo occuparci. Per dire: solo all’ultimo Festival del Cinema di Venezia, Winona Ryder vestiva Dolce & Gabbana, Spike Lee e tutta la sua famiglia, vestivano Dolce & Gabbana. E’ un caso di stile italiano esportato all’estero, quello del marchio D&G, italico per antonomasia, quasi come dire Ferrari. Spagna, Francia, Giappone, New York; dovunque vai trovi uno show room Dolce & Gabbana. Ormai sfornano di tutto: non solo abbigliamento (ragazzi ben vestiti rimediano varie centinai di euro per un jeans griffato D&G - e molto graffiato - per un cappellino, per una cintura). Producono occhiali, profumi, orologi, scarpe. Sono tra i più contraffatti (insieme a Nike) del mercato secondario, quello delle boutique improvvisate su una scatola di cartone. Perché tutti, ricchi e poveri, desiderano un capo D&G. Ricchi e poveri sono d’accordo solo in due casi: davanti ad un jeans D&G, e dentro un paio di Nike. Nel 2009 i due fortunati stilisti creano la nuova maglia rosa per il centenario del Giro d’Italia. E’ per loro un’ennesima consacrazione nelle patrie mura. Una cosa che passa così, come una tappa qualsiasi, eppure a scriverla ora si apprezza meglio il contenuto rivoluzionario di quella maglia rosa firmata D&G: il mondo dello sport, iconograficamente così dominato dal machismo, che sceglie due stilisti gay, è una piccola rivoluzione civica. La questione culmina con una specie di scherzetto del destino giocato involontariamente alla religione: Madonna veste D&G. Non poteva essere diversamente, il diavolo veste Prada, Madonna veste Dolce & Gabbana. Si apprende che la cantante di origine italiana, la Ciccone, ordinò per un tour ai due giovani stilisti una cosa come 1500 abiti diversi. Demi Moore veste D&G, come Nicole Kidman, Isabella Rossellini, Eva Riccobono, Susan Sarandon, Tina Turner, Gwyneth Paltrow, Liv Tyler, Jon Bon Jovi e Simon Le Bon (quello dei Duran Duran). Anche la cantante Kylie Minogue si è fatta un tour in D&G. E poi c’è stato l’ingresso nel tempio del calcio con uno spot tutto al maschile interpretato da Fabio Cannavaro, Gianluca Zambrotta, Andrea Pirlo, e Gennaro Gattuso. Dal massimo della “maschialità” al massimo della femminilità, quando una burrosa Monica Bellucci si fece protagonista dello spot televisivo del primo profumo D&G, diretto da Giuseppe Tornatore. Dire “Dolce & Gabbana” è qualificarsi dunque italiani, quella contraddittoria popolazione che ha tanti santi quanti eroi. Tutti firmati D&G. (fonte: 9colonne)
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