Magazine Informazione regionale

Domenica 16 giugno “Omaggio a Corso Silani” al Piccolo Apollo

Creato il 15 giugno 2013 da Esquilino

Domenica 16 giugno “Omaggio a Corso Silani” al Piccolo Apollo
presenta

domenica 16 giugno - dalle ore 20.00

Piccolo Apollo - Centro Aggregativo Apollo 11
c/o Itis Galilei ingresso laterale di via Bixio
(angolo via Conte Verde) - Roma

Domenica 16 giugno “Omaggio a Corso Silani” al Piccolo Apollo

Corso Salani, l'apolide
Dopo un'esistenza ai confini della vita reale e di quelle sognate o (re)inventate, se n'è andato in punta di piedi il regista e attore Corso Salani, così come è vissuto. Avevamo fatto la stessa scuola quasi 30 anni fa. Ci siamo seguiti e talvolta incrociati nei nostri percorsi fino alla selezione di due delle sue opere al festival di Annecy, in Francia: per il concorso di film di fiction nel 2001 con Occidente, premiato per l'interpretazione di Agnieszka Czekanska, e con Yotvata, ultimo film della serie Confini d'Europa, per il concorso di documentari nel 2008.
Dopo le sue prime -acerbe- pellicole, tre corti girati su più anni, riuniti in Voci d' Europa e Gli Ultimi Giorni (1991), arriva la svolta di Gli Occhi Stanchi (1995). In questo film, si segue una troupe che ripercorre con la protagonista, un'ex-prostituta polacca, i luoghi dove è vissuta. Lo spettatore è immerso nel fiume di parole della voce-off della donna che si racconta creando un effetto spiazzante. Si finisce per credere che confida il proprio vissuto, che la vita narrata è davvero quella della persona sullo schermo... che l'attrice non è un'attrice ma che siamo di fronte ad un documentario.
Da quel film in poi, tutta la filmografia di Corso Salani giocherà sempre su questa ambiguità, non smetterà più di miscelare con tutte le varianti di dosaggio possibili, fiction e documentario. Qui risiede la principale originalità della sua opera, il marchio della sua poetica. Inoltre, da Gli Occhi Stanchi, inizia a privilegiare come protagonista assoluto la figura femminile che è riuscito a proporre con una profondità e un rispetto rari nel cinema italiano.
Ma appunto, le "sue" donne non sono mai italiane così come i luoghi dove gira. In Italia, ha girato solo nell'isola di Capraia e nell'enclave della base americana di Aviano in Occidente. Senza dimenticare però il documentario su commissione girato in Puglia su Nichi Vendola dal titolo significativo: C'è un posto in Italia.
Difatti Corso ha sempre voluto sfuggire da ogni etichetta. Per cominciare da essere "figlio di": in pochi sapevano che era figlio di un noto editore fiorentino. Nemmeno voleva essere considerato un regista fiorentino - con la città aveva un rapporto conflittuale perché molti dei suoi film non sono mai stati presentati a Firenze fino ad una sua retrospettiva, due anni fa - né tanto meno di essere toscano o italiano. Il suo è un cinema nomade e apolide. Un cinema orgogliosamente indipendente che non ha mai voluto rincorrere dei budget più ampi proprio per non rischiare di perderci la propria anima.
Persona schiva ma affabile, Corso Salani rimane un esempio per le attuali e future generazioni di cineasti. In un momento storico per il paesaggio audiovisivo italiano in cui cresce un rifiuto sempre più diffuso della mediocrità e della volgarità televisiva, in cui la crisi del cinema (causata soprattutto dal disprezzo manifestato di chi lo dovrebbe promuovere) viene temperata dall'avvento del cinema del reale (più di 20 documentari distribuiti quest'anno tra cui alcuni "successi": L a Bocca del Lupo, Draquila, Giallo a Milano ...), il messaggio lasciato da Corso Salani è essenziale. La fiction può a volte raccontare con più acutezza la realtà, così come la realtà contiene in sostanza la materia prima di ogni racconto. L'uno si nutre dell'altro e sono indissociabili. Tuttavia il termine di docufiction, spesso usato per il cinema di Corso, non potrà mai bastare a stabilire i limiti della sua estetica.[...]


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :