L’Ucraina dell’Est sprofonda di nuovo in una notte buia. La riunione di Berlino tra i ministri degli Esteri di Ucraina, Russia, Francia e Germania sembra non aver prodotto esiti concreti. Gli accordi raggiunti nella riunione berlinese per riprendere il processo di pacificazione in un territorio insanguinato da troppo tempo, sono stati infranti dall’ultimo attentato a Donetsk. Tredici le vittime di un colpo di mortaio caduto nei pressi di una fermata del tram.
Donetsk è da sempre stata la città-simbolo dei separatisti filorussi nell’Ucraina dell’Est. E’ dunque un proiettile d’artiglieria a squarciare la progressiva distensione generata dagli accordi di Berlino. L’attentato ha procurato la morte a tredici innocenti, e il ferimento di decine di persone che transitavano al momento in quei pressi. Stando alle testimonianze di alcuni uomini, i colpi di mortaio sarebbero stati ben cinque, sebbene soltanto uno di questi abbia colpito la fermata del tram.
Donetsk non trova calma. L’aeroporto della città è stato colpito nelle ultime 24 ore, procurando la morte di sei militari ucraini e il ferimento di altri 16. Le autorità governative hanno lasciato lo scalo nelle mani dei separatisti, mentre il Battaglione Azov ha riferito di come la difesa dell’aeroporto sia durata ben 242 giorni: ben di più degli assedi di Mosca e Stalingrado. Le parole del vice-comandante della milizia della Repubblica Popolare di Donetsk non lasciano dubbi sull’entità delle violenze di oggi all’aeroporto della città: “Le perdite fra gli Ucraini in prossimità dell’aeroporto ammontano a 597 caduti. Numeri che riguardano le forze di sicurezza. Mi riferisco almeno ai corpi che sono stati ritrovati nei pressi e nel vicino villaggio di Peski. Mentre 44 soldati si sono arresi“.
Le parole di Eduard Basurin confermano la sofferenza e lo stillicidio mai conclusi per la città di Donetsk. Gli scontri, gli attentati e le rappresaglie dell’Ucraina dell’Est riportano alla mente gli anni bui delle guerre in Cecenia (1994-1996 e 1999-2009). La Russia era impegnata a riconquistare i territori occupati dai separatisti ceceni, mentre il Caucaso si infiammava sotto i fuochi degli episodi di terrorismo armato. Oggi Donetsk si trova a condividere – anche se parzialmente – il destino di una Groznyj rasa al suolo dai colpi dell’artiglieria. Sono trascorsi ormai vent’anni di storia dai primi giorni di quel lontano conflitto. Nell’ottobre del 1999 l’aviazione russa bombardò la città cecena, uccidendo 140 persone e ferendone a centinaia durante un mercato.
Oggi – trascorsi vent’anni – un colpo di mortaio scuote Donetsk e procura la morte a tredici persone innocenti. Cos’ha dunque insegnato la storia? Donetsk sarà forse una “nuova” Groznyj o l’immagine in filigrana di Sarajevo?
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