Le nuove sintonie del sistema internazionale saranno di carattere geopolitico, economico e sopratutto antropologico culturale. Questo il filo conduttore degli interventi che si sono susseguiti durante la conferenza di lunedì 30 settembre dal titolo “Dove va l’America del Sud, nuovi progetti per il continente latino americano”.
L’evento, organizzato da ISIAMED con il patrocinio di Roma Capitale e con il contributo di IsAG, “La Finanza”, EURISPES, Cilento Ingegneria, DEA Eventi e FAIFILTRI, si è svolto all’interno della splendida cornice di Sala della Mercede, presso una delle residenze della Camera dei Deputati, accogliendo numerosi ospiti, tra cui esponenti del mondo politico ed imprenditoriale.
Il tavolo dei lavori è stato aperto da On. Gian Guido Folloni, Presidente di ISIAMED, il quale si è particolarmente soffermato sull’importanza del ruolo del Brasile sia come pilastro del nuovo scenario geoeconomico profilatosi, che di “perno” all’interno dell’UNASUR. Nello specifico, il Presidente Folloni ha orgogliosamente precisato che il Brasile, ormai diventato un attore primario dell’economia e della geopolitica internazionale, si pone al centro “del processo di integrazione del continente latino americano, l’UNASUR, per creare una politica condivisa di sviluppo economico, sociale e culturale basata sulla garanzia di una stabile sovranità”, un progetto a cui è collegato “un piano di grandi infrastrutture volte a modernizzare l’intero continente e che potrebbe rappresentare una sfida ed un’opportunità per l’Unione europea e l’Italia”. L’On. Folloni ha concluso sulla necessità che le nostre imprese italiane si proiettino verso nuovi scenari, supportate a ciò dall’attività delle nostre organizzazioni.
Di seguito è intervenuto il Sen. Roberto Requião, membro del Senato Federale e già Governatore dello Stato del Paranà, il quale ha esordito affermando che “l’integrazione è prioritaria per l’economia latinoamericana” tenuto conto che la sopravvivenza dei singoli paesi non sarà mai possibile se rimangono raccolti nelle loro frontiere. Tuttavia, lo stesso Requião ha avvertito come l’integrazione incontra una forte resistenza da parte delle forze conservatrici e di alcuni media, per come dimostrato dalla posizione da questi assunta a seguito dello spionaggio degli Stati Uniti ai danni delle imprese brasiliane. Per tali ragioni il relatore ha precisato che occorre creare un’integrazione effettiva che poggi su solide basi culturali e che sia idonea ad alimentare lo sviluppo ed eliminare le situazioni di violenza ed indigenza.
Requião ha, inoltre, fornito alcuni dati utili per capire quanto il Brasile non possa retrocedere dal già intrapreso processo di integrazione regionale. Uno fra tutti il dato riguardante l’esportazione dei prodotti manifatturieri che negli ultimi quattro anni sono stati esportati nella misura del 30% all’interno dell’UNASUR e del 20% nel resto dell’America Latina – per un totale di ben 50% dei prodotti – mentre solo il 19% verso l’Unione Europea, il 13% verso gli USA e il 2% verso la Cina. Un altro dato significativo fornito dal Senatore ha riguardato il volume dell’export totale compreso nel decennio 2002-2012 che è cresciuto del 70% verso gli USA e del ben 300% verso i Paesi dell’America Latina. Requião ha, quindi, concluso sul fatto che la lettura di questi dati imponga di dotare il Brasile “di un ombrello di protezione contro la pioggia del capitalismo aggressivo che rischia di compromettere l’industria manifatturiera”.
Il terzo intervento è stato di Darc Costa, Presidente dell’Unione delle Camere di Commercio dell’America del Sud e autore del libro “America del Sur, integracion e infraestructura”, secondo il quale l’integrazione latinoamericana deve basarsi su i due pilatri storico e culturale, senza prescindere dallo spazio geografico e dal fattore economico ed antropologico. Il relatore, nel fare stretto riferimento al caso del Brasile, ha precisato l’importanza della sua componente geografica dal momento che il Paese occupa circa la metà dell’area dell’America meridionale. Inoltre, sotto il profilo storico, il Brasile rappresenta l’America portoghese e per questo “ci sentiamo romani e latini”. Sotto il profilo economico, il relatore ha chiarito che il Paese vanti di un cospicuo numero di risorse naturali ed, infine, sotto il profilo antropologico, rappresenti “lo spazio del sincretismo, in cui non si pratica discriminazione e in cui lo straniero è più valorizzato del brasiliano”.
La strategia brasiliana – prosegue il Presidente Costa – è quella di dar seguito al processo di mondializzazione creato dai portoghesi e che non può prescindere dall’integrazione dell’America del Sud. Il punto fondamentale su cui il relatore si è soffermato catalizzando l’attenzione ha riguardato la progettazione di una nuova marittimità del Brasile con la costa pacifica e con quella dell’Africa subsahariana. Conclusivamente, ha rinnovato l’importanza del Brasile nella costruzione di un’integrazione fisica dell’America del Sud, rivendicando la paternità dell’UNASUR, strumento privilegiato attraverso cui realizzare tale integrazione.
Sono seguiti, infine, altri due interessanti interventi, quello di Carlos Lessa, già Presidente del Banco di Sviluppo del Brasile BNDES, e Rettore dell’Università di Rio de Janeiro che si è principalmente soffermato sul concetto di “latinità” e sulla necessità di attingere alla cultura latina, europea e italiana; e quello di Lorenzo Carrasco, giornalista ed editore di Rio de Janeiro il quale ha sottolineato l’importanza dell’integrazione del continente latino americano affermando, peraltro, che tale processo deve avvenire nel rispetto di alcuni punti fondamentali. Nell’evidenziarli, Carrasco ha richiamato alcuni passi fondamentali del discorso pronunciato alla classe politica dal Santo Padre in Brasile nell’occasione della giornata mondiale della gioventù ribadendo la necessità di “riconoscere al Brasile l’originalità per la riunione della razza cosmica, l’importanza della politica, non corrotta, per il bene comune, e la cultura del dialogo e dell’incontro di ascoltare gli altri”.
Agli interessanti e pregevolissimi interventi è seguito un vivace dibattito coordinato da Paolo Raimondi e, infine, i saluti conclusivi dei rappresentati dei partners che hanno contribuito alla realizzazione dell’evento, tra cui quello del Direttore del mensile “La Finanza” Giorgio Vitangeli che ha sottolineato la pericolosità di questo sistema di capitalismo finaziario, e di Tiberio Graziani, Presidente dell’IsAG, che ha messo in luce il paradigma del cambio geopolitico e l’importanza delle nuove aggregazione che si sono generate nella massa euroasiatica e in quella sudamericana, sottolineando la necessità di guardare a queste emergenti organizzazioni quali nuovi riferimenti, liberandosi di alcune “gabbie”, quali l’ONU, la NATO e il FMI, che oramai, alla luce soprattutto degli ultimi eventi, si stanno rivelando anacronistiche.