Behring Brevik l’attentatore di Oslo, aveva nel suo computer dei piani terroristici per compiere attentati anche in Italia.
Voleva colpire le raffinerie site in varie località italiane tra cui Taranto.
Oggi a livello locale si è tenuta una conferenza stampa degli ambientalisti del “Fondo antidiossina” che hanno evidenziato anche il grave rischio che corre la città jonica riguardo anche la presenza di siti militari affianco alle realtà industriali.
In caso di evento doloso, i cittadini tarantini si troverebbero di fronte a un triste destino.
E cioè quella delle esplosioni a catena dei siti industriali stessi e di quelle strutture militari a pochi passi da esse stesse.
Un evento che pone Taranto tra le città più a rischio per l’elevato numero di siti industriali (Ilva, Eni in primis…) e di quelle militari (più grande porto militare italiano con navi, sommergibili e altri mezzi).
Alfano oggi ci ricordava come fossimo presi nella morsa di possibili obiettivi da parte dell’Isis, e di come il ministero della difesa e l’intelligence si stiano muovendo per prevenire possibili attacchi terroristici.
Domanda spontanea: come può una città avere delle “bombe” in casa (industria e marina) che in caso di attacco sarebbero una miccia a catena incontenibile?
Domanda: dove potrebbe scappare la cittadinanza tarantina se al giorno d’oggi manca un piano di emergenza in caso di rischio industriale?