Dall’Egitto all’Iraq, dall’India all’Indonesia, dalla Nigeria alla Corea del Nord, dall’ Algeria alla Turchia “laica”, milioni di uomini di fede cristiana vivono oggi in condizione di minoranza religiosa. Anche se non tutti rischiano materialmente la vita, molti subiscono discriminazioni e pressioni sociali, che rendono faticosa l’esistenza quotidiana e danno luogo a una separazione sociale, culturale e politica. Francesca Paci, giornalista e inviata in Medio Oriente, è andata in prima persona nelle aree dove abitano le minoranze cristiane, e in questo reportage, basato sulle testimonianze dirette dei protagonisti, ci racconta le storie di cristiani, uomini e donne, missionari, preti, vescovi 0 semplici fedeli discriminati a causa della fede religiosa. Luspida, reverenda di un piccolo paese indonesiano, ripercorre l’escalation del conflitto religioso nel più grande paese musulmano del mondo. Padre Mathias opera tra le baraccopoli del Cairo dove vivono i copti egiziani. Attraverso i loro racconti si comprende la realtà di un fenomeno complesso e variegato, con caratteristiche diverse in ogni paese, ma dal quale emerge un elemento unificante: la fede, in definitiva, è sempre un pretesto, la differenza su cui costruire un’epica di guerra. Sullo sfondo ci sono le disuguaglianze economiche, le divisioni tribali o sociali, i conflitti politico-culturali: uccidere e morire nel nome di Dio suona meno banale e più nobile. (Libreria Universitaria)
Di seguito l’audio della conferenza cui hanno partecipato:
Francesca Paci, Inviata de La Stampa in Medio Oriente e autrice del libro
Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio
Giulio Anselmi, presidente dell’Ansa
Emma Bonino, vice presidente del Senato della Repubblica (PD – Radicali)
La Bonino ha accennato al rapporto intitolato “Vivere insieme: come coniugare diversità e libertà nell’Europa del XXI secolo” cui ha collaborato assieme ad alcuni europarlamentari fra cui l’ex segretario generale della Nato Javier Solana, Joschka Fischer e lo scrittore Timothy Garton Ash su richiesta della Comunita’ Europea. La tesi della Bonino e’ questa: la liberta’ di culto, qualunque esso sia, e’ un diritto fondamentale dell’uomo e come tale va tutelato. La religione, qualunque essa sia, viene spesso usata come capro espiatorio dai regimi al potere nelle nazione non democratiche e in quelle dove la democrazia e’ garantita solo sulla carta. In particolare l’accanimento contro i cristiani in Medio Oriente e’ dovuto all’accostamento e all’identificazione della fede cristiana con l’idea di “Occidente” e ad un”fastidio” causato dal carattere marcatamente “individualistico” insito del messaggio cristiano, come ho spiegato in diverse altre occasioni: “L’idea di cittadini autonomi e responsabili rimanda a un modello di societa’ che alcune realta’ proprio rifiutano, negano, non riescono a digerire“, dice la Bonino, “… e la prima cosa che rigettano e’ quindi proprio la liberta’ di culto“. Ci sono poi diverse nazioni nel mondo in cui i cristiani stanno diminuendo, stanno diventando minoranza e li la maggioranza musulmana sta diventando aggressiva sia sul piano politico (discriminazioni) che fisico. Emma si dice resistente ad usare termini come “islamo-fobia” o “cristiano-fobia” perche’ dietro le persecuzioni di carattere religioso vi legge il pretesto politico, preferisce parlare di persecuzione di minoranze, di scontro di “incivilta’ “ piuttosto che di scontro di civilta’. In breve la tesi della Bonino e’ questa: se vogliamo essere credibili dobbiamo dare per primi esempio di tolleranza. Governare con lo spauracchio “del capro espiatorio” non paga mai.
