Ecco il senso del messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che si celebra domenica.
Il primo valore è quello dell’accoglienza e si radica addirittura ben prima della nascita, in quel dialogo silenzioso ma eloquente tra la mamma e il nascituro. «Il grembo che ci ospita – scrive il Papa – è la prima scuola di comunicazione, fatta di ascolto e di contatto corporeo». Una 'scuola' naturale, dove la comunicazione è modulata sulla verità e sulla tenerezza.
Il secondo valore, scorrendo il testo di Bergoglio, è quello della differenza. In famiglia impariamo a convivere con diversità di generi e di generazioni, nella reciprocità e nella complementarietà. Le parole della mamma sono diverse, per toni e contenuti, da quelle del papà. Ma il bambino, ancora prima di coglierne il senso, impara a distinguere le sfumature, le modalità di approccio, la varietà. Poi, arriva il momento di capire anche con l’intelletto oltre che con il cuore, e qui lo strumento indispensabile – e siamo al terzo valore – è la lingua materna, quella dei nostri antenati. È proprio grazie alla parola che possiamo scoprire la ricchezza che abbiamo ricevuto e cominciare a trasmettere ciò che abbiamo dentro. Questa capacità di socializzare – ecco il quarto valore – innesca «un circolo virtuoso, il cuore della capacità della famiglia di comunicare e comunicarsi». Ricordare chi ci ha preceduto permette di scoprire un altro valore della comunicazione, e siamo al quinto momento, cioè la necessità di educare alla preghiera, cioè quella dimensione religiosa della comunicazione che, nella luce della fede, diventa dono e offerta. Dalla preghiera nasce un altro momento essenziale, la capacità di abbracciarsi, sostenersi, accompagnarsi che potremmo definire educazione alla solidarietà (il sesto valore), che è «scoperta e costruzione di prossimità». Proprio dall'abitudine di ridurre le distanze, di venirsi vicendevolmente incontro, nasce la capacità di comunicare gratitudine( settimo valore) e fraternità (ottavo valore). E chi sa mostrarsi grato per la propria condizione e vede nell'altro un fratello, saprà anche aprire le porte di casa e andare verso l’altro con generosità ( siamo al punto nove). La scoperta di ciò che ci circonda, contribuisce anche a scoprire i limiti propri e altrui.
«Non esiste la famiglia perfetta, ma non bisogna aver paura dell’imperfezione – sottolinea ancora Francesco – e neppure dei conflitti». Ecco perché altri spunti educativi irrinunciabili della comunicazione in famiglia sono quelli del perdono e dell’ascolto degli altri – e siamo al decimo e undicesimo valore – . E infine, in un «mondo dove così spesso si maledice, si parla male, si semina zizzania», e in cui l’incomprensione sfocia sempre più spesso nella disgregazione familiare, i genitori devono ricordarsi di spiegare che la comunicazione dev'essere anche benedizione, l’unica strategia «per spezzare la spirale del male, per testimoniare che il bene è sempre possibile».
Tratto da "E Francesco offre un «dodecalogo» di Luciano Moia in Avvenire del 12 maggio 2015
In questa infografica riassumo i punti salienti del documento.