Quella che vi presento oggi, cari lettori, è la prima intervista di questo blog. La dottoressa Paola Biondi, psicologa, psicoterapeuta e responsabile del blog PsicologiaGay ha avuto la pazienza di leggere le mie domande a volte infantili, sgridarmi quando ci stavano come i cavoli a merenda, e produrre il “breve” testo che leggerete. Abbiamo posto le “basi”, che Paola mi ha raccontato con estrema semplicità, come se si stesse chiacchierando davanti a una tazza di the o ad una birretta (che ormai è più di stagione), ma non mancando di esaudire ogni curiosità con professionalità senza tralasciare l’aspetto tecnico.
Questa è una base, dicevamo, da cui partire per una possibile seconda intervista… dove le domande le fate voi. Scrivete tutto ciò che vi passa per la testa nei commenti (oppure privatamente a me o a lei) anche in forma anonima. Anche se non condividete l’omosessualità o alcuni suoi aspetti, potete esprimere le vostre perplessità. Sono ammessissime curiosità, richieste di informazioni e di chiarimenti. Insomma, credo sia un’occasione da non lasciarsi sfuggire!
Per chi volesse approfondire l’argomento, è disponibile il suo e-book (gratuito, eh) “Omosessualità, cosa è, cosa non è”, scaricabile dall’homepage del suo sito. Ringrazio Paola per la cordiale disponibilità, partiamo con le domande.
Raccontaci qualcosa di te: quanti anni hai, dove vivi, che lavoro fai?
Ho 39 anni, vivo a Roma da una ventina, sono una psicologa e psicoterapeuta.
Andrea ha insistito perchè dicessi qualcosa di “personale”: adoro il cinema, soprattutto thriller, la buona tavola, jazz, fusion, chillout, Vasco
Siiii!!!
Perché hai scelto di fare la psicologa?
Mi viene da sorridere ogni volta che mi fanno questa domanda
Ero incuriosita dalle persone che parlavano da sole in autobus o per la strada… forse avrei dovuto fare psichiatria… oggi se potessi farei di sicuro medicina. A volte sento la mancanza di alcune competenze in questo campo. Sono felice di aver scelto questa professione, nonostante le difficoltà che ho avuto per laurearmi e soprattutto per lavorare. Ancora adesso so che c’è ancora tanta strada da percorrere…
Perché hai creato PsicologiaGay.com?
Le tematiche LGBTQ mi hanno sempre interessata e, cercando sul web siti che contenessero contenuti, ho visto che in realtà non ce n’erano così “specialistici”. Anche nell’ambito della formazione non ho trovato molto, e mi sono rivolta all’estero, con l’intento però di creare formazione anche in Italia.
L’errore più grande che i miei colleghi fanno è pensare che in quanto psicologi o psicoterapeuti non hanno bisogno di altre informazioni su queste tematiche. Io credo invece che, come cita lo stesso codice deontologico, sia importante per ogni professionista essere aggiornato e formarsi adeguatamente nei settori in cui opera.
Da chi è letto, principalmente, il tuo blog? Chi sono i tuoi principali clienti?
Farei un distinguo obbligatorio. L’utenza di chi arriva al blog e magari decide di seguirmi tramite la newsletter o i feed non è la stessa che rientra nella mia clientela. Intanto non ho solo clienti omosessuali o transessuali e solo una minima parte arriva a chiedere un consulto vis-a-vis tramite il blog. In questo momento ci sono oltre 1200 iscritti alla mia newsletter, molti sono colleghi o studenti/laureandi in psicologia.
Come clienti invece ho persone che decidono di seguire i miei corsi (a breve uno sulle terapie per l’omsessualità), associazioni, pubbliche amministrazione, privati. Dal blog arrivano molte richieste di aiuto, ma difficilmente si concretizzano in percorsi.
Veniamo al sodo: cos’è l’omosessualità?
L’omosessualità è una variante naturale e positiva dell’orientamento sessuale. Per orientamento sessuale intendiamo l’attrazione affettiva e sessuale verso un’altra persona che può essere o meno del proprio sesso e/o del proprio genere.
Non è una malattia, non è una perversione (al contrario della pedofilia cui purtroppo a volte viene associata in modo improprio), non è una scelta, non è infettiva.
Quindi omosessuali non lo si diventa, ma lo si nasce…
In realtà non si sa. Al momento non c’è una teoria che spieghi univocamente l’origine dell’omosessualità. Si parla di multifattorialità: biologia, ormoni, ambiente, genetica, ecc. Ci sono studi che evidenziano il ruolo di uno piuttosto che gli altri fattori, a rotazione direi…e molti “giocano” su un fattore piuttosto che un altro per giustificare anche altri comportamenti.
Es. se tu sei gay perchè hai il gene della gaytudine
Che differenza c’è tra “genere” e “sesso”?
