Un emendamento del Governo al DDL Stabilità intendeva finanziare un fondo-stadi, prevedendo “uno o più impianti sportivi nonché insediamenti edilizi o interventi urbanistici o entrambi di qualunque ambito o destinazione anche non contigui agli impianti sportivi purché funzionali alla valorizzazione sociale del territorio“. Che vuol dire palazzine, hotel, ristoranti, parcheggi, centri commerciali…una storia che nella Capitale torna ciclicamente per lo Stadio della Roma.
L’Ansa con l’ippodromo di Tor di Valle, dove potrebbe sorgere il nuovo stadio della Roma
Quasi un anno fa (Natale 2012) in una conferenza ad Orlando (USA), alla presenza del Sindaco Alemanno, della dirigenza della Roma e di Luca Parnasi (project manager), veniva comunicata la scelta di realizzare il nuovo stadio a Tor di Valle, al posto dell’ippodromo, in un’area del costruttore Parnasi. La zona, secondo uno studio del WWF del 2008, presenta numerose criticità, tra cui 97 ettari disciplinati come “Agro Romano”. E la realizzazione della nuova struttura sportiva prevede anche nuove cubature residenziali e commerciali, in parte nella stessa area e in parte al vicino Torrino (> leggi l’articolo)
L’emendamento ha scatenato le reazioni degli ambientalisti e un acceso dibattito tra i parlamentari del Pd: oltre al ministro dell’Ambiente Orlando, diciassette deputati hanno dichiarato la loro contrarietà al provvedimento. Significative le dichiarazioni dei senatori Pd Massimo Caleo e Stefano Vaccari sul fatto che “l’emendamento stadi va cancellato, non modificato, anche in coerenza con il disegno di legge dell’Esecutivo sul consumo del suolo” e che “sarebbe davvero improponibile se alla difesa del suolo andassero 30 milioni di euro, come nel testo originario del ddl stabilità, e agli stadi 44 milioni”
Tuttavia il rischio di colate di cemento in cambio di nuovi stadi non è definitivamente allontanato, visto che, come riportato da alcuni articoli, non è escluso che il tema possa rientrare dalla finestra, con una proposta di modifica firmata dai relatori.
PROPONIAMO LA LETTURA DELL’ARTICOLO DI MANLIO LILLI:
GLI STADI COME CAVALLI DI TROIA DI UN’URBANISTICA SCRITERIATA
da Strade- verso luoghi non comuni
22 Novembre 2013 Ci si fa schermo dietro le esigenze degli stadi italiani, strutturalmente vecchi e inadatti alle mutate esigenze del calcio e dello sport di oggi, ma si lavora in realtà ad operazioni edilizie completamente estranee alle esigenze del sistema sportivo. E non è la prima volta che accade.
Nel novembre del 2012 così si esprimeva Roberto Della Seta, capogruppo PD in Commissione Ambiente e Territorio al Senato:
“Il disegno di legge oggi tradisce completamente il suo obiettivo dichiarato: nasce per aiutare il calcio italiano e favorire la costruzione degli stadi di proprietà ma di fatto avalla una serie di abusi. E’ contrario a tutti i nostri principi in tema di sviluppo del territorio e tutela dell’ambiente. Per questo la linea del gruppo del Pd al Senato e della Presidente Anna Finocchiaro è che la legge così com’è noi non la voteremo”.
Il via libera definitivo a quel ddl non c’è mai stato, a causa di alcuni “nodi”, rimasti irrisolti: la possibilità di costruire a corollario dell’impianto sportivo senza limiti di cubatura o tipologia; poi, le procedura di assegnazione diretta del terreno e dei lavori; ancora, la capienza degli stadi; soprattutto, la tutela dei vincoli urbanistici. Perché quello era il vero tema sul quale era nato lo scontro: l’edilizia residenziale, cioè che insieme allo stadio sorgessero interi quartieri in deroga alle ordinarie procedure di costruzione.
Oggi quella norma, la sua essenza, torna in un emendamento alla Legge di Stabilità (dovrebbe essere ritirato, ma intanto ha fatto capolino, poi si vedrà) nel quale si prevede non solo la costruzione di nuovi impianti sportivi, ma anche di nuovi palazzi o “interventi urbanistici di qualunque ambito o destinazione anche non contigui agli stadi purché sia funzionale alla valorizzazione sociale del territorio”.
