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Altro che recupero sociale: Dom non è pentito , anzi è un pazzo furioso che però ha qualche sprazzo di lucidità.
Il lungo inseguimento ai suoi soldi gli permette di intravedere prima e poi percepire sempre più chiaramente che cosa è veramente importante nella sua vita: recuperare gli affetti e il rapporto con sua figlia.
Però la soddisfazione di una piccola vendetta contro la battona rumena ( una volta tanto un mignottone che non ha il cuore di panna ) che gli ha rubato i soldi non ce la vogliamo togliere?
Quando vedi Dom Hemingway pensi a quanto sia evidente l'influenza di Quentin Tarantino su certo cinema: e lo vedi da subito perché per qualche interminabile minuto uno smisurato Jude Law, smisurato in tutti i sensi, anche quello della panza messa su per l'occasione, decanta le lodi del suo gingillo rendendo il film di fatto vietato ai minori e accogliendo l'ignaro spettatore in un antro nauseabondo.
Poi viene raccontata con divagazioni e notazioni a margine che valgono probabilmente più del racconto stesso, una vicenda dai toni pulp, molto pulp, forse anche troppo pulp che richiama in più di un'occasione il cinema muscolare e incline al turpiloquio di Guy Ritchie ( che anche lui con Lock & Stock ha creato un nuovo modo di realizzare free cinema inglese , strada su cui si sono inserite decine e decine di altri film).
Eppure il personaggio cardine di Dom Hemingway mi ha ricordato anche parecchio da vicino il protagonista di Bronson di Nicolas Winding Refn: stesso ego smisurato, stesso delirio, stesso disagio esistenziale nascosto sotto una scorza spessa così di pazzia e soprattutto un look cinematografico molto affine con queste scenografie teatraleggianti messe in evidenza a pie' sospinto e una fotografia ipersatura che crea un cromatismo color pastello molto acceso.
E se Bronson era poggiato totalmente sulle spalle di un enorme , irriconoscibile Tom Hardy, Dom Hemingway è nelle mani di Jude Law e della sua recitazione ai limiti del parossisimo.
E' talmente sopra le righe da assumere i toni della caricatura ma , francamente , è una caricatura che incute terrore perché Dom è la classica bomba innescata che può esplodere da un momento all'altro.
Stupisce che sia ad interpretarlo proprio un tipo come Jude Law, uno che nella sua carriera d'attore ha fatto del suo aplomb inglese la propria cifra stilistica.
Qui manda tutto al macero nel segno di un personaggio eccessivo in tutti i sensi, anche negli affetti che vuole recuperare a tutti i costi travolgendo, a caro prezzo ma non gli importa , tutti gli ostacoli che si frappongono tra sé e una figlia che praticamente non ha mai conosciuto.
Nella seconda parte tutto è focalizzato sulla pulsione del padre alla ricerca della figlia, sempre con toni inclini al grottesco e forse il film perde un po' di efficacia perché si cominciano a notare le crepe nel monolite Dom e di riflesso anche nel film che vive, come il suo protagonista, degli eccessi di una
sceneggiatura ricca e articolata a cui spesso non si riesce a stare dietro, spettatore in primis , ma si ha l'impressione che anche il regista ( che è Richard Shepard che ha alle sue spalle una robusta gavetta televisiva e una manciata di film per il cinema) faccia un po' fatica, non abbia sufficienti idee, mezzi espressivi per stare dietro alla messe di avvenimenti messi in campo dalla vicenda raccontata dallo sceneggiatore ( sempre Richard Shepard).
L'ho visto doppiato in italiano e ho come l'impressione di essermi divertito la metà : un po' come mangiare un pacchetto di Fonzies e poi non leccarsi le dita.
Film come questo che sguazzano letteralmente nella coloritura del linguaggio andrebbero visti rigorosamente in lingua originale.
( VOTO : 6,5 / 10 )
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