Magazine Cultura

Don Vincenzo Simeoli,noce e pane,pasto di Re!

Creato il 14 aprile 2012 da Luigiderosa @Luigi2006

Don Vincenzo Simeoli,noce e pane,pasto di Re!

Don Vincenzo Simeoli


La noce sorrentina
(Noce e Pane, pasto da Sovrane!)
di Don Vincenzo Simeoli
La Pergamena Editore pagine 50
Genere Saggio Breve

...fare memoria grata del passato,
a vivere con passione il presente,
ad aprirci con fiducia al futuro..."
(Giovanni Paolo II ,Nuovo Millennio Inuente)
La passione di Don Vincenzo Simeoli per la sua terra e per lo studio delleantiche tradizioni è nota a tutti noi, da anni leggiamo i suoi studi e librisull'antica lavorazione delle noci come su quella dei bachi da seta in PenisolaSorrentina. Per certi aspetti è l'erede di Gaetano Amalfi, grazie ai suoiscritti quanti antichi riti e tradizioni della Piana sorrentina sarebberoandati persi? Oggi 14 aprile a Capri si festeggiano i suoi 25 anni disacerdozio, ma è dalle due costiere quella amalfitana e quella sorrentina chespero gli giunga l'abbraccio più caloroso.
Don Vincenzo Simeoli,noce e pane,pasto di Re!
Dalla mia libreria personale ho recuperato questo vecchio testo sullenoci dove accanto a note storiche e mitologiche, il sacerdote non perdeoccasione per erudirci su tutte le nozioni scientifiche che riguardano la nocee il noce, la botanica, la cura, la raccolta, tutte le tipologie di noce, laloro distinzione,le proprietà organolettiche e quelle nutrizionali, l'uso nellamedicina per combattere il colesterolo, le malattie cardiache,il diabete.Don Vincenzo  non dimentica ipregi del legno, il tipo di taglio,le parti nobili come la radica e le partimeno pregiate, i maestri che hanno reso questo nobile albero famoso in tutto ilmondo con l'uso dello stesso nella tarsia, nella fabbricazione di mobili disofisticata fattura e, perché no, anche di bellissime bare destinate adaccogliere il sonno eterno dei Re. Fra le notizie rubricate nel testo mi piaceraccontarvi quella di Sant'Agostino e la noce, "fiaba"di quelle chefanno pensare oltre che divertire.
Quella sera Agostino, ad ora tarda, decise di rompere gli indugi etornare a casa, salutò l'amico Simpliciano e s'incamminò lungo un sentieroerboso. I suoi pensieri erano tutti presi dal mistero del Cristo e dallanostalgia di Monica, la vecchia madre rimasta in Algeria a Tagaste, da semprela sua luce nella notte buia.
Don Vincenzo Simeoli,noce e pane,pasto di Re!
D'improvviso la pioggerellina che aveva accompagnato il suo cammino sitrasformò in un violento acquazzone. Agostino si guardò intorno e, visto unnoce, ricordandosi dei racconti dei contadini che dicevano di quest'albero cheera immune ai fulmini, vi si riparò. La mattina seguente fu svegliato daltiepido calore dei raggi del sole che penetravano il fogliame e illuminavano incentinaia di fasci la terra ai piedi del fusto. Sul mantello, che avevaadoperato per ripararsi, c'erano decine di noci. Prese quei frutti che gliamici italiani gli avevano insegnato a gustare e li dispose davanti a sè;sarebbero stati la sua colazione. Cominciò con fatica a togliere il mallo, poicon forza ruppe il guscio per assaporare avidamente il tenero gheriglio e fu allorache per quelle geniali associazioni involontarie con le quali talvolta  la nostra mente ci sorprende,quasi a volersiprendere gioco di noi, in momenti e posti inusuali,venne a capo dei dubbiteologici che per mesi l'avevano assillato. Guardò il mallo verde, indicava lacarne "il vero uomo" che ha provato l'amarezza della passione; ilseme (gheriglio) la dolce interiorità della divinità,"il vero Dio"che elargisce nutrimento e rende possibile la luce per mezzo del suo olio"Spirito Santo"; infine il guscio, il legno della croce. Così unapiccola noce svelò a Sant'Agostino uno dei fondamenti di quella che sarebbestata la sua Teologia.
di Luigi De Rosa

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :