Ieri sera sono andata al parco di Guardamiglio dove venerdì scorso è stata ammazzata Angelica Timis, una donna di 35 anni che lascia un figlio adolescente.
Ad ucciderla con dieci coltellate è stato l’ex compagno, che non accettava di essere lasciato. Da un anno la perseguitava, e persino l’amministrazione comunale di Guardamiglio si era mobilitata per aiutare la donna a trovare casa e lavoro, per poterle permettere di essere indipendente e più forte. Ma non è bastato.
Guardamiglio, il parco dove è stata uccisa Angelica
Da quando so cos’è il femminicidio, è già il secondo dramma (QUI il primo) che vedo accadere intorno a me, vicino a casa, ma nonostante l’accanimento negazionista che si espone in modo sempre più evidente (ma a cui risponde in modo eccelso Loredana Lipperini in questo post di oggi), ho qualche riflessione positiva da fare in merito.
Come già avevo evidenziato nel mio pezzo (e nei commenti a seguire) sullo stupro, uno degli elementi che mi disturba maggiormente è la mancata presa di posizione di molti uomini.
Quelli che in pubblico si espongono in maniera seria e che contrastano nelle piazze sociali certi fenomeni di pensiero sono pochi, troppo pochi. Magari lo fanno se interpellati, e se ad ascoltarli o a leggerli ci sono donne: ma lo fanno poco tra di loro, o non lo fanno affatto. Purtroppo stupro, femminicidio, discriminazione, non sono un problema esclusivamente femminile (anche se il prezzo pagato lo è), e finchè non ci sarà in proposito un dibattito serio anche tra uomini non si potranno fare grandi passi in avanti: perché è l’uomo che segrega, violenta e uccide la donna in quanto cosa, oggetto, proprietà. È l’uomo che porta avanti un pensiero arcaico che alimenta certi fenomeni e crea il terreno fertile perché certe tragedie accadano. Talvolta – c’è da dirlo – con la connivenza di alcune donne che si fanno portatrici di una cultura introiettata e assimilata nel peggiore dei modi.
Ieri sera alla fiaccolata silenziosa in ricordo di Angelica c’erano uomini. Non molti, ma c’erano. Ed era la prima volta che ne vedevo.
La persona che ha cercato di fermare l’ex compagno di Angelica mentre l’accoltellava era un uomo, un giovane uomo di 16 anni, che ha trovato la freddezza di bloccare l’assassino, anche se ormai era troppo tardi.
Sono piccoli segnali, ma di fronte al nulla che li ha preceduti non è difficile percepirne l’importanza.
Spero con tutto il cuore che il silenzio smetta di essere per tutti una strada: per la società civile in generale (anche una fiaccolata silenziosa può essere un modo per espellere i fenomeni, per dichiararli nemici), e per gli uomini e le donne in particolare, ognuno per ciò che li compete e poi insieme.