Le critiche suscitate nel 2012 sono le medesime di oggi. La struttura sportiva, anche se più composita dal punto di vista delle funzioni di contorno, di quanto finora sia generalmente stato in Italia, rischia di essere il velo dietro il quale si nasconde altro. In particolare a suscitare preoccupazioni è il riferimento agli “interventi urbanistici di qualunque ambito o destinazione anche non contigui agli stadi” con la scusa della valorizzazione sociale del territorio.
In un Paese nel quale è sempre più difficile la pratica del rispetto dei vincoli paesaggistico-ambientali e storico-archeologici nelle loro estensioni sul terreno, che risulta praticamente impossibile dilatare oltre i limiti prestabiliti, è quanto meno singolare il tentativo di rendere sostanzialmente indefinito arealmente il progetto connesso ad uno stadio. Senza contare che non appare chiaro quali possano essere i criteri per accertare che le opere “anche non contigue” siano realmente funzionali alla valorizzazione sociale. L’impressione è che si sia tentata, da parte di alcuni gruppi politici, l’introduzione di una norma, utile soltanto ad operazioni speculative e comunque pericolose, sia per quel che potrebbero contribuire a riversare su alcuni territori italiani, già spesso in avanzate condizioni di dissesto idro-geologico, sia perché creerebbero un precedente in materia urbanistica.
La questione degli stadi merita senza dubbio attenzione, ma non dovrebbe essere usata dalla politica come cavallo di Troia.
Deve far riflettere una circostanza che naturalmente non può essere considerata casuale, e cioè che in due Governi differenti, prima quello Monti ed ora quello Letta, si siano discussi testi di legge sugli stadi contenenti norme riguardanti l’urbanizzazione.
Stupisce poi che una norma così scriteriata sia stata presentata quasi in coincidenza con il disastro provocato dalle forti piogge in Sardegna. Perché quei disastri sono amplificati anche da un utilizzo irragionevole dei territori, da un’urbanizzazione abusiva, colpevolmente sanata per far cassa, ma anche da un’urbanizzazione regolarmente autorizzata, ma non per questo meno irragionevole. Per questo motivo introdurre una norma che offra la possibilità di costruire nuovi stadi ma anche molto altro, dove più è conveniente per chi si intesta l’operazione, sembra un non sense. Un progetto tutt’altro che sostenibile. Probabilmente si farà marcia indietro anche questa volta. Ma a breve non mancherà un nuovo tentativo. Il “mattone”, nonostante tutto, continua a regalare grandi soddisfazioni, anche e soprattutto alla politica.
scarica da Il sole 24 ore Il testo definitivo del Ddl stabilità: ecco i 14 articoli che riducono le spese pubbliche (e ritoccano l’Irpef)
Il Velino 22 novembre 2013 L. stabilità, Caleo e Vaccari (Pd): emendamento stadi va cancellato, non modificato
“Sulla questione degli stadi il governo e i relatori devono ascoltare i ministri, e in particolare il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando e quanti, come noi, si sono detti contrari. L’emendamento in questione non va soltanto modificato ma cancellato, anche in coerenza con il disegno di legge dell’Esecutivo sul consumo del suolo. Come dimostrano i casi delle società sportive Juventus e Udinese, le buone pratiche per il recupero di stadi da ristrutturare sono possibili a legislazione vigente, senza ulteriori interventi normativi. Aggiungiamo che ci preme, poi, dare un segnale di chiarezza”.
“Di fronte ad un’emergenza come quella del rischio idrogeologico e alla cronica carenza di stanziamenti, tutte le risorse disponibili, e dunque anche i 44 milioni di euro stanziati in ipotesi per il fondo di garanzia per gli stadi privati, devono essere mobilitate per la difesa del suolo, la prevenzione e la messa in sicurezza del territorio del nostro Paese. Sarebbe davvero improponibile se alla difesa del suolo andassero 30 milioni di euro, come nel testo originario del ddl stabilità, e agli stadi 44 milioni”. Lo dicono i senatori del Pd Massimo Caleo e Stefano Vaccari, impegnati in queste ore nell’esame del ddl stabilità in Commissione Bilancio.
L.Stabilità, governo toglie paternità a stadi, passa a relatori?
