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Dove va il Pd: “la linea degli ebeti”

Creato il 19 dicembre 2010 da Diarioelettorale

Ancora una volta il Partito Democratico, maggiore partito di opposizione, ritorna sotto i riflettori della cronaca politica, non tanto per delle più o meno innovative proposte al paese e sui mali del paese, quanto per l’incertezza e la contradittorietà della linea politica.

Il gruppo dirigente del Pd dopo avere inseguito per mesi la linea della nascita di una sorta di anomalo CLN in parlamento che consentisse di arrivare alla caduta del governo Berlusconi ed alla nascita di una nuova, ancorchè temporanea, maggioranza di “salute pubblica” che raccogliesse chiunque non stesse con il cavaliere, nell’approssimarsi della data delle elezioni per il rinnovo del parlamento, di sconfitta in sconfitta, ed in preda al panico da elezioni, approda ora alla riproposizione del medesimo schema per il rinnovo del parlamento.

E’ proprio il caso di dire che se errare è umano, il perseverare è diabolico !

Qui si prescinde da qualsiasi considerazione di natura politica, pur legittima, e necessaria e che è insita nella volontà di mettere assieme storie, visioni e concezioni della società e dei rapporti sociali così diversi quali sono quelli che volenti o nolenti si trovano ad essere rappresentate da Fini, Casini e Bersani e dai rispettivi partiti, per tacere poi di quelli rappresentati nella prospettiva elettorale da un Di Pietro e da un Vendola.

E’ indubbio che il tentativo di sfiduciare il governo Berlusconi è stato una sconfitta per chi l’iniziativa aveva preso. Così è stato e così è percepito dall’opinione pubblica, il che accresce nella prospettiva elettorale il peso di quella sconfitta.

Ma la sconfitta in quella sede è stato anche un porre la parola fine a soluzioni, prossimo venture, che possano prevedere ulteriori passaggi parlamentari e governi più o meno tecnici. In tal senso quindi Berlusconi non ha vinto per tre voti, ma alla grande.

Con il risultato del Senato prima e quello della Camera poi il cavaliere è riuscito a mettere la croce sopra ogni e qualsiasi modifica della legge elettorale, conservando quindi tutti i vantaggi che gli derivano da una legge votata allora da un governo di centro-destra in cui c’erano anche Casini e Fini, che non fu particolarmente avversata dallo stesso Pd, con la quale legge anzi di li a poco (2006) il centrosinistra vinse le elezioni, e che soprattutto non ritenne nemmeno lontanamente di dover cambiare nei due anni (2006-2008) di durata del  governo Prodi.

Si andrà alle elezioni quindi con una legge elettorale che, relativamente alla Camera, assegna alla coalizione che ha un voto in più il 55% dei parlamentari.

I sondaggi, nei limiti della loro attendibilità, e presi “cum grano salis”, allo stato attuale delle cose offrono margini ampi di oscillazione fermo restando alcune costanti quali:

Il Pdl pur subendo la concorrenza della Lega Nord tuttavia conserva il ruolo di primo partito con percentuali intorno al 29%
La Lega Nord che ha un gruppo dirigente estremamente attento alle fluttuazioni elettorali tende a non andare sotto il 12%
Un ulteriore 2% è da attribuire al Centro destra di Berlusconi-Bossi come proveniente da LD, PID,Alleanza di Centro ecc.
Il totale dello schieramento di centro-destra, a bocce ferme, è quindi intorno al 43% volendo considerare un 2,5% di oscillazione ovvero di effetto elettorale diciamo che potrebbe attestarsi un una forbice tra il 40,5 % ed il 45,5%.

