L’ho piantata cinque anni fa, forse piu’, dopo averne vista una fiorita di grossi boccioli rosa in un febbraio in cui ogni colore assumeva sfumature di grigio, di inverno freddo e immobile.
Lei era la’, in un giardino sulle sponde del lago della culla, dove andavo spesso a camminare, prima di ritrovarmi con un ginocchio inutile, lei era una macchia viva e sfrontata. Ho pensato che avrei potuto avere fiori in giardino anche da lei, non solo dal calicantus, quando il mondo dorme in attesa della primavera e ne ho comprato un esemplare e l’ ho piantato.
Cinque anni di attesa, senza un fiore, con le foglie malate, con il dubbio stesse soffrendo, con le cure di chi ha provato a farla stare bene. Le ho messo poco lontano la rosa verde, che invece continua a produrre infiorescenze indistinguibili, imperterrita e comoda nel suo angolo. Ho pensato di porre fine al tentativo, bruciandola nel camino, poi mi sono detta che era orse solo una questione di tempo. Certi fiori, come certe persone, hanno bisogno di piu’ tempo degli altri.
Domenica pomeriggio, mentre e passavo accanto, ho visto qualcosa di strano con la coda dell’occhio. Credevo fosse una carta di caramella, tante ce ne buttano nel prato i ragazzi che vanno a scuola in fondo alla strada, perche’ le carte bruciano sul fondo delle tasche, anche solo per pochi metri, bisogna liberarsene presto.
Invece no. Mi sono avvicinata e ho visto un fiore dischiuso. E poi altri boccioli in arrivo. E se a voi questi piccoli gusci sembrano poca cosa, a me invece pare moltissimo, a me invece sono sembrati bellissimi, questi petali rosa della mia camelia invernale.