Marazziti parla del libro come di una bussola per orientarsi in questo agitato “mare”. Molti intellettuali in seguito all’11/09 hanno modellato il loro vocabolario sulla tesi dello scontro di civilta’: se ne e’ abusato, ma cio’ non toglie che le persecuzioni contro i cristiani siano concrete ed abbiano un respiro internazionale. I cattolici e i media europei sono consapevoli di questo problema? E’ un fatto che i media si occupino troppo poco di queste persecuzioni e in maniera sbrigativa e superficiale limitandosi alla conta delle “casualita’ “, eppure e’ un fenomeno di dimensioni gigantesche come mai e’ avvento prima, denuncia Marazziti di Sant’Egidio. Pensiamo anche solo che in seguito alla caduta del regime di Saddam Hussein, i cristiani stanno rischiando di sparire dall’Iraq, ci sono milioni di profughi che si sono rifugiati in Siria e altrove scappati non solo a causa dei bombardamenti ma soprattutto a causa dalle rappresaglie di sciiti e sunniti. Esiste un “problema strutturale di deficit culturale della stampa, che si occupa in maniera troppo semplificata di terrorismo, non dando giusta rilevanza alle violenze contro i cristiani”. Questo libro, nasce dalla conversazione della Paci con il sacerdote cattolico che “converti’” Tony Blair al cattolicesimo, che le parlo’ per primo di queste persecuzioni. La Paci intraprese allora un viaggio alla scoperta di queste realta’ fra Indonesia, Iraq, Egitto, Turchia etc. Marazziti fa notare quanto per noi l’idea di “martirio” sia remota, ma in realta’ e’ molto attuale come ci ricordano anche le reliquie dei martiti del XX secolo conservate nella chiesa di San Bartolomeo sull’Isola Tiberina a Roma. I cristiani spesso muoniono ancora oggi a causa della loro fede in Turchia, ricordiamo Don Santoro, opure perche’ vogliono “rimanere umani” non cedendo alla corruzione delle mafie in America Latina, ma anche in misura minore in Italia, oppure nella Corea del Nord o in Cina non volendosi piegare all’ ideologia politica dominate: il comunismo.
Marazziti ha menzionato il politico cristiano pakistano Paul Bhatti, ucciso a causa del suo impegno a difesa della minoranza cristiana, poco prima dell’incontro previsto con Andrea Riccardi di Sant’Egidio. La proposta di Marazziti e’ quella di un approfondimento del dialogo inter-religioso, di cui la comunita’ di Sant’Egidio e’ da sempre in prima linea.Francesca Paci ha concluso la conferenza parlando di come le e’ venuta l’ idea di questo libro. A quattro giorni dalla caduta di Mubarak in Egitto, un ragazzo per strada le allungo’ un volantino che diceva cosi’: “La rivoluzione parte anche da te. Punto primo: mi impegno a non passare con il semaforo rosso anche quando l’incrocio e’ deserto. Punto due: mi impegno a non molestare una ragazza sola, non velata, sul mezzo pubblico... “. La Paci ci riflette’ su’ e si pose una domanda: come evolveranno queste rivolte arabe? L’esempio dei copti egiziani e’ un campanello d’allarme anche per le minoranze che vivono nella realta’ musulmana internazionale: cosa succedera’ alle donne, agli ebrei, agli immigrati africani di pelle nera vittime di razzismo da parte degli arabi, ai cristiani, ai lavoratori immigrati che lavorano in Egitto o in Libia (che vivono peggio di coloro i quali vivono in Europa, ci informa la Paci), cosa succedera’ a tutti quelli che rimarranno fuori dai neo formati partiti di maggioranza nord africani, cosa succedera’ a tutte le “minoranze” e in particolare a quelle cristiane nel mondo musulmano nord africano? Verranno tutelate oppure oppresse? La Paci riporta di una sua telefonata avvenuta con una sua conoscenza, un cristiano copto egiziano, che le disse poco tempo fa: “Queste elezioni saranno un bagno di sangue per i cristiani, ma noi rimaniamo: ci dobbiamo passare. E’ una tappa obbligatoria verso l’emancipazione, sara’ molto diverso da quello che aveste visto fin’ora“. He si, proprio come 2.000 anni fa... Altro quesito: noi occidentali dobbiamo lasciar fare oppure dobbiamo intervenire? Per finire un punto di vista interessante: mai come in questo scorcio di secolo l’occidente e’ stato cosi’ poco rilevante sul panorama internazionale. Potenza fra le potenze in un mondo multipolare che vede India, Brasile e specialmente Cina diventare aggressive in Africa e Medio Oriente alla ricerca di materie prime, l’occidente non avrebbe quindi piu’ motivo di attrarre tale odio. Perche’ allora l’intolleranza sta crescendo?
Ascoltatela la conferenza, almeno l’introduzione di Giulio Anselmi, perche’ getta una luce nuova, insolita per molti, sul sostrato sociale e politico in cui fermentano questi avvenimenti indicandoci anche l’ampiezza e la diffusione del problema su scala globale.
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