Gli altri;

Il cosidetto Terzo Polo
I sondaggi su questa formazione sono per forza di cose ancor più inattendibili, in realtà ignota è la forza di uno dei componenti maggiori di tale aggregato, Futuro e Libertà, tuttavia il confronto tra le rilevazioni di fine settembre a quelle più recenti dice che la forza e le potenzialità di Fututo e Libertà sono legate strettamente alla fiducia dell’elettorato in Gianfranco Fini i cui successi ed insuccessi finiscono per determinarne le oscillazioni.
La recente sconfitta degli antiberlusconiani sul voto di fiducia è stata in primis sconfitta di Fini e la forza di Futuro e Libertà (non stabile, ma soggetta ad ulteriori variazioni) è da ritenere realisticamente oggi collocabile intorno al 4,5%.
L’Udc, altra componente maggiore del Terzo Polo gode di buona opinione tra i sondaggisti che la collocano spesso sopra il 6,5% tuttavia ritengo che la fuoriuscita di personaggio come Cuffaro e Mannino, in Sicilia, siano difficilemte registrabili dai sondaggi attualmente e che il 6,5% sia il massimo sperabile da questa formazione.
L‘MPA non è certo quello di qualche anno fa e Alleanza per l’Italia sembra qualcosa di molto artificioso per potere aspirare ad un risultato di rilievo, volendo approssimare per eccesso possono aspirare entrambi ad un 1,5%
Il totale quindi di quest’area sarebbe un 12,5% che volendo considerare in proporzione margini di oscillazioni del 1% potrebbe farli valere tra l’11,5% ed il 13,5%

Il Centro sinistra
Il Pd ha un andamento parecchio variabile e con oscillazioni enormi, tuttavia al momento sembra realistico stimarne la forza intorno al 26% al netto dei radicali a 3 punti di distanza dal Pdl.
L’Idv di Di Pietro oscilla anch’essa in modo vistoso ma sembra realistica una valutazione intorno al 5%. Al contrario Sel di Vendola ha avuto un trend in prevalenza positivo, con una dinamica di crescita costante. Quale è la forza effettiva di Sel lo potranno solo dire le elezioni, al momento sembra prudente valutarne la forza intorno al 6,5%
Anche per il centro sinistra sono da considerare alcune formazioni inseribili (forse) nello schieramento, quali Socialisti, Radicali, ecologisti ecc. valutabili intorno al 2,0%
Il totale del centro sinistra fa quindi 39,5% che a considerare una oscillazione del 2% potrebbe fare attestare questo schieramento tra il 37,5% ed il 41,5% che un punto in più del punto più basso su cui si attesta il centro destra di Berlusconi e Bossi.

Come si vede la somma di del tutto fa 95 e non cento in quanto ci sono da considerare oltre che gli Altri, 1%, le due formazioni che raccolgono nel bacino di centro sinistra ma che dalla coalizione di centro sinistra si collocano fuori, il movimento Cinque Stelle di Grillo dato al 2,5 e gli ex irriducilili Comunisti della Federazione della Sinistra dati al 1,5%.

Ora se più o meno questo è il quadro, mi permetto sommessamente di osservare che solo degli “ebeti politici” hanno potuto ritenere praticabile la via della “sommatoria” dei due schieramenti alternativi a Berlusconi, piuttosto che quella del compattamento delle forze di centro sinistra, contemporaneamente esaltando le contraddizioni che andavano emergendo nel centro destra, e lasciandosi trascinare in una accelerazione dello scontro di cui non era difficile prevedere l’esito.

In politica, come è ben noto, due più due non fa quattro, e chi pensa che imboccando la scorciatoia che porta a fare la somma del 12,5% del terzo polo con il 39,5% del centro sinistra si ritroverà con un totale del 52% fa male i suoi conti ed è destinato a grosse delusioni.

E’ facilmente prevedibile infatti, ammesso che si riuscisse a realizzare una tale coalizione, una doppia e parallela emorragia di voti verso destra da un lato e verso sinistra dall’altro tali da annullare quindi il vantaggio iniziale, per manifesta incompatibilità e diffidenza reciproca, dell’elettorato della variopinta coalizione.

In definitiva questo paese dopo aver visto, nel corso della prima guera mondiale, l’attestarsi delle truppe italiane, in difesa del sacro suolo della patria, lungo la linea del Piave, vedrebbe oggi attestarsi le truppe di Centro sinistra e terzo polo lungo la “linea degli ebeti”.

Qualcuno pensa davvero di riuscire ad ottenere lo stesso risultato ?


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