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Dondi molla l'osso

Creato il 21 giugno 2012 da Rightrugby
Uno sgub doverosamente da segnalare: l'attento Grillotalpa ascolta Radio Rai e scova l'ufficiale e definitiva notiza. Giancarlo Dondi annuncia (nel link dal min.3,14)  "Non mi candido per il prossimo quadriennio di presidenza Fir". Rielezione che avrebbe significato il Ventennio Dondiano, essendo al vertice dal 1996. In uno sprazzo di lucida e sintetica autoanalisi, Dondi chiosa: "Forse ... forse non è più il mio mondo.". Intende ribadire quel senso di "tradimento" per la dissociazione trevigiana che ha già esternato? Probabilmente si, ma la cosa conferma che non è più tempo per il suo piccolo mondo antico, fatto di fedeltà, ammiccamenti, scappellate e condivisione di una "linea" che non c'è: confondendo visione strategica diversa con "lesa maestà", mentre nell'era del professionismo ognuno si valuta sulla base del contributo che si apporta, non dell'animus (Dondi è personaggio onesto sin nel midollo).
Per lui si preannuncia un buen retiro in seno a qualche Comitatone Irb. Gli auguriamo buon lavoro futuro negli interessi del rugby italiano e gli porgiamo un sincero grazie: fino ai primi anni 2000, probabilmente fino alla rielezione del 2004 esclusa è stato il presidente più efficace che l'Italia dello sport abbia avuto. Forse anche oltre i meriti del movimento stesso.
Nel pezzo di Radio Rai viene anche detto che ci sono non uno ma ben due candidati "interni" al clan (nel senso celentaniano del termine) direttivo Fir: il bresciano Alfredo Gavazzi e il livornese Mino Saccà.  Forse più il secondo è il candidato grato all'establishment, colui che ha condotto negli ultimi tempi tutti i dossier più scottanti; il secondo par più un nuovo "faso tuto mi", con punte di pericolosa creatività, se dobbiamo giudicarlo per le modalità (molto provincial classiche) di affossamento e successivo rilancio del suo club del cuore, il Calvisano. Comunque vada, a settembre come vorrebbe il Coni o forse più avanti, sarà un giro di boa. Il calcio al formicaio targato Benetton un risultato importante l'ha comunque ottenuto. Ora è il momento di tirar fuori una candidatura di spessore. Sempre che il nuovo scenario - e i conti dei delegati - non consigli mosse e convergenze innovative.
Al proposito, cade come il cacio sui maccheroni la cronaca del tentativo di lanciare una cordata alternativa a Dondi nel 2004, raccontata da Stefano il Nero. Triste storia molto istruttiva, che ha generato otto anni peggio che persi, usati male. Speriamo che almeno l'esperienza non sia stata del tutto inutile: i primi soldati che escono dalla trincea, si sa, muoiono; preparano la strada agli altri. 

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