Il sesso è l’insieme di caratteristiche cromosomiche che caratterizzano ognuno di noi. Parliamo di sesso cromosomico quando ci riferiamo ai cromosomi sessuali che sono X e Y per il maschio, X X per la femmina. La presenza di cromosomi di un tipo piuttosto che un altro permette che nel feto si sviluppino organi sessuali primari e secondari di tipo maschile o femminile (vagina e ovaie e in seguito alla pubertà le mammelle, i fianchi più larghi, il ciclo mestruale, ecc; nel maschio ovviamente pene e testicoli e in seguito barba, pomo d’adamo, abbassamento della voce, peli sul corpo, ecc).
Il genere invece è l’insieme di caratteristiche sociali e culturali che definisce un maschio/uomo e una femmina/donna. Es. per ruolo di genere intendiamo i comportamenti che socialmente e culturalmente sono “tipici” di un sesso piuttosto che dell’altro. Ovviamente questi elementi sono estremamente variabili nei periodi storici, nei diversi paesi, il loro significato non è univoco e oggettivo.
L’ebook che si può scaricare dal mio sito inserendo i propri dati nell’apposito form, e ricevendo gratuitamente anche la newsletter, spiega in modo semplice questi e altri concetti.
Cosa significa la sigla LGBTQ? Mi spieghi brevemente che persona sta dietro ad ogni lettera?
Ahahahah come faccio a spiegarti “che persona” c’è dietro ogni lettera? Non conosco tutte le Lesbiche, i Gay, i/le Bissessualit, i/le Transgender o l’intero popolo Queer
Da dove deriva il termine “Gay”?
Per gay si intende una persona omosessuale di sesso maschile che vive serenamente il suo orientamento sessuale. Viene distinta a volte dalla parola più generica omosessuale considerando che non tutte le persone sono a loro agio con questo tipo di vissuto.
Il termine ha preso piede negli anni ‘20 e dopo l’episodio di Stonewall (28 giugno 1969) è stato utilizzato dagli attivisti gay per autoidentificarsi.
Qualcuno lo fa risalire al francese gai: “allegro”, “gaio”, “che dà gioia”. Altri dicono, ma pare sia una leggenda urbana, che sia l’acronimo di Good As You (Buono come te, Sono ok quanto te), frase pronunciata da manifestanti omosessuali verso i poliziotti che cercavano di controllarli.
Che genere di pregiudizi incontra un gay? Cosa potrebbero fare i gay per ridurli? E cosa dovrebbero fare gli eterosessuali?
Io preferisco parlare di persone omosessuali, non di gay, termine che ne rappresenta solo una parte e soprattutto esclude le donne (alcune donne omosessuali si definiscono gay, la maggior parte preferisce utilizzare il termine esclusivo lesbica).
Pregiudizi nei confronti dell’omosessualità ce ne sono molti. Si parte da discriminazioni non consapevoli (es. dare per scontato che la persona che si ha di fronte sia eterosessuale) al calderone dell’omofobia, fino ad arrivare a quelli che in America sono chiamati “hate crimes” cioè crimini di odio.
Gli studi dimostrano che una maggiore visibilità delle persone omosessuali abbassi il livello di pregiudizi nei loro confronti. E’ come dire: se ti conosco e vedo che sei una persona “normale” (che brutta parola!) questo mi permette di avvicinarmi a te e di trattarti al pari di altri. Contemporaneamente può capitare che una maggiore visibilità faccia innalzare gli episodi di omofobia. Di sicuro la presenza di leggi che tutelino le persone omosessuali (es. introducendo il reato di omofobia) o che riconoscano gli stessi diritti che oggi sono riservati alle persone eterosessuali favorisce un cambiamento culturale e sociale che esclude questi estremi (e questi estremisti).
Consiglio sempre alle persone eterosessuali di provare a vivere per una settimana da “omosessuali” (parte II): molti poi mi scrivono che non immaginavano minimamente che fosse così complicato.
L’omosessualità è spesso accompagnata da un forte senso di colpa. A cosa è dovuto? Come superarlo?
Spesso il senso di colpa si presenta in situazioni di forte pressione sociale, familiare, ecc. Anche le persone eterosessuali sono soggette a pressioni molto forti (Es. ti devi sposare, devi avere un lavoro sicuro, devi fare il lavoro che i tuoi genitori hanno pensato per te, ecc), ma non vivono lo stigma sociale che invece porta nelle persone omosessuali ad uno stress ulteriore, chiamato “minority stress”.
Molti sensi di colpa per le persone omosessuali, sopratutto per coloro che non si accettano, è legato ai dettami religiosi o a regole familiari molto rigide. Non è facile per un omosessuale cattolico (o musulmano) ad esempio vivere con serenità entrambe le sue parti e si assiste quasi ad una schizofrenia necessaria per sopravvivere in due realtà che si sentono entrambe come proprio, ma che purtroppo sembrano quasi inconciliabili. Quando tutto il mondo intorno a te ti fa capire in un modo diretto o più spesso indiretto che essere omosessuale è sbagliato (e quindi che tu, omosessuale, sei sbagliat*) è molto difficile vivere serenamente la propria identità.
