Ieri, mentre si celebravano i funerali delle cinque donne morte nel crollo della palazzina di Barletta, c’erano dei signori in Parlamento che pensavano ad altro e di altro parlavano. Ma non si occupavano dei problemi del paese, di fare leggi urgenti che garantiscano una messa in sicurezza di tutti gli edifici pericolanti o di far partire un capillare controllo sul lavoro al nero. No, si occupavano di cambiare il nome del partito da Popolo della Libertà in “Forza gnocca” e alla deputata che, comprensibilmente, ha gridato loro “Vergognatevi”, hanno pensato bene di rispondere “Vai a farti scopare che è meglio”.
Persino Famiglia Cristiana oggi ha ammonito Berlusconi per l’accaduto scrivendo “Si vergogni, se non lo fa ci vergogniamo noi per lei. E ci scusiamo – a nome suo – di fronte al mondo”.
Una donna, Colette Esposito, ha pensato di scrivere la lettera che riporto sotto e un’altra donna, Emanuela Chiarini, ha aperto il relativo evento su facebook. Uniamoci a loro per fare sentire tutto il nostro sdegno.Egregio Presidente della Repubblica,
mi rivolgo a Lei in quanto massima istituzione del nostro Stato e garante della nostra Costituzione per esprimere la mia profonda indignazione, nausea, sconcerto, nell’assistere allo squallido spettacolo di una classe politica – a cominciare dal Presidente del Consiglio – che con le sue continue parole offensive e degradanti mostra di non rappresentare la metà e oltre della popolazione italiana, non riconoscendole neanche il pieno status di persona e cittadina di questa Repubblica.
Ricordo che la nostra Costituzione recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” e che l’art. 1 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo stabilisce che “Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti”. Con espressioni come “forza gn…” o “vai a farti sc…” espresse da persone che dovrebbero rappresentare il popolo sovrano, si violano palesemente quelli che sono i fondamenti della Repubblica italiana e di ogni convivenza civile. Sollecito da parte Sua un doveroso atto ufficiale di richiamo verso la persona del Presidente del Consiglio e chiunque calpesti i diritti basilari di cittadinanza delle donne italiane. Sarò costretta, se questo stato di cose permane, a rivolgermi a organismi sovranazionali, a cui appellarmi, insieme ad altre donne come me indignate, perché prendano immediati provvedimenti verso lo Stato italiano, già oggetto di richiami a livello europeo e internazionale per la vergognosa condizione in cui versano i diritti delle donne.
Per scrivere alla Presidenza della Repubblica e inviare questa lettera:
https://servizi.quirinale.it/webmail/
NB: Dopo la spedizione occorrerà rispondere ad una mail che il sito del Quirinale invierà al vostro indirizzo di posta elettronica per conferma.
Per partecipare all’evento Facebook “Io donna non mi sento più italiana. Lettera a Napolitano” cliccare qui
Gio