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Certamente siamo in molti, a volte mi illudo di essere solo e diverso solamente per giustificare il mio dolore e non affrontarlo veramente fino in fondo.
Sono un codardo, come gli struzzi nascondo la testa sotto la sabbia, come un qualche animale esotico corro a nascondermi nella foresta ed aspetto che sia finita la tempesta per poi far capolino ed osservare un paesaggio che giustamente resta identico a se stesso nonostante tutto.
Il problema, la causa di tutto, l'ho proprio davanti al pari di questo schermo cosparso da lettere bianche.
Un paio di volte ci ho provato a risolverlo, forse quattro o magari solo tre.
Vorrei smettere di martoriarmi la testa alla ricerca di qualche antidoto che abbia la potenza di districare questo groviglio pieno di pruni che graffiano le mie mani e le riempiono di un vermiglio sangue che poi tocca terra formando una pozza, manifestando così la sua vittoria e la mia ennesima sconfitta senza troppa lotta.
Bacche velenose, stelle che tentano l'incesto, lacrime di un sapore che non è sale, continua ricerca del divino, tanto vino ed anche quello m'illude e mi confonde rendendomi stupido e vanitoso come una qualsiasi mediocre attrice di fotoromanzi americani ormai fuori moda.
In certi giorni mi sento proprio un re, il sovrano di un territorio sconosciuto ed illimitato dove anche il più audace degli esploratori si sentirebbe arreso, non c'è una cartina alla quale appoggiarsi, una bussola capace di indicare un qualsiasi punto cardinale, una qualsiasi popolazione da studiare per capirne i miti od i riti ed estrapolare informazioni relative ad un territorio che forse non è né nuovo né vecchio, che forse è montuoso o magari è pianeggiante, che forse non esiste ed è solo nella mia guasta testa da ventitreenne sconsolato.
In giorni come questo la vita mi sembra la sabbia cocente di un deserto, io sono scalzo, perduto, ammalato, bruciato, con le vesciche ai piedi, e cerco disperatamente una chiazza d'ombra ed un poco d'acqua per immergerci il corpo e sperare di sentirmi meglio.
Colpa di quella cosa che ho davanti.
Avete anche voi qualcosa che vi rende infelici?
Io amo il pane col burro e le alici,
le case verniciate di verde,
il pongo, la crostata alla marmellata,
ogni tipo di torta salata,
ogni prima puntata.
Amo la filosofia,
la teurgia,
Giordano Bruno,
tutti i numeri uno,
le linguine al pesto
e la cassiera che ogni mattina mi dà il resto.
Odio l'insalata,
le religioni,
le prigioni,
il censimento e questo mio mento pronunciato che mi fa sembrare un cartone animato.
Oggi mi sento così, arruffato e sconclusionato, afflitto e poi confortato, bianco e nero.
Domani mi taglierò anche questa cazzo di barba che mi fa sembrare un eremita.
Domani farò una corsa e correrò dall'alba all'imbrunire, voglio osservare il nitrire di un cavallo, il cantare di un gallo, il barrire di un elefante, il sibilare di un serpente.
Domani mi masturberò sotto la doccia per vedere se mi scarico.
Posso fare di tutto per provare a sentirmi meglio, ma se non affronto la cosa che ho davanti continueranno i miei pianti.
Sì, continuerò a stare male e me lo ha detto anche il mare, l'ho ascoltato dentro una conchiglia proprio prima di mettermi seduto e di fare uno starnuto.
Vedo il mio gatto là sul divano, è racchiuso in posizione fetale, gli faccio un fischio e mi guarda sorpreso, poi gli grido -Non mi sono arreso!
Gli vado vicino e lo prendo in collo.
Chiudo gli occhi, mi lascio tentennare dalle fusa del gatto e penso che oggi mi son sentito un vero pazzo, ma domani sarà un nuovo giorno e forse dopodomani starò qui a scrivere della mia vittoria.
É tuttavia possibile che sentiate dire in giro che ho perso un'altra volta.
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