Pubblichiamo, di seguito, alcuni brevi stralci della documentazione riservata e segreta concernente il trasfugamento dell’oro e di alcune opere d’arte in Italia, da parte delle truppe naziste. Gli atti di depredazione erano iniziati già dopo l’istituzione della Repubblica sociale, nel settembre 1943, e proseguirono con maggiore celerità quando i tedeschi avvertirono che l’avanzata angloamericana dava loro pochi spazi di manovra. Cioè nel momento in cui i loro capi si resero conto di avere ormai perduto la guerra e di dovere, quanto prima, trattare la resa.
Non ci risulta che sul recupero dei lingotti d’oro e delle opere d’arte si siano fatti studi esaustivi e che le autorità italiane abbiano mai avviato con la Germania una iniziativa diplomatica per recuperare quanto era stato sottratto al nostro Paese.
Altro elemento certo è che le casse della Banca d’Italia al tempo della Rsi furono svuotate dai capi del regime mussoliniano. La doppia depredazione seguì, in ogni caso, due vie: quella dell’arricchimento personale di molti ex gerarchi, a cominciare da Buffarini Guidi, e quella del trasferimento dei capitali depredati dai nazisti nella Repubblica argentina di Peron e della sua moglie Evita. Le vicende di quest’ultima e i suoi frequenti viaggi in Italia sono stati trattati nel libro Tango Connection che Mario J. Cereghino ed io abbiamo scritto, per i tipi della Bompiani. Essi documentano gli interessi (traffico economico e finanziario) che sotto il peronismo vennero a stabilirsi tra i neofascisti italiani e il terrorismo nel nostro Paese. (GC)
Tentativi tedeschi di impossessarsi dei fondi italiani (Kolbe) (1)
[…] Il 5 novembre 1943, Rahn (ambasciatore tedesco presso la Rsi) ha ricevuto l’ordine di trasportare l’oro italiano da Milano a Fransenfeste (Val d’Adige). […] L’oro era scortato da guardie italiane, da agenti della Gestapo e da funzionari del ministero degli Esteri tedesco. Rahn è stato successivamente istruito a informare Mussolini (“in forma amichevole”) delle misure assunte.
Da Berlino a Roma
8 novembre 1943, ore 21.30 (2)
La Wehrmachtdeve procedere con la messa in sicurezza dei tesori d’arte del monastero benedettino di Monte Cassino. Dal momento che i frati rimarranno nel monastero anche durante la sua requisizione [da parte delle truppe tedesche], occorre verificare la possibilità di introdurre nel monastero un benedettino tedesco affidabile, nell’ambito degli obiettivi della Rete Invasione.
F.to: Hoettl.
Da Berlino a Roma
17 novembre 1943, ore 8.37 (3)
Secondo un rapporto di Pagnozzi (qui pervenuto), Buffarini e Tamburini hanno contrabbandato in Svizzera oro e altri preziosi, in forti quantità. Si dice che una organizzazione alle loro dipendenze li acquisti in Roma. Il pagamento è effettuato in milioni di lire e il denaro è riscosso dal ministero delle Finanze. […].
Da Berlino a Roma
17 novembre 1943, ore 8.41 (4)
Si dice che Buffarini si sia impossessato di un terzo dell’oro presente in Italia. La detenzione del conte Volpi di Misurata è stata resa meno severa (soffre di diabete) perché un assegno, a copertura di un debito di Buffarini per cinque milioni di lire, è stato improvvisamente fatto sparire. Siete pregati di verificare la questione con l’assistenza di Pagnozzi.