Fassina: dal governo no; Legnini: relatori? Stiamo valutando
Corriere Nazionale Roma, 22 nov. 16:25 – Il governo ha deciso che non presenterà un emendamento al ddl stabilità che riguarda la materia degli stadi, dopo le polemiche sulla possibilità, prevista in una bozza di testo firmata dallo stesso esecutivo, che si aprisse la strada a speculazioni immobiliari. Non è escluso però che il tema possa rientrare dalla finestra, con una proposta di modifica firmata dai relatori.
“Il governo non presenterà l’emendamento”, ha detto il viceministro dell’Economia, Stefano Fassina. Mentre il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Giovanni Legnini, non ha escluso l’eventualità che possa essere presentato dai relatori: “stiamo valutando”, ha risposto a margine dei lavori della commissione Bilancio del Senato.
Corriere della sera: Ddl Stabilita’: Assoimmobiliare e Aici, stadi opportunita’ per Paese
Milano, 22 nov – “In ambito internazionale e’ ormai consolidato che l’avvenuta riqualificazione, o realizzazione ex novo, di grandi impianti sportivi, e’ spesso stata il primo motore di progetti di rigenerazione urbana di elevata qualita’ e si e’ correlata a nuovi e profittevoli modelli di gestione dell’infrastruttura e dei servizi connessi”. Lo sottolineano in una nota il dg di Assoimmobiliare, Paolo Crisafi, e il presidente di Aici, Fabio Bandirali, a proposito del dibattito sugli stadi degli ultimi giorni. “Nelle nostre associazioni – proseguono – si guarda con favore al documento programmatico del governo ‘Destinazione Sport’, perche’ testimonia la volonta’ di individuare, nell’attivita’ sportiva e nella relativa dimensione impiantistica, una risorsa e un investimento per il Paese anche alla luce della eventuale candidatura italiana a ospitare i Giochi Olimpici del 2024, oltre a quanto attinente in relazione al prossimo Expo 2015″. Assoimmobiliare e Aici ricordano che “gran parte degli impianti italiani non sono adeguati alle manifestazioni che ospitano e spesso rispondono a concezioni oramai superate o versano in stati manutentivi precari”. La proposta e’ di seguire l’esempio di Paesi come Regno Unito, Germania, Spagna con “l’ingresso nel settore di qualificati operatori privati che possano assicurare la redditivita’ di ogni iniziativa, il tutto nel pieno e completo rispetto delle normativa in essere e sotto l’attento e irrinunciabile controllo pubblico”. com-mau 22-11-13 16:13:21 (0361)IMM 5
5 ottobre 2011 Roma Today Tor di Valle: un progetto faraonico per il nuovo stadio A.S. Roma Quarantacinque mila posti, ma anche un mega albergo, uffici, un centro commerciale e tanto altro. Un progetto, presentato in Comune già nel 2008, da 130 milioni milioni di euro, portato alla luce grazie a Legambiente
Decima – Torrino: i miasmi non provengono dal depuratore Acea Ato2 Rm Sud
Uno stadio per l’A.S. Roma. Il sogno, da sempre, di moltissimi tifosi. Ma anche la chimera di tanti presidenti che si sono scontrati, nel corso degli anni, con difficoltà di ogni ordine e grado.Oggi però, un’inchiesta di Legambiente, svela il ciclopico progetto di realizzare il nuovo stadio, su una superficie di 160 ettari.
Un’area enorme, sottoposta ai vincoli paesaggistici legati alla tenuta di Tor di Valle. Una difficoltà che si assomma alla previsione, nell’ambito del Piano Regolatore Generale, di assegnare ad Agro Romano un’ampia parte del sito.
Anzi, sempre per citare il PRG, va ricordato come, all’intera area, sia stato assegnato un indice edificatorio notevolmente inferiore, rispetto alle metrature che il progetto, presentato nel 2008 da uno studio legale per conto di “Tor di Valle City S.r.l”, vorrebbe realizzare. Difficile quindi edificare alberghi da 250 stanze, centri commerciali, parcheggi ed uffici, come era nel proposito del costruttore. Ma non impossibile, se si decidesse di ricorrere all’istituto delle deroghe, in virtù del quale, tutto, o quasi, diventa possibile.
Insomma, qualche difficoltà ci sarebbe. Non ultima, i ripetuti, incessanti miasmi che, i residenti dei quartieri limitrofi, imputano al Depuratore Acea più grande d’Europa. E che si trova proprio lì, a due passi dalla “cittadella dello sport”.