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Dopotutto... incomprensioni!

Da Elisavagnarelli @VagnarelliElisa
Essere stanchi. Di quella stanchezza mentale, emotiva. Di quella stanchezza che ti fa brontolare il cervello, con il rumore di un fruscio continuo che si insidia nelle orecchie. Ho sempre avuto l’abitudine di credere alla stanchezza, quando me la sono ritrovata davanti. Alla stanchezza di una madre che non sa più come dirti che è per il tuo bene, che continua a ripetere certe cose. Alla stanchezza di un padre che, anche se poco incline alle manifestazioni d’affetto plateali, sarebbe disposto a fare di tutto perché il sorriso rimanga appeso alle tue labbra. Alla stanchezza di una sorella che, nonostante abbia la sua, di vita da mandare avanti, non si dimentica mai di buttare un occhio sulla tua; per vedere se è tutto ok o se hai bisogno di una spalla su cui appoggiarti. Ho sempre creduto che non fosse il caso di sottovalutare le persone, quando senti uscire dalla loro bocca parole come: “Sono stanco, non ce la faccio più”. Il più delle volte è un modo negativo per sottolineare delle situazioni. Qualcosa che non si decide a passare e a lasciare in pace, qualcosa che non si è ancora riusciti a superare, nonostante gli sforzi. Ci sono momenti in cui, però, queste esatte parole spuntano tra le labbra a me… allora mi chiedo: perché alcuni occhi non si accorgono della mia, di stanchezza? Perché nelle menti altrui la mia immagine è quasi sempre associata al concetto di ‘è lei, capirà’? Perché bisogna arrivare a perdere sé stessi, nel tentativo di farsi capire, e accorgersi poi – comunque – che non è servito a niente? Perché non esiste mai un ‘ORA’, un momento non rimandabile, una parola buona non ingoiabile, un orgoglio annientabile, per chi sostiene di tenerci a te? Perché non esiste mai l’esigenza di non deludere, di non esagerare, di non tirare troppo la corda, di farsi un esame di coscienza (quello che troppo spesso viene richiesto, senza poi capire che non può valere solo per chi si sta guardando), di… capire? Perché? Io… questo, non riesco a comprenderlo.

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