A leggere il manifesto dei Comuni Virtuosi, dove si parla espressamente di "spazio pubblico" e "consumo di suolo", almeno una domanda è d'obbligo. La risposta e opzionale. I commenti non sono necessari: i fatti parlano da sé. La domanda però non è se Fasano (e non solo) diventerà mai un comune virtuoso. La questione è se Fasano (e non solo) e soprattutto i fasanesi (e non soli), vorranno mai riappropriarsi del loro spazio pubblico (d'incontro, di partecipazione di discussione, di condivisione, di decisione, di fruizione), prima che tutto, ogni più piccolo lembo di terra e di mare, finisca irrimediabilmente e definitivamente nelle mani dei vecchi nuovi padroni.
Dopo la Bandiera Blu della Fee e le Vele di Goletta Verde, chi sa se interessa più a qualcuno avere un comune virtuoso, nei fatti, non solo nei proclami.
Uno dei mali accessori da scongiurare è l'apparire che copre la realtà: grandi centri commerciali (e soprattutto tanti), grandi automobili, grandi ville e masserie, grandi resort (che nel tempo si espandono sempre più: più di una città), grandi campi da golf, grandi panfili, grandi capitali, grandi padroni, grandi servi riverenti (e soprattutto tanti), una grande povertà di spirito (e non solo). Tanta grandezza sprecata.
Del resto, agli ospiti, grandi e illustri, delle altrettanto illustri e grandi gabbie dorate, cosa può fregare della virtuosità reale di un territorio e di una città con cui non hanno alcun rapporto sociale e nemmeno economico? Si viene qui (alla grande), solo per consumare risorse, preconfezionate e sotto vuoto (umane, territorio e ogni bene della terra), per poi andar via. Alla città restano bandiere e golette al vento (bisogna farne buon uso), di cui vantarsi con orgoglio, issate su una terra che non è più nostra.