Questa volta va in scena Shakespeare. Sì, perché il nuovo appuntamento con il Teatro Stabile di Catania ci riserva una rivisitazione de “Le allegre comari di Windsor” con la regia di Fabio Grossi. L’opera ha come protagonista Sir John Falstaff interpretato da uno strabiliante Leo Gullotta, il quale decide di sedurre con due lettere identiche Madonna Page (Rita Abela) e Madonna Ford (Valentina Gristina). Il povero uomo però sarà raggirato dalle due donne che si burleranno di lui, servendosi di Mistress Quickly (Mirella Mazzeranghi). Così la prima volta per sfuggire alla gelosia di Mastro Ford (Fabio Pasquini), che teme un tradimento da parte della moglie, finisce nel Tamigi dentro la cesta della biancheria da lavare. La seconda costretto a travestirsi da vecchia megera, viene bastonato da tutti. E per concludere le due donne, «le più scaltre siamo noi», decidono di far letteralmente morire di paura il povero Falstaff e dargli una lezione che difficilmente dimenticherà. Madonna Ford e Madonna Page sono due “serie” signore della borghesia, che offese dell’impudenza di Falstaff decidono di divenire “allegre”, punendolo nella giusta maniera che merita. La commedia, rappresentata per la prima volta nel 1602, tra tutte quelle di Shakespeare, fornisce uno spaccato della società provinciale inglese, l’unica – come nota il Melchiori (Giorgio Melchiori, “Shakespeare”, Laterza, 1994) – autenticamente inglese, per la sua ambientazione, la sua atmosfera, il muoversi dei personaggi, persino il loro dialogare.
La vicenda, infatti, è piena di riferimenti a luoghi e persone e usi che dovevano esser familiari ai londinesi del tempo; il linguaggio è colloquiale, senza alcuna concessione allo stile eufuistico che figura in altre commedie. Interessante questa rivisitazione dell’opera con molte parti cantate che rendono la commedia leggera. Intrigante anche la scenografia, a campeggiare sullo sfondo un mega fantoccio con le fattezze di Elisabetta I dalle gambe aperte con tanto di giarrettiera. La compagnia è molto compatta e ben coordinata, sia nei movimenti che nella recitazione e riesce perfettamente a tenere alta l’attenzione del pubblico per i due atti. Le figure di spicco sono la governante Quickly che tende spesso a storpiare le parole creando una comicità simpatica e l’oste della Locanda della Giarrettiera (Vincenzo Versari). Leo Gullotta si mostra ancora una volta come il grande artista poliedrico che è in realtà, i più magari lo ricollegano al Bagaglino e quindi al cabaret, ma la sua interpretazione del panciuto seduttore è davvero superba. Le scelte del regista sono risultate convincenti e gli attori, sedici in tutto, si sono dimostrati all’altezza dei ruoli interpretati. Finalmente abbiamo avuto il piacere di assistere ad un grande capolavoro del teatro elisabettiano con una lettura nuova e di spessore.
Gli scatti inseriti nell’articolo sono stati gentilmente concessi dal Teatro Stabile di Catania
Le allegre comari di Windsor
di William Shakespeare
Traduzione e adattamento: Fabio Grossi e Simonetta Traversetti
Regia: Fabio Grossi – Scene e Costumi: Luigi Perego – Musiche: Germano Mazzocchetti – Luci: Valerio Tiberi – Coreografie: Monica Codena
con Leo Gullotta, Alessandro Baldinotti, Paolo Lorimer, Mirella Mazzeranghi, Fabio Pasquini, Rita Abela, Fabrizio Amicucci, Valentina Gristina, Cristina Capodicasa, Gerardo Fiorenzano, Gennaro Iaccarino, Francesco Maccarinelli, Federico Mancini, Giampiero Mannoni, Sante Paolacci, Vincenzo Versari
Produzione: Teatro Eliseo di Roma
Catania, Teatro Verga, dal 7 al 26 febbraio 2012