Hai conosciuto degli omosessuali religiosi “sereni”? A tuo parere religione (quella cattolica o musulmana) ed omosessualità possono convivere?
Si, ma è molto difficile. Perchè in entrambi gli ambiti le persone ricevono forti pressioni all’omologazione e al conformismo della maggioranza. Ad una conferenza in cui ero relatrice, qualche giorno fa, un ragazzo mi diceva proprio questo. E’ gay e cattolico e quando frequenta la “chiesa” ha grosse difficoltà a dire che è gay, quando frequenta la sua associazione gay si trova a disagio perchè molti esprimono pareri pesanti sulla chiesa cattolica e sui cattolici.
Ci vuole un buon equilibrio interiore per integrare nella propria vita entrambi gli aspetti. La cosa che mi colpisce sempre è che chi vive questo dualismo corre subito a trovare ogni modo per “cambiare” la sua omosessualità in eterosessualità (come se fosse possibile), mai pensa a cambiare religione. Qualche idea in più si trova qui.
Cosa pensi delle coppie omosessuali con figli?
Le stesse cose che penso delle coppie eterosessuali con figli. Io credo che la capacità genitoriale non sia influenzata dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere. Si può essere buoni genitori indipendentemente da questi fattori. Come si può essere pessimi genitori, sia eterosessuali che omosessuali che transessuali.
Che consigli daresti ad un omosessuale che vuole fare “coming-out”?
Che non lo deve sentire come un obbligo, nè come una costrizione da parte di qualcun altro. Il coming out è una libera scelta e ogni persona ha i suoi tempi e va rispettata per questo. Anche chi non si sente di “svelarsi” deve essere rispettato, anche se l’esperienza del coming out, per quanto dolorosa e difficile, permette ad ognuno di rispettarsi fino in fondo, di amarsi in ogni parte del suo sè e di essere più seren* dopo.
E’ da tenere presente che è un punto di non ritorno, una linea di demarcazione che differenzia per sempre quello che era prima da quello che sarà dopo.
Ogni storia è differente e non esistono regole valide per tutt*, ma è preferibile scegliere di fare il proprio coming out quando si hanno delle risorse disponibili in caso di reazioni molto negative.
Ci sono state situazioni (la minoranza per fortuna) in cui i genitori hanno chiuso ogni rapporto con il/la figli* (capita più spesso per le persone transessuali) oppure hanno imposto immediatamente un incontro con un* psicolog* che potesse aiutarl* a “guarire”. Senza pensare che magari erano loro (i genitori) ad aver bisogno di un aiuto specialistico per affrontare questo evento.
Esistono delle associazioni che possano aiutare chi vuole conoscere meglio la propria sessualità?
Detta così ti direi di rivolgerti ai club privè
Ci sono molte associazioni in Italia che possono fornire informazioni adeguate su queste tematiche e dove ci si può confrontare e conoscere altre persone che vivono le stesse difficoltà. Io a Roma sto pensando di creare un gruppo per coloro che sono confusi sul loro orientamento sessuale, ricevo molte richieste in questo senso. E’ utile capire che non si è gli unici a vivere questa situazione e che si può trovare con serenità il proprio posto nel mondo.
Prima ci dicevi che alcuni tuoi colleghi commettono degli errori, cosa consiglieresti ad una persona comune che deve scegliere uno psicologo con cui confrontarsi su queste tematiche?
Uhm…bella domanda…ci sono autori che hanno fatto un elenco di cose a cui stare attenti nella scelta di un* psicolog*/psicoterapeuta a cui rivolgersi. Ad esempio chiedere qual è la causa dell’omosessualità. La risposta a questa domanda dice moltissimo su chi si ha di fronte.
Escludere a priori coloro che dicono da subito di poter modificare l’orientamento sessuale o che la terapia servirà al contrario a rafforzare l’orientamento sessuale esistente. Non si può sapere a priori il risultato di una psicoterapia, tra l’altro questo comportamento viola il codice deontologico.
Io direi anche di evitare quelli che dicono che gli omosessuali sono normali, che è una fase passeggera, che la bisessualità è solo una fase di transizione, che anche se effeminato continuano a pensare che ti senti donna e vuoi cambiare sesso, che si ostinano a chiamarti Luigi quando porti minigonna, rossetto e tacchi a spillo
Poi consiglierei ai colleghi di formarsi sulle tematiche LGBTQI, anche sfruttando i corsi che organizza Psicologiagay.com come il corso sulle linee guida APA per la psicoterapia con clienti LGB che si può acquistare ancora per pochi giorni, prima che le iscrizioni si chiudano e il prezzo aumenti notevolmente.
Paola, grazie infinite e a risentirci presto!
Grazie a te Andrea per questa piacevolissima opportunità. Ci rivediamo per l’elenco delle domande che arriveranno
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">"Domande sull’Omosessualità: risponde Paola Biondi di PsicologiaGay.com è stato scritto da Andrea Ciraolo.
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