di Elie Chalala. L’ultima campagna mediatica del mumanah (l’allenza anti-occidentale dei sostenitori di sinistra dei Baathist-Hezbollah) è stata inventarsi una nuova missione: riscattare il fallimento dei loro padroni sfruttando il terrorismo per contrattaccare e favorire l’avvento dell’islamismo radicale in Siria. Questa nuova “operazione” non sfida veramente o sfalda le tesi di coloro che sono a favore di una rivoluzione siriana. Piuttosto, inonda il campo di battaglia con una cacofonia di voci di menti-deboli pronte a spiegare come l’attacco a Charlie Hebdo sia avvenuto solo per confondere coloro che criticano l’azione del governo francese. Dato che anche in Francia ci sono critici dei sostenitori della rivoluzione siriana, la macchina del fango di Assad ha messo insieme fatti e critiche alla Francia allo scopo di confondere la pubblica opinione interna e internazionale. Questo li aiuta a guadagnare credibilità e un crescente numero di sostenitori, mentre ad un tempo sposta l’attenzione da una sobria analisi dell’aumento dell’estremismo in Siria. C’é un nome per tutto ciò nella letteratura della propaganda politica: inganno e disinformazione.
La natura dei media moderni permette alla macchina disinformativa di Assad di seminare deliberatamente incertezza e confusione riguardo alla politica francese nel Medio Oriente. E mentre questa macchina propagandistica sostiene che la Francia abbia fornito ai fondamentalisti islamici armi e addestramento, l’opposizione non-islamista siriana ribatte che la Francia non ha mantenuto la promessa di aiutare militarmente le forze anti-Assad (in realtà i francesi hanno dato assistenza umanitaria e diplomatica ai siriani). Per la maggior parte degli osservatori queste due non sono posizioni che possono essere riconciliate in maniera credibile. La realtà è però semplice:la Francia non ha fornito assistenza e addestramento militare a nessuno dei gruppi di opposizione, specialmente agli islamisti per poi vederli tornare a mordere la mano che li ha nutriti. D’altro canto, i siriani moderati – che stanno con i fatti – avrebbero gradito l’assistenza militare francese se fosse stata data, ma non è stato così.
I mumanah o negazionisti hanno inondato i media con analisi basate sulle opinioni, così come hanno fatto i gruppi anti-Assad. La macchina del fango di Assad, tuttavia, mette la testa sotto la sabbia, rifiutando di riconoscere il fatto che la brutalità di Assad, più di qualsiasi ideologia, sia stata il reclutatore più efficace per lo stato islamico e altri gruppi jihadisti. Coloro che hanno perso casa, i genitori e i figli non necessitano di una interpretazione Wahhabi dell’Islam per unirsi alla Jihad.
Ironia della sorte, anche quando i negazionisti versano lacrime di coccodrillo sulle vittime di Charlie Hebdo e si inventano scene emotive ipocrite, contestualmente le accompagnano con lezioni mirate contro i francesi grazie alle loro macchine del fango libanesi. Queste lezioni seguono il noto schema della demonizzazione delle vittime, sia dichiarando “Ve la siete cercate, lo avete meritato!” o somministrando un compiaciuto “Vi avevamo avvisato ma non ci avete ascoltato!”. Ma dato che questi esperti “rivoluzionari” non sanno cosa sia la professionalità ne hanno un minimo di decenza umana, la finiscono sempre sfiorando il discorso vendetta con la scarica di adrenalina che dà l’idea di rendere la pariglia a una potenza coloniale decaduta.
Non vi è dubbio che i sostenitori della causa rivoluzionaria siriana siano insoddisfatti della Francia e di altre potenze occidentali, con il grado di infelicità che varia da gruppo a gruppo. Le loro riserve sulla politica francese si basano sull’idea che i terroristi non avrebbero potuto raggiungere Parigi se la Francia e le altre potenze occidentali avessero sostenuto la rivoluzione quando guidata da forze moderate e laiche. Questa posizione si è guadagnata un numero crescente di sostenitori ed è stata fatta propria da numerosi osservatori; e se la comunità internazionale non l’ha adottata è perché è nella natura della politica mondiale essere per lo più guidata dal mero interesse di parte piuttosto che dalla validità degli argomenti.
