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E'dura per Collette perchè si tratta di tradire i suoi stessi fratelli.
Ed è ancora più dura perchè c'è qualcuno che fa il doppio gioco, o, come dice il titolo originale ( Shadow Dancer), danza nell'ombra....
I vertici dell'organizzazione e i suoi fratelli sospettano sin da subito di lei....
La questione irlandese è stata trattata millemila volte al cinema in film assolutamente memorabili ( uno per tutti Nel nome del padre di Neil Jordan ma ce ne sarebbero tanti altri da citare, non ultimo per importanza il recente Hunger di Steve McQueen) ma tante volte anche in produzioni di portata artistica decisamente più modesta.
E' il caso di questo Doppio gioco, altro caso in cui il titolista italiano si è spremuto ben bene le meningi per partorire un titolo da thriller americano di seconda serata per la tv via cavo assolutamente privo di originalità, prodotto che nasce con un buon pedigree visto che è diretto dal documentarista pluridecorato ( anche con un Oscar) James Marsh, ma che non ha la forza decisa di emergere in un panorama cinematografico piuttosto inflazionato per il genere.
Ci sono dei film riguardo la questione irlandese che smuovono cuori e coscienze ( oltre ai film citati l'esempio più eclatante che vien subito in mente è Bloody Sunday di Greengrass che riesce a portare l'indignazione dello spettatore a livelli stratosferici) e altri che preferiscono un approccio più freddo e ragionato come questo Doppio gioco che si inserisce nel filone di film meno passionali e forse anche meno coinvolgenti che preferiscono snocciolare fatti in modo più asettico come ad esempio L'agenda nascosta, uno dei film minori di Loach a cui questa pellicola diretta da James Marsh si avvicina molto, almeno per atmosfera.
Ci si preferisce concentrare sul versante intimo, sull'apocalisse privata che squassa la vita di Collette, costretta suo malgrado a scegliere tra il futuro di suo figlio e il presente dei suoi fratelli, che ama e da cui è riamata .
Scelta praticamente impossibile che però lei deve fare.
Doppio gioco è praticamente una simulazione di spy story nelle atmosfere piuttosto rarefatte in cui preferisce addentrarsi ma ha dalla sua un ritmo veramente troppo slow per appassionare lo spettatore.
E preferisce concentrarsi sulle ferite, invisibili all'esterno, lasciate da una guerra intestina che non risparmia nessuno, men che meno gli affetti familiari messi clamorosamente sulla linea del fuoco.
E' tutto in funzione di un clamoroso colpo di scena finale che arriva, perchè alla fine c'è la sorpresona, ma è tutto talmente ovattato che non colpisce al cuore ( e al cervello ) come dovrebbe.
Confezione inappuntabile con due protagonisti ben calati nelle loro parti ( lo sguardo ombrato di tristezza della Riseborough non si dimentica tanto facilmente, mentre Clive Owen è molto misurato anche se ha sempre la faccia di uno che si è svegliato appena prima della scena da girare e conserva ancora i segni del cuscino in faccia ma soprattutto sull'acconciatura ) e un paio di momenti vibranti oltre al già succitato finale.
Probabilmente Doppio gioco riflette l'eccessiva ambizione di Marsh di dare al tutto un impronta autoriale decisa : quel che ne viene fuori è un thriller un po' troppo soft, un dramma familiare che si muove attraverso binari consolidati e non proprio da buttare via e una spy story un po' troppo sfilacciata per risultare appassionante.
Insomma un film medio che scivola a tratti nella mediocrità.
Visione sicuramente prescindibile.
( VOTO : 6 / 10 )
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