Per farla breve, le voci discordanti nei giornali libanesi e in TV mostrano tutte le contraddizioni di questa cinica campagna. Coloro che versano lacrime di coccodrillo sulle vittime, si uniscono a coloro che nutrono sentimenti di vendetta nei confronti dei francesi, sostenendo che hanno raccolto ciò che hanno seminato. Ad ogni modo, il modus operandi di questa macchina disinformativa è quello di fare tutto ciò che è necessario per riabilitare il regime di Assad agli occhi del mondo. A tal fine, alcuni dei suoi migliori top-gun hanno già offerto il loro “consiglio” ai francesi, invitandoli a lavorare con Assad per combattere il terrorismo.
Questo articolo è comparso in Al Jadid, Vol. 19, No. 68 www.aljadid.com
Traduzione in italiano di Rina Brundu.
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Leggi qui sotto l’originale inglese
After Charlie Hebdo Attacks,
Assad’s Disinformation Machine in High Gear to Exploit a Terrorist Moment
By Elie Chalala
The latest mumanah (anti-Western alliance of “leftist”-Baathist-Hezbollah supporters) media has been on a new mission: to redeem the bankrupt argument of its masters by exploiting a terrorist moment and sabotaging a counter argument to the rise of radical Islamists in Syria. This new “operation” does not challenge or poke holes in the pro-Syrian revolution argument. Rather, it inundates the media battlefield with a cacophony of feeble-minded voices explaining how the Charlie Hebdo attacks took place only for the purpose of muddling the field of criticisms of the French government. Since France also has its critics among the supporters of the Syrian revolution, Assad’s disinformation machine mixed together facts and criticisms of and about France in order to confuse regional and world public opinion. This helps them to gain credibility and larger audiences, while distracting attention from sober analysis of the rise of extremists in Syria. There is a name for this in the literature of political propaganda: deceit and misinformation.
The nature of today’s media enables the Assad’s disinformation machines to deliberately sow uncertainty and confusion concerning the French policy in the Middle East. While this misinformation machine claims that France has supplied radical Islamists with arms and training, the non-Islamist Syrian opposition claims that France failed to deliver on its promises to militarily aid the anti-Assad forces (The French did, however, provide some humanitarian assistance and diplomatic assistance in support of the Syrian people). For most observers these are not two credible claims to be reconciled. The facts of the case are purely material: France did not supply military aid and training to any of the opposition groups, particularly the Islamists to return and bite the hand by which they were fed. The Syrian moderates–who have the facts on their side–would have welcomed military aid from France had it been provided, which it was not.
The mumanah or the rejectionists have flooded the media market with opinion-based analysis, as have the anti-Assad groups. The Assad disinformation machine, however, buries its head in the sand, refusing to face the fact that Assad’s brutality, more than any ideology, has been the most effective recruiter for the Islamic state and other jihadist groups. Those who lost homes, parents, and children do not need a Wahhabi interpretation of Islam to join jihad.
Ironically, even when the rejectionists shed crocodile tears over the victims of Charlie Hebdo and create hypocritical shows of emotion, they simultaneously couple these displays with lectures aimed at the French through their lordly Lebanese disinformation machines. These lectures follow the familiar pattern of demonizing the victim, either stating “You brought it on yourself or thus deserve it,” or smugly administering a “We told you so and you did not listen!” Since these “revolutionary” experts bear neither the hallmarks of professionalism nor a minimal level of human decency,they end up almost bordering on revenge with an adrenaline rush of getting even with a dying “colonial” power!
Unquestionably, the supporters of the Syrian revolution remain unhappy with France and other Western powers, with the intensity of this unhappiness varying from one group to the other. Their reservations about the French policy concern the belief that terrorists would not have been able to reach Paris had France and the Western powers aided the revolution while moderate and secular forces dominated it. This view has gained the support and has been embraced by many observers, and if the world community did not act upon it, it is because of the nature of world politics which is largely dictated by interests rather than sound arguments.
In short, the discordant voices in Lebanese newspapers and on TV demonstrate the many contradictions inherent in this cynical campaign. Those who shed crocodile tears over the victims join those armed with vengeful attitudes toward the French, claiming they have reaped what they have sown. Regardless, the modus operandi of this misinformation machine is to do whatever it deem necessary to rehabilitate the Assad regime in the world’s eyes. To this end, some of its top guns have already offered their “advice” to the French, urging them to work together with Assad to combat terrorism.
This essay appears in Al Jadid, Vol. 19, No. 68
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Artwork: Courtesy of Xavier Lainé Page, via